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Questione di prezzo: scoppia la querelle della “Ribolla”. Bottiglie a 2,49 euro in gdo. I produttori friulani: “le grandi cantine svendono a imbottigliatori veneti e piemontesi, è un danno per il territorio”. Chiesti disciplinari più rigidi

Gestire il mercato e far quadrare i conti, senza svalutare il vino, il suo valore e quello del territorio: equazione complessa con cui, ogni giorno, fanno i conti tutti i territorio del Belpaese enoico, da più piccoli e meno conosciuti ai più grandi e blasonati. E non di rado le cronache riportano di prodotti a denominazione venduti a prezzi troppo bassi per essere davvero remunerativi e sostenibili, soprattutto per i piccoli produttori. Ultimo caso del genere, in ordine di tempo, è quello che arriva dal mondo della Ribolla, in una diatriba tra Friuli Venezia Giulia.

“Ribolla gialla svenduta. I produttori insorgono: danni a tutto il sistema”: titola così l’articolo uscito oggi su il Messaggero Veneto che, spiega una nota, riporta una “unanime accusa dei produttori friulani nei confronti delle grandi cantine della Regione, che avrebbero svenduto la Ribolla a imbottigliatori veneti e distribuita da alcune catene della grande distribuzione moderna a prezzi inaccettabili, come 2,49 euro a bottiglia”.

“Se non tuteliamo in modo serio questo vitigno - ha affermato l’enologo Paolo Valdesolo - non riusciremo a dare valore al vino. Per fare ciò bisogna arrivare al più presto al nuovo disciplinare di tutela. I Consorzi delle Doc devono avanzare proposte, modifiche e integrazioni alla bozza del documento presentato a fine dicembre 2017, ma ciò deve avvenire in tempi brevissimi”.
Anche Valerio Civa, titolare dei Tenimenti Civa sui Colli Orientali del Friuli, ha criticato il prezzo stracciato della Ribolla gialla. “Il prodotto va lì, in Veneto - ha dichiarato al Messaggero Veneto - e presto arriverà anche in Piemonte, dove ci sono aziende capaci di spumantizzare grandi quantità. L’eccesso di produzione dell’annata 2017 ha determinato i prezzi bassissimi del mosto di Ribolla che è finita altrove, vista la mancanza in Regione di strutture adeguatamente attrezzate per la spumantizzazione. Eccessivi gli ettari di Ribolla messa a dimora nella pianura friulana e in quella pordenonese, da un vino di nicchia - ha continuato - qual era fino a due lustri fa, si è passati a produzioni che riforniscono veneti e piemontesi che poi la vendono sottocosto”.
L’auspicio, spiega il produttore, è quello di un disciplinare rigidissimo, che privilegi la qualità, ed eviti “fughe” del prodotto verso altre Regioni. “Se i veneti vogliono la Ribolla - ha concluso Civa - vengano in Friuli, investano qui e diano lavoro alla gente del territorio”.

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