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Tanti vitigni e territori intrecciati con la storia, e una qualità che cresce, ed è sempre più legata ai suoli vulcanici: i numeri di “Campania Stories” (e della Basilicata), e le riflessioni (e gli assaggi) di Monica Larner (“The Wine Advocate”)

Italia
La Campania dei Vini Dop

“Piccola” per quantità, con una produzione che è meno del 5% del totale nazionale, ma ricchissima per varietà, di vitigni (dall’Aglianico al Piedirosso, dal Pallagrello Nero allo Sciascinoso tra i rossi, dalla Falanghina al Fiano, dal Greco all’Asprinio tra i bianchi, per citarne alcuni), di territori (dall’Irpinia ai Campi Flegrei, dal Sannio ad Ischia, dal Vesuvio al Casertano), e di Denominazioni, di cui 19 Dop e 10 Igp (dal Taurasi all’Aglianico del Taburno, dal Cilento alla Falanghina del Sannio, dal Greco di Tufo al Fiano di Avellino), che si dividono i 25.000 ettari vitati, la Campania è una delle Regioni del vino del Belpaese dove il connubio tra viticoltura e storia è forse più forte, con le sue storie enoiche che si intrecciano con quelle di Pompei, della Reggia di Caserta o di Napoli e del suo vulcano, per fare degli esempi. Territorio ancora poco conosciuto alla grande platea internazionale, ma che muove un giro d’affari di 72 milioni di euro, e che da anni cerca di raccontare la sua crescita qualitativa nel calice legandola alla cultura, come avvenuto nei giorni scorsi a “Campania Stories”, tra la Reggia di Caserta Patrimonio Unesco ed il Palazzo Caracciolo a Napoli, con un assaggio, per la prima volta, anche dedicato alla vicina Basilicata, altra piccola Regione del vino italiano da scoprire (www.campaniastories.com). Protagonisti, nel calice, non solo i vini della vendemmia 2017 (complessa, come nel resto d’Italia, e che, secondo le stime Assoenologi, ha subito un calo del 25% della produzione sul 2016, intorno ad 1 milione di ettolitri, ma con le uve portate in cantina che, in generale, per quanto in maniera eterogenea vista la diversità di vitigni e territorio), hanno dato vita ad una annata complessivamente buona, con punte di ottimo livello nei vigneti dove la vite ha sofferto meno.

Una Regione del vino che, forse con un po’ di ritardo rispetto ad altre, inizia ad avere consapevolezza delle proprie potenzialità, “un po’ come nella Sicilia di 15-20 anni fa - commenta a WineNews Monica Larner, firma dall’Italia della prestigiosa rivista “The Wine Advocate” - quando si iniziava a parlare di Sicilian Wine Renaissance. Quelle scintille ci sono anche in Campania oggi”. Anche grazie ad una particolarità comune a tanti territori campani, ovvero l’origine vulcanica dei suoli, “con i vini di terra vulcanica che sono una categoria sempre più apprezzata dagli appassionati”.

Un potenziale che potrà raccontarsi ed esprimersi al meglio se produttori e territori sapranno fare sinergia. “Non bisogna pensare che l’Irpinia si meglio del Beneventano, del Casertano, del Cilento e così via. Bisogna vedere ogni micro territorio come un particolare espressione di un identità più grande. Questo vale anche per la Basilicata, con due provincie, Potenza e Matera che dovranno trovare un filo in comune per poter comunicare all’estero i vini lucani, sposando per esempio la bellezza della città di Matera con i vini di grande potenzialità sia di qualità, prestigio e longevità come quelli del Vulture”. E, alla prova del calice, tanti sono i vini che hanno colpito, per novità e qualità, il palato della firma di “The Wine Advocate”, Monica Larner. Come, in Campania, il 2017 Benito Ferrara Greco di Tufo Vigna Cicogna, il 2014 Ciro Picariello Fiano di Avellino Ciro 906, il 2014 Ettore Sammarco Costa d’Amalfi Ravello Riserva Selva delle Monache, il 2015 Fattoria Galardi Terra di Lavoro, il 2015 Fattoria La Rivolta Simbiosi, il NV Feudi di San Gregorio Metodo Classico Dosaggio Zero Rosato Dubl Esse, il 2016 Pietracupa Greco di Tufo, il 2014 San Salvatore 1988 Paestum Aglianico Omaggio a Gillo Dorfles, il 2013 Stefania Barbot Taurasi Fren, 2013 Villa Raiano Taurasi ed il 2016 Ventitré Filari Fiano di Avellino Numero Primo, o, in Basilicata, il 2015 Basilisco Aglianico del Vulture Superiore Cruà, il 2016 Elena Fucci Aglianico del Vulture Titolo, il 2013 Musto Carmelitano Aglianico del Vulture Pian del Moro ed il 2015 Vigneti del Vulture Aglianico del Vulture Piano del Cerro.

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