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Australia, Usa e Francia si sono divisi il podio dei Paesi importatori in quantità nel Regno Unito, con l’Italia quarta, ma di qui al 2021 la “premiumizzazione” nascente si farà sentire anche oltremanica: a dirlo un’analisi Vinexpo - IWSR

Di qui al 2021 quello che oggi è il secondo mercato più importante del mondo per l’importazione di vino in volume dopo la Germania, il Regno Unito, vedrà nove dei dieci Paesi produttori attualmente più presenti perdere quote di mercato in volume, con la sola eccezione del Cile, ma ciò non sarà dovuto a un disamoramento dei sudditi di Sua Maestà per il nettare di Bacco, quanto a un fenomeno di “premiumizzazione” che assomiglia molto a quello che sta avendo luogo negli Stati Uniti. Ad affermarlo, come riportato da “Decanter” (www.decanter.com), è un’analisi congiunta Vinexpo - Iwsr, secondo la quale da qui al 2021 nove dei dieci Paesi importatori nel Regno Unito vedranno la loro quota di mercato in volume calare di percentuali importanti: l’Australia lascerà sul campo l’1,8%, gli Stati Uniti il 3,4% e la Francia ben 4,3 punti percentuali, con l’Italia che subirà una contrazione in volume delle proprie importazioni di quasi sei punti (-5,8%). Quello italiano sarà, secondo le proiezioni Vinexpo - Iwsr, il calo percentuale più pronunciato, visto che la Spagna calerà del 4,8% e il Sud Africa del 4,4%, mentre solamente il Cile virerà in positivo di qui al 2021, per la precisione del 2,4%. “La crescita in volume degli spumanti e il trend verso vini fermi di fascia premium controbilanceranno il calo totale in valore”, ha puntualizzato l’ad Vinexpo Guillaume Deglise: “le vendite dei fermi caleranno in volume ma cresceranno in volume, a causa di una combinazione di prezzi in crescita, una Sterlina più debole e una tendenza da parte dei consumatori di bere meno ma meglio, frequentando più abitualmente fasce di prezzo più alte”.

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