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Sempre più incoming, focus sui mercati, Usa in testa (a cui è dedicata anche Opera Wine) e sul bio, ma anche sui vini stranieri, sempre più presenti. Per un vino italiano in salute nel mondo, ma che può fare ancora di più. Ecco Vinitaly 2018

L’Italia del vino ha bisogno di crescere ancora di più, perchè domina, ad esempio, 16 mercati esteri contro i 29 della Francia, ecco perché su export e internazionalizzazione Vinitaly è importante, in quanto “è, e può esserlo ancora di più, la piattaforma di sistema per la crescita internazionale del vino italiano, assieme ovviamente agli altri player istituzionali”. Parola di Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, alla presentazione a Roma dell’edizione n. 52 della “più grande fiera al mondo per metri quadrati e presenze estere dedicato al settore del vino e dei distillati”, di scena dal 15 al 18 aprile (www.vinitaly.com), con il tradizionale “prologo” il 14 aprile di “OperaWine” con 107 aziende di tutte le Regioni italiane selezionate dalla rivista americana “Wine Spectator”. Il 14 sera il gala inaugurale avrà una speciale dedica al grande maestro della cucina italiana Gualtiero Marchesi.

E mentre il business, come logico, sarà in fiera, dal 13 al 16 aprile ci sarà anche il consueto “fuorisalone”,“Vinitaly and the city” dedicato ai winelover che quest’anno - ha sottolineato il presidente di Veronafiere Spa Maurizio Danese - oltre a Verona città si allarga a Soave, Valeggio sul Mincio e Bardolino”.
Il tutto in una presentazione di Vinitaly in cui il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero, intervistato da WineNews ha aperto uno spiraglio perchè si sblocchi lo stallo sulla nomina del Comitato Vini, fondamentale per le denominazioni del vino italiano, e per il decreto promozione sull’Ocm vino: “so che il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato un decreto di delega, aspetto di vedere il testo per capire quali sono le reali competenza. Ma farò tutto il possibile, sono consapevole che si tratta di questioni urgenti (https://goo.gl/M6GRWF)”.
Intanto Vinitaly continua a crescere nei numeri e i vertici di Veronafiere hanno messo in risalto l’aumento del 25% delle presenze straniere e del 5% della superficie, anno su anno, della International Wine Hall, lo spazio dedicato ai vini dal mondo, sempre più presenti.
Vinitaly, negli ultimi anni ha sempre più concentrato l’attenzione sul proporsi come strumento di servizio per le istituzioni e il sistema imprese in chiave business e di relazioni internazionali. In questa logica continua il suo cammino di analizzare, orientare e supportare le imprese del settore, annunciando anche nuovi strumenti come la “Vinitaly Directory”, un innovativo portale in lingua inglese, cinese e italiana che sostituisce il tradizionale catalogo on line, progettato per contenere mini siti di tutte le cantine espositrici. Il format mette in evidenza le principali informazioni richieste dai buyer, per semplificare le loro ricerche. Ciò permette di cercare aziende e vini per zona di produzione, fascia di prezzo, bottiglie prodotte, mercati di riferimento e quelli che si vogliono sviluppare, canali di vendita utilizzati e altro ancora.
“Dopo 10 anni di crescita ininterrotta e straordinaria - ha osservato il dg Mantovani - oggi siamo di fronte a una grande riflessione di sistema che dà l’opportunità di riprogettare la promozione per aumentare sempre di più il valore del nostro export vinicolo. L’Italia è una superpotenza enologica, ma il nuovo record commerciale, con un incremento sul 2016 del 6,2% per un controvalore di 5,9 miliardi di euro, non rende ancora giustizia alla grande qualità delle nostre produzioni.
L’imperialismo enologico dell’Italia è notevole - sottolinea Mantovani - con 16 Paesi dove siamo market leader. Ma è vero anche che il nostro principale competitor mette 29 bandierine, e soprattutto, in questo risiko dei consumi, vediamo come i francesi siano più dislocati rispetto a noi proprio nelle principali aree a maggior propensione di crescita.
Detto questo, dà fastidio dover osservare il tricolore francese sugli Stati Uniti, dove però i valori si equivalgono: la partita non è chiusa e speriamo di poter modificare presto questo scenario”.
Come emerge dallo studio curato con Wine Monitor di Nomisma per Vinitaly, su “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro”, illustrato da Denis Pantini di Nomisma, che analizza la situazione del vino italiano e dei principali competitor sui mercati esteri e individua gli sbocchi più favorevoli in prospettiva dei prossimi cinque anni. A ogni Vinitaly, poi, sarà presentato un focus specifico qualitativo su ciascuna delle aree di maggior interesse per l’export tricolore, vale a dire Giappone, Cina, Russia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti d’America. E proprio gli Usa, che per il vino italiano valgono oltre 1,6 miliardi di euro l’anno, saranno il focus dell’inaugurazione di Vinitaly, il 15 di aprile, con una survey dedicata.
Negli Usa, fra l’altro, ha sottolineato Mantovani, il vino italiano può avere ancora molte opportunità “visto che il 64% dei consumi è concentrato in soli cinque Stati, mentre gran parte della Nazione presenta consumi ancora molto bassi, sotto i 10 milioni di euro. Ci sono poi Stati come la Pennsylvania, il North Carolina e il Colorado nella fascia intermedia dei consumi ma osservati speciali - anche allo scorso Wine2wine - perché da noi ritenuti a a maggior potenziale di crescita”.
Anche per questo “per il 2018 l’investimento sull’incoming è stato potenziato - sottolinea Mantovani - con un incremento del budget, e si punta a valorizzare il ruolo della community globale del vino, creata attraverso l’attività estera, per implementare la profilazione e il numero degli operatori e dei buyer internazionali. Stiamo definendo infatti una nuova collaborazione con Ice Agenzia per promuovere una sperimentazione che leghi i corsi della Vinitaly International Academy, i cui ambasciatori ed esperti sono quasi 200 da 23 Paesi di quattro continenti e sono già coinvolti nelle attività di incoming di Vinitaly, a occasioni di formazione e business studiate per promuovere ulteriormente la conoscenza del vino italiano nel mondo”.

Per questa edizione di Vinitaly sono oltre 1.000 i buyer invitati direttamente da Veronafiere,
interessati anche a olio e food della rassegna parallela “Sol&Agrifood”. Sranno presenti delegazioni commerciali ufficiali da 60 Paesi: Angola, Australia, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Croazia, Cuba, Danimarca, Egitto, Emirati Arabi, Estonia, Filippine, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Hong Kong, India, Indonesia, Iran, Irlanda, Israele, Kazakistan, Kenya, Korea, Kosovo, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malaysia, Messico, Mozambico, Norvegia, Perù, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Serbia, Singapore, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti, Sud Africa, Svezia, Svizzera, Taiwan, Thailandia, Turchia, Ungheria, Uzbekistan, Venezuela, Vietnam.
Il Canada, in particolare, è a Vinitaly in collaborazione con Ice Agenzia con una delegazione dei rappresentanti dei principali monopoli provinciali canadesi di vino. Prevista anche quest’anno un’attività di incoming mirato per operatori interessati al settore del vino biologico, realizzata in collaborazione con Federbio per un programma di walk around tasting e degustazioni con gli espositori di VinitalyBio. Paesi target sono Stati Uniti, Giappone e Cina.
Novità di quest’anno è la presenza per la prima volta di una delegazione di importatori dal Kenya, mentre cresce la presenza di buyer da Israele, con la prima azienda importatrice del Paese, importatori, wine shop e catene di ristoranti.
Per gli incontri con la grande distribuzione organizzata, sempre attivo il Gdo Buyers’ Club. Tra gli asset di attrattività di Vinitaly ricordati da Mantovani, il ricco programma di degustazioni, oltre 90 in questa edizione, “che rendono la rassegna ogni anno una “annata” irripetibile e quest’anno coinvolgono vini sudafricani, argentini, australiani fino agli champagne francesi, ma anche i vini ungheresi, giapponesi, e da Palestina, Australia, Romania.
Cristina Latessa

Focus - Indagine Vinitaly/Wine Monitor: il futuro dei mercati, i mercati del futuro. Più Est e meno Europa, la migrazione dei consumi di vino nei prossimi 5 anni

L’Italia del vino è cresciuta molto negli ultimi 10 anni, anche grazie alla notevole spinta degli sparkling wine del Belpaese, che hanno fatto +240%, contro una media mondiale del +50% per gli spumanti. Una crescita che ha portato le cantine italiane ad essere leader assolute in 16 mercati del mondo, in mercati strutturali, anche se la Francia è davanti in 29 Paesi come quota di mercato, dalla Cina al Sud del mondo, dove il Belpaese ha ancora un peso marginale, con una marketshare quasi ovunque sotto il 10%. Ma le prospettive, nel complesso, sono positive, con crescite importanti previste in mercati come gli Usa (+22,5%), ma anche Cina (+38,5%), Russia (+27,5%) e Giappone (+10%), mentre ci sarà una sostanziale stabilità in Paesi strategici come Uk e Germania. È lo scenario articolato dall’Outlook “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro” di Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, sotto la lente oggi a Roma nella presentazione della più importante fiera del vino italiano, edizione n. 52, Veronafiere dal 15 al 18 aprile.
Un quadro economico che rispecchia anche il cambiamento che il vino ha vissuto nel mondo, e che vivrà nei prossimi anni: dalla bottiglia al centro della tavola a bene voluttuario, da abitudine a strumento di costume, da bevanda storica del Vecchio Continente a simbolo globale del lifestyle, che crescerà ulteriormente ma in gran parte fuori da dove è nato. Una “second life” del principale asset del nostro export agroalimentare (quasi 6 miliardi di euro il valore esportato nel 2017) che i produttori dovranno coltivare sì in vigna ma anche sui mercati, nel marketing, nelle praterie digitali.
E in questo contesto anche il peso dei Paesi buyer cambierà inesorabilmente, con la geografia dei consumi concentrata sempre più oltre i confini europei. Con Cina e Russia, seguite dagli Stati Uniti, che da Est sono pronte far lievitare gli ordini (anche italiani), complice l’escalation del Pil pro-capite che nel Paese del Dragone è atteso in crescita addirittura del 10,6%.
Lo studio è partito dagli ultimi 10 anni per prevedere come si evolveranno i consumi nei prossimi 5 e per capire soprattutto chi “darà le carte” tra i Paesi produttori in un mercato monstre, che per le sole cantine vale circa 31 miliardi di euro l’anno di export. Il quadro che ne è emerso è in parte confortante e allo stesso tempo allarmante per l’Italia. Da un lato infatti c’è la locomotiva-vino del Belpaese che si è fatta sempre più strada negli ultimi 10 anni, con una crescita tendenziale in valore (+69%) doppia rispetto a quella francese, e con 16 Paesi dove il tricolore è market leader (ma la Francia ne ha 29); dall’altra invece c’è una lontananza siderale dai mercati del futuro, quel Sud del mondo (più la Cina) in cui il nostro share di vendite non raggiunge mai - o quasi - la doppia cifra.
“Motivi strutturali, geopolitici, ma anche di marketing e commerciali - ha spiegato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - siamo ancora troppo poco organizzati e decisivi nel posizionamento di un prodotto il cui vero discriminante sarà sempre più quello del prezzo e non del volume, che non è certo illimitato. Oggi per sopperire al nanismo delle nostre imprese e per penetrare nei mercati più lontani da noi sul piano delle affinità culturali serve un brand ombrello e una struttura qualificata in grado di accompagnare nel mondo non le singole aziende ma tutto il made in Italy enologico con modalità aggregative”.

Per il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani “dobbiamo essere in grado di cavalcare alcune tendenze che ci favoriscono, come quella sparkling dei consumi mondiali, che è stata l’arma vincente degli ultimi anni, con una crescita nel decennio del 240% a fronte di una media mondiale sul segmento ferma a +50%. Con Vinitaly lavoreremo sempre di più fuori dai confini nazionali, anche in stretta collaborazione con Ice-Agenzia, perché siamo e restiamo convinti che solo attraverso un progetto di promozione di sistema oggi sia possibile per il vino italiano crescere in valore”.
Guardando al futuro, ponendosi come orizzonte il 2020, sui mercati le previsioni dicono che saranno stazionari la Germania e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera crescita il Giappone, grazie all’imminente accordo di libero scambio; in ulteriore incremento nell’ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi, dall’aumento dell’upper class (fino al 25% della popolazione in Russia), al tasso di urbanizzazione (arriverà al 63% in Cina) fino Pil pro-capite in forte aumento. “L’ecosistema-vino” dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore, anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del mondo (64% dell’intero valore dell’export italiano).

Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, “accanto alla “premiumization” si prevede l’accentuarsi di tendenze di fondo legate ai consumi di vino, come la forte crescita dei consumi di sparkling e sempre più legati a modalità di consumi in linea con i cambiamenti socio-demografici, che confermano l’aumento del consumo di vino conviviale da parte di giovani. Un’altra variabile - ha concluso Pantini - è data dagli accordi di libero scambio, che sin qui stanno avvantaggiando notevolmente Australia e Cile, specie in Cina, Giappone e Sud America”.

Per l’Italia, che presenta variazioni complessivamente in linea con la domanda generale di vino, il forecast a 5 anni presenta una media di crescita in valore dello 0,5% annuo in Germania e dell’1% nel Regno Unito (valori leggermente inferiori al mercato). Va meglio in Giappone, dove il trend delle vendite dovrebbe crescere nell’ordine del 2% l’anno e ancora di più nel principale mercato per il vino italiano, gli Usa, con variazioni previste attorno al 4,5% annuo e un incremento medio ipotizzato da qui al 2022 del 22,5%. Infine i 2 mercati top a maggior tasso di crescita, con la Russia che dopo la crisi del Rublo ha ripreso a volare (+27,5%) e la Cina, su cui si ipotizza un incremento nell’ordine del 38,5%.

Focus - Le degustazioni top di Vinitaly 2018
Tante, come sempre, le degustazioni di scena a Vinitaly, oltre 90 appuntamenti con i calici per assaggiare il meglio del vino italiano e non solo.
Si parte domenica 15 aprile, con la ormai tradizionale degustazione de “I Tre Bicchieri 2018”, firmata dal Gambero Rosso, con molti dei 436 vini premiati con il massimo riconoscimento assegnato dalla Guida “Vini d’Italia”, all’edizione n. 31.
Ma ci sarà anche il focus su una delle Regioni di maggior successo degli ultimi anni, con “Un assaggio di Sicilia”, guidato da Kerin O’Keefe, italian editor del celebre magazine Usa “Wine Enthusiast”,e anche la interessante degustazione dedicata a “La magia delle vigne vecchie”, firmata dalle Donne del Vino e condotta da Ian d’Agata, con vini di sette Regioni italiani realizzati da vigneti che hanno anche ottant’anni di età.
Lunedì 16 aprile, tanti gli appuntamenti da segnalare. Si parte con l’incontro-confronto tra due grandi territorio del vino, nel tasting “Un legame invisibile tra Pessac-Léognan e Bolgheri”, con grandi nomi di Bordeaux (Château Pape Clément, Château Malartic-Lagravière e Domaine de Chevalier) che se la vedranno con alcuni dei vini top del territorio toscano, come Ornellaia, Tenuta Guado al Tasso (Antinori) e Grattamacco (del gruppo ColleMassari), con la regia di Raul Salama.
Non mancheranno i vini rosè, uno dei trend di mercato del momento, così come le bollicine, con la degustazione Millebollerosé sparkling Rosé tasting, un giro d’Italia nella spumantistica metodoclassico declinata in rosa, guidata da Franco Ziliani.
E ancora, da segnalare la degustazione dedicata ai 50 anni della Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi,organizzata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e guidata da Ian D’Agata, con i 10 grandi Verdicchio (firmati da cantine come Garofoli, Colonnara, Fattoria Coroncino, F.lli Bucci, Marotti Campi, Pievalta, Santa Barbara, Sartarelli, Umani Ronchi e Vallerosa Bonci), che hanno contribuito a rendere l’autoctono marchigiano il vino bianco fermo più premiato dalle guide italiane.
Martedì 17 aprile, tra gli highligts di giornata, da segnalare la degustazione dedicata a “I vini dal mondo seguiti da Riccardo Cotarella”, dedicata alle esperienze all’estero di uno dei più grandi enologi italiani (e presidente di Assoenologi), con vini da Francia, Giappone, Palestina, Romania, Russia e Stati Uniti.
E poi, ancora un tocco di rosè, ma questa volta con i vini fermi, dal Lago di Garda alla Puglia, con “Drinkpink.Viaggio nel mondo dei vini in rosa”, sempre con Franco Ziliani.
Mercoledì 18 aprile, invece, spazio a Vignaioli Indipendenti italiani, con il tasting “Vinitaly 2008-2018: 10 anni di Fivi raccontati dai suoi protagonisti”, guidato da Giancarlo Gariglio (Slowfood) e Matilde Poggi, (presidente Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), con i vini di Costantino Charrère (Les Cretes), Ampelio Bucci (Villa Bucci), Peter Dipoli, Manni Nossing, Leonildo Pieropan, Saverio Petrilli (Tenuta di Valgiano), Walter Massa e Paolo Saracco.
Prima però, si vola in Piemonte, con un focus su “Cinque terroirs del Barolo e del Barbaresco raccontati attraverso cinque cru storici delle cantine Ceretto, degustazione guidata da Federico Ceretto e Ian D’Agata (nel calice Barbaresco Bernadot, Barbaresco Asili e Barolo Prapò, tutti 2014, e poi Barolo Bricco Rocche e Barolo Cannubi San Lorenzo, annata 2008).
Tra le curiosità, da segnalare “Young to Young”, degustazione che si ripete il 15, il 16 ed il 17 aprile, firmata da Paolo Massobrio e Marco Gatti, che proporrà vini prodotti da giovani produttori da raccontare a giovani comunicatori digitali.
Ma tante saranno anche le degustazione dedicate ai vini di tutto il mondo.
Il 15 aprile nei calici le varietà autoctone ungheresi, i vini dolci dell’Austria, ma anche il Malbec all’Argentina e il Pisco dal Perù.
Il 16 aprile, invece, nel calice i Sauvignon Blanc Premium della Slovenia e le Differenze nella Champange, ma anche i vini del Sudafrica e della Croazia, i vini migliori di Tokaj e Balaton dall’Ungheria, e il vino australiano in un percorso lungo 150 anni.
Il 17 aprile, spazio ai Vinos de Espana, ai “muffati” del Brugenland in Austria, ancora al Malbec argentino e a “Le 17 gemme della Borgogna: il Tastevinage Majors”.
Mercoledì 18 aprile, invece, si vola ancora in Sudafrica ed i Perù, ma si assaggeranno anche i vini di Setubal, dal Portogallo.

Focus - I convegni di Vinitaly 2018
Moltissimi, a Vinitaly, anche i convegni ed i momenti di approfondimento sui temi del vino, di scena a Vinitaly.

Se la conferenza stampa di Opera Wine (il 14 aprile) e l’inaugurazione ufficiale di Vinitaly (il 15 aprile), saranno dedicati ad approfondire il legame tra il vino italiano ed il mercato Usa, tanti sono gli argomenti sul piatto.

Domenica 15 aprile, per esempio, si approfondirà il tema de “Il territorio viticolo come patrimonio culturale della nazione (art. 1 legge 238/2016): aspetti giuridici ed economici”, convegno dedicato al “Testo Unico” del vino dall’Unione Giuristi della Vite e del Vino.

Lunedì 16 aprile, invece, si ripercorrerà “Un quarto di secolo di viticoltura biologica: uno sguardo retrospettivo”, nella tavola rotonda organizzata dal Comando Regione Carabinieri Forestali Veneto con il patrocinio dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, ma si tornerà a parlare anche del “Mercato del vino nella grande distribuzione in Italia e le opportunità di export nelle catene distributive degli Stati Uniti”, nel convegno firmato da Vinitaly e Iri, con Luigi Rubinelli (direttore di RetailWatch.it), Virgilio Romano (Iri), Marc Hirten (presidente di Frederick Wildman), Roberta Corrà (Giv e Federvini), Enrico Zanoni (Cavit e Unione Italiana Vini), Alessandra Corsi (Conad), Alessandro Masetti (Coop Italia) e Gianmaria Polti (Carrefour Italia). Ma in una giornata particolarmente fitta di appuntamenti, si approfondirà ancora il tema dei “Vini Bio, questione di etichetta. Quali garanzie per un’informazione chiara e trasparente al consumatore”, insieme a Federbio.
Martedì 17 aprile, invece, approfondimento sul tema del “Turismo enogastronomico: un’opportunità per lo sviluppo dei territori”, con la regia di Iccrea BancaImpresa, ma si parlerà anche di una delle più longeve esperienze di charity che coinvolgono le cantine italiane, con “Vino e Solidarità - Wine For Life. 15 anni di Solidarietà al Vinitaly, 50 anni di Sant’Egidio. L’Italia che crea Valore e Valori”.

Focus - Opera Wine 2018, rotta sugli Usa
“Opera Wine è l’unica grande partnership che abbiamo con una grande fiera del vino, che è Vinitaly”: così a WineNews l’editor in chief della prestigiosa rivista Usa “Wine Spectator”, a pochi giorni da un’edizione di quella che ormai è storica, prestigiosa e consolidata anteprima di Vinitaly, che nel 2018, il 14 aprile alla Granguardia di Verona, sarà dedicata agli Stati Uniti, mercato in assoluto più importante per le cantine del Belpaese. Con un tributo a questo legame e all’opera dell’artista di street art Shepard Fairey, tra i maggiori esponenti del genere e protagonista della campagna elettorale di Obama nel 2008. Anche negli allestimenti: saranno le linee semplificate e la geometria, i colori “americani”, il rosso, bianco e blu, di questo stile ad accogliere gli ospiti di OperaWine, sottolineando visivamente il prezioso e duraturo legame italo-americano.
I riflettori di OperaWine saranno puntati sui 107 produttori, selezionati da “Wine Spectator”.
Tra i quali, sottolinea Opera Wine, il ritorno della Marchesi Antinori, con la loro cantina piemontese Prunotto:
“è un onore far parte dei “100 Great Producers” di “Wine Spectator” con la nostra cantina storica. Fondata nel 1904, Prunotto - commenta Antinori - ha da sempre continuato a selezionare i migliori cru nelle Langhe nella zona di Alba. Il vino che presentiamo, il Barolo Bussia 2011, celebra il nostro 50esimo anniversario dalla produzione di vino dal nostro vigneto singolo Bussia”.

Su 100 cantine che parteciperanno ad OperaWine, 13 sono stata selezionate per la prima volta: Quintodecimo, Gravner, Mamete Prevostini, Bortolotti, Nino Franco, Leone de Castris, Pietradolce, Serraglia, Tenuta San Leonardo, Boscarelli, Tenuta di Trinoro, Maculan.

Serena Guida, di Leone de Castris, esprime soddisfazione per il traguardo raggiunto: “per noi è sicuramente una fonte di grande orgoglio e uno stimolo a mantenere gli standard qualitativi e il potenziamento dei nostri vitigni autoctoni e del nostro territorio. Inoltre, questa notizia arriva proprio in occasione del 75esimo anniversario dalla vendemmia di Five Roses, il primo rosé italiano che produciamo dal 1943”.
“È un grande onore far parte delle cantine selezionate per la settima edizione di OperaWine - ha aggiunto Mateja Gravner, della celebre azienda friulana fondata da Josko Gravner - e questo per noi rappresenta una grande opportunità per incontrare sia gli altri produttori che la stampa estera”.

Focus - I produttori di OperaWine 2018
Agripunica

Allegrini

Altesino
Antoniolo

Argiolas

Arnaldo Caprai

Avignonesi

Banfi
Bellavista

Bertani

Binomio

Biondi-Santi

Bortolotti
Boscarelli
Braida

Bruno Giacosa
Ca’ del Bosco
Cantina Santadi
Carole Bouquet - Sangue d’oro

Carpineto
Casanova di Neri
Catello di Albola

Castello di Ama

Castello di Volpaia

Cavallotto
Cusumano

Di Majo Norante

Donnafugata

Drei Donà

Elena Fucci

Elena Walch

Elvio Cogno

Famiglia Cotarella
Fèlsina
Ferrari Trento

Feudi del Pisciotto
Feudi di San Gregorio
Fontodi

Frescobaldi
Gaja

Galardi

Garofoli
Gerardo Cesari
Gianfranco Fino
Gini
Giuseppe Mascarello e Figlio

Gravner

Graziano Prà
Grosjean Vins

Il Poggione

Ippolito 1845

Jermann

La Stoppa

La Tunella
Le Macchiole

Leone de Castris

Livio Felluga
Luciano Sandrone

Lungarotti
Lvnae

Maculan

Mamete Prevostini

Marchesi di Barolo
Masciarelli
Masi
Massolino - Vigna Rionda
Mastroberardino
Mastrojanni
Mazzei

Morgante
Nino Franco

Nino Negri
Odoardi

Ornellaia
Petrolo

Pieropan

Pietradolce

Planeta
Poderi Aldo Conterno

Produttori del Barbaresco

Prunotto

Quintodecimo

Renato Ratti
Salvatore Molettieri
San Felice
San Leonardo

San Martino

Scavino Paolo
Schola Sarmenti
Siro Pacenti
Suavia
Tabarrini
Tasca d’Almerita

Tedeschi

Tenuta delle Terre Nere
Tenuta di Trinoro

Tenuta Pederzana

Tenuta San Guido
Tenute Dettori

Tommasi Family Estates

Tormaresca
Umani Ronchi

Valdicava

Vietti
Zenato Winery
Zýmē

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