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Consorzio Vini Valpolicella versus Famiglie dell’Amarone d’Arte: probabilmente nell’udienza del 10 febbraio si avranno informazioni sulla misura cautelare di divieto dell’uso “improprio” del marchio Amarone e sui tempi del giudizio di merito

Bisogna aspettare almeno fino al 10 febbraio per avere - forse - qualche novità sulla controversia legale tra il Consorzio della Valpolicella e le Famiglie dell’Amarone d’Arte. Il Consorzio, che tutela tra le altre la Docg Amarone della Valpolicella, ha richiesto nel luglio 2015 la nullità del marchio dell’Associazione che annovera 12 aziende (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi Agricola, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato, www.amaronefamilies.it), con due procedimenti, uno nazionale e uno internazionale “visto che non è possibile da parte di un privato registrare un marchio che contenga al suo interno una denominazione d’origine protetta, ovvero una menzione tradizionale, ovvero un marchio collettivo”.
Nel frattempo, le aziende appartenenti alle Famiglie, che ancora erano iscritte al Consorzio, ne sono uscite e, nella prima udienza nel dicembre 2015, è stata fissata la seconda per il 3 febbraio 2016, in cui è stata fissata la prossima per mercoledì 10 febbraio. Chi se ne intende dice che si tratta di un corso del tutto normale.
In attesa di nuove, tuttavia, cerchiamo soltanto di capire cosa ci si può aspettare dai due procedimenti che vanno in parallelo. Per la causa internazionale, a seguito del tentativo da parte della Famiglie di Amarone d’Arte di registrare il marchio “Amarone” in sede Ue presso l’Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno - Uami (
http://oami.europa.eu), il procedimento amministrativo sta andando avanti e si attendono novità, ragionevolmente, verso la fine di marzo. Sulla causa nazionale, nell’udienza del 10 febbraio 2016, potrebbero essere stabilite le date procedurali intermedie per arrivare alla fase conclusiva del procedimento, quindi a sentenza. Una sentenza che potrebbe giungere entro la fine di quest’anno. Sapremo, quindi, tra qualche giorno se, in attesa del giudizio di merito, verrà adottata la misura cautelare di divieto dell’uso “improprio” del marchio Amarone da parte delle Famiglie dell’Amarone d’Arte.
L’azione di difesa del marchio Amarone da parte del Consorzio si sta decisamente inasprendo: è, dei giorni scorsi, la diffida di un’osteria che coglieva l’occasione dell’Anteprima Amarone 2012 per farsi pubblicità, senza preventivo consenso consortile, con un evento denominato “fuori Amarone”. Una solerzia che il Consorzio giustifica con l’esasperazione: “è da anni che combattiamo per tutelare i nomi più fantasiosi che fanno riferimento ai vini della denominazione; l’attività di promozione ci costa molto e non vogliamo vanificarla con la creazione da parte di altri di marchi che creino confusione”. Intanto alcuni, da entrambi gli schieramenti, gettano acqua sul fuoco, anche alla luce del rumore mediatico, negativo per la denominazione, che proprio in Anteprima Amarone 2012 (il 30 e 31 gennaio, http://anteprimaamarone.it/) ha messo in evidenza scheletri nell’armadio e contrapposizioni nella denominazione Vini Valpolicella (http://www.winenews.it/news/41236/valpolicella-le-cooperative-facciamo-qualit-molte-famiglie-dellamarone-darte-comprano-allegrini-presidente-famiglie-il-problema-sono-prezzi-troppo-bassi-il-3-febbraio-udienza-consorzio-famiglie-lonardi-bertani-serve-senso-civico).
In una filiera di produzione articolata e ricca - 550 milioni di euro di fatturato nel 2015, di cui 315 grazie all’Amarone - come quella della Valpolicella, che potrebbe essere “il paese dei balocchi”, è davvero diabolico perseverare su alcune posizioni. Cui prodest?
Clementina Palese

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