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Tra impegno civile e ricerca scientifica, Ilaria Tachis, figlia del grande enologo Giacomo, punta sulla coltivazione della cannabis terapeutica, e dona all’Associazione Luca Coscioni parte dei proventi dell’asta delle bottiglie di famiglia

Italia
Ilaria Tachis, con il padre Giacomo e il patron della Fondazione Italiana Sommelier, Franco Ricci

Dopo un lungo iter legislativo, capace di vincere la storica resistenza di buona parte dell’arco parlamentare italiano, da marzo 2017 anche l’Italia ha aperto alla coltivazione di cannabis a scopo terapeutico. Nulla a che vedere con la liberalizzazione del consumo a fini ricreativi, ma la possibilità di coltivare canapa sativa destinata ad uso medico, di cui si occupa direttamente, vicino Firenze, l’Esercito Italiano. In molti Paesi, a partire dall’Olanda, è usata da anni per lenire il dolore nei malati di cancro o per alleviare le sofferenze arrecate da malattie neuro-degenerative ed epilessia, ma in Italia l’iter per gli agricoltori è ancora un percorso ad ostacoli, che qualcuno, però, prova ad intraprendere comunque.
Come Ilaria Tachis, figlia del grande Giacomo Tachis, uno dei padri nobili dell’enologia italiana, che, con il marito, ha deciso di iniziare una sperimentazione di coltivazione di cannabis terapeutica con il supporto dell’Università di Firenze.
La semina è prevista a primavera, e l’idea segue la strada dell’impegno civile che la vede vicina all’Associazione Luca Coscioni, che da anni si batte per la ricerca scientifica, le libertà civili ed i diritti umani, a cui Ilaria Tachis ha anche destinato una parte dei proventi della vendita all’incanto della cantina privata del padre, battuta all’asta da Bolaffi e Slow Food a novembre 2017, che aveva fruttato 45.000 euro, con il 100% dei lotti aggiudicati, compresa la verticale di Sassicaia composta da 18 bottiglie dal 1968, prima annata commercialmente prodotta di questo cult, al 2003.
“I miei genitori mi hanno lasciato una grande eredità morale: la capacità di “pensare e di vedere il mondo” senza sovrastrutture mentali, il rispetto della dignità umana in tutte le sue forme, l’importanza della cultura e della ricerca scientifica, l’importanza della condivisione, la grandezza della semplicità. Poiché la vostra associazione risponde a tutti questi requisiti - ha scritto Ilaria Tachis all’Associazione Luca Coscioni - e anche per la forza e la determinazione con cui lottate per i diritti civili, in particolar modo per il diritto al fine vita e all’eutanasia (tema particolarmente caro a mia madre nei confronti della quale ho dovuto prendere decisioni importanti per rispettare la sua volontà nei suoi ultimi giorni di vita), sono davvero felice di sostenervi nei limiti delle mie possibilità”.

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