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Usa mercato n. 1 al mondo per il vino e il più importante per l’Italia, ma il Belpaese sarà presente “in sordina” nell’edizione di debutto di Vinexpo New York (4-5 marzo). Sotto i riflettori Francia, Australia e Spagna, trend di mercato e Millennial

Italia
Scarsa la presenza italiana a Vinexpo New York

Il 2018 sarà un anno importantissimo per il mercato del vino Usa, che, dopo anni di dominio in valore dei vini italiani, tra quelli di importazione, ha preso il via con un sostanziale testa a testa tra il Belpaese, che, nel 2017, ha esportato vino negli States per 1,644 miliardi di euro (+1,3% sul 2016), e la Francia, che ha superato di poco l’Italia (1,649 miliardi di euro, +13,3%, dati Osservatorio Paesi Terzi di WineMonitor & Business Strategies). Un mercato che, secondo i dati di Iwsr e Vinexpo, è ancora il n. 1 per il vino mondiale, dove sono girati 36 miliardi di dollari nel 2017, e che da qui al 2021 crescerà ancora, del 25%, arrivando a quota 45 miliardi di dollari. Eppure, nell’edizione n. 1 di Vinexpo New York (il 4-5 marzo, www.vinexponewyork.com), l’Italia del vino sembra aver investito poco sul debutto in Usa con un evento indipendente della fiera francese.
Insolitamente piccola la presenza di espositori italiani, di solito presenti in massa a Vinexpo Bordeaux, per esempio: una trentina in tutto, tra i cui nomi spicca quello di Piemonte Land, organizzazione che riunisce i Consorzi del vino della Regione (da quello del Barolo e del Barbaresco a quello della Barbera e del Monferrato, da quello dell’Asti Docg a quello del Gavi, https://goo.gl/yhwacW, passando anche per Enoteca Regione Emilia Romagna, Vignaioli del Morellino di Scansano, Cantina Valpolicella Negrar, Cva Canicattì), in una fiera dove saranno 500 gli espositori da tutto il mondo, e dove sono attesi oltre 3.000 professionisti del settore.
Ma, soprattutto, i focus “ufficiali” di Vinexpo New York, non vedono mai l’Italia del vino protagonista. Tra le conferenze, lunedì 5 marzo si parlerà di “The wide world of wine: key trends in us and global consumption” con Brandi Rand, presidente dell’International Wine & Spirits Research Usa, mentre il tema del cambiamento climatico e del suo effetto sulla viticoltura sarà sviscerato da Molly Clemens, ricercatrice della San Diego State University e della Uc Davis.
Martedì 6, invece, al centro ci saranno i “Trend attuali del mercato Usa”, con la regia di “Wine Spectator” e un panel formato dal direttore della rivista Usa Tom Matthews, insieme a Chris Adams (Ceo di Sherry-Lehmann Wine & Spirits), Aaron Ridgeway (Wine Australia), Martin Sinkoff (director of marketing della Frederick Wildman & Sons) e Marcy Whitman (marketing & brand development di Palm Bay International).
Ma grande attenzione sarà data anche ai Millennial, al loro potere di acquisto e al tema dell’e-commerce con Cathy Huyghe (Enolytics), Lara Crystal (Minibar Delivery), Valerie Gerard-Matsuura (Sopexa), Pascaline Lepeltier (Racines NYC), Jacob Moynihan (Merchant23) ed
Heini Zachariassen (Vivino), e si parlerà anche della prevista riduzione delle tasse per il mondo del vino Usa con Steve Raye di Bevology.
Ma ci saranno anche tante master class, dedicate ai vini australiani, spagnoli, francesi, australiani e austriaci, ma nulla di specifico sul Belpaese, che sarà presente con alcune cantine solo nelle degustazioni firmate dai Master of Wine su “Rossi del vecchio e nuovo mondo: miti e realtà”, lunedì 5 marzo (dove l’alfiere del Belpaese sarà il Guado al Tasso 2014 della Tenuta Guado al Tasso), nel “Wine Spectator 90+ Club”, spazio che ospiterà i vini da tutto il mondo giudicati con oltre 90 punti su 100 dalla magazine Usa, e, con il Chianti Classico, nella degustazione firmata dalla “Wine Origins Alliance”, che riunisce territori top da tutto il mondo (Barossa, Bordeaux, Borgogna e Chablis, Champagne, Chianti Classico, Jerez-Xérès-Sherry, Long Island, Napa Valley, Oregon, Paso Robles, Texas e Willamette Valley).
Insomma, un Italia che, almeno a Vinexpo New York, non sarà protagonista, come spesso accade. E chiedersi se, in questo senso, abbia pesato anche il caos degli ultimi mesi sull’Ocm promozione, viene spontaneo.

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