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Tra le pieghe della riforma fiscale targata Trump c’è anche un regalo per le cantine statunitensi: crediti d’imposta fino a 450.000 dollari per tutti, e un -30% di imposte per i vini tra i 14 e i 16 gradi, che favorirà soprattutto i grandi player

Nonostante la sonora sberla elettorale rimediata in uno Stato-fortezza come l’Alabama, e il sempre più evidente nervosismo dei media amici per l’inchiesta guidata dall’ex direttore dell’Fbi Robert Mueller, il Presidente Usa Trump festeggerà il Natale con il primo risultato concreto del suo mandato, ovvero una delle più vaste riforme fiscali degli ultimi decenni.
Un provvedimento che, in barba al tanto ululato “drain the swamp”, secondo tutti i commentatori finirà col portare benefici soprattutto alle grandi corporation e alle fasce più abbienti della popolazione, e che però include al suo interno anche un provvedimento apertamente dedicato alla produzione enoica d’oltreatlantico - il “Craft Beverage Modernization and Tax Reform Act” (https://goo.gl/SvQsRe) - che renderà con ogni probabilità molto più competitivo il vino domestico rispetto a quello importato, dato che include al suo interno dei benefici evidenti per le cantine dell’Unione, e in particolar modo per i produttori di più grandi dimensioni.
Tutte le cantine, indipendentemente dai propri volumi produttivi, riceveranno infatti crediti d’imposta
pari a un dollaro per gallone (3,78 litri) entro i 113.400 litri, di 90 centesimi per i successivi 113.400 e di 53 centesimi e mezzo per la produzione compresa tra 226.800 e 2.835.000 litri, fino a un massimo di 451.700 dollari l’anno. Inoltre, la tassazione per i vini con un tasso alcolico compreso tra i 14 e i 16 gradi è stata ridotta da 1,57 a 1,07 dollari per gallone, con un risparmio di circa 1,2 dollari per cassa prodotta - e quest’ultima misura, evidentemente, sarà gradita soprattutto ai grandissimi produttori, visto che non prevede tetti.
Per i prossimi due anni, quindi, il vino americano godrà di un rilevante vantaggio competitivo nei confronti di quello d’importazione: un fattore di cui i produttori europei ed italiani non potranno non tener conto, particolarmente se il cambio tra dollaro ed euro dovesse inclinarsi a favore del secondo nel breve periodo.

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