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Un mutevole ruolo della critica, l’instabilità valutaria di Sterlina ed Euro e l’en primeur prossima ventura: ecco le tre incognite che influenzeranno il mercato globale dei vini di lusso e da investimento secondo il benchmark Liv-Ex

Il 2017 che si è ormai praticamente concluso è stato un anno particolarmente vivace per il mercato globale dei fine wines, con le aste delle case più blasonate ricchissime di risultati notevoli - anche per l’Italia - e gli indici del benchmark globale di riferimento, il londinese Liv-Ex (www.liv-ex.com), in ascesa costante. Ma alla vigilia del passaggio di consegne tra 2017 e 2018, un report degli analisti della società di analisi del mercato di vini di lusso prevede almeno tre incognite che potranno influenzare in negativo il mercato nel corso dell’anno venturo.

Come riportato da “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), il report, dopo aver premesso che il 2017 ha visto un enorme allargarsi del mercato e un interesse crescente per vini di territori diversi dagli usuali Bordeaux e Borgogna, identifica nella critica di settore il primo fattore potenzialmente negativo: dopo decenni di dominio incontrastato di una testata su tutte, la mitologica “The Wine Advocate”, il cambio al vertice della creatura di Parker e il passaggio di Neal Martin a “Vinous” rendono lecito chiedersi se a influenzare di più gli acquirenti di vini di lusso sarà ancora la testata o invece la firma del singolo critico. Altro fattore potenzialmente molto influente è poi il mercato valutario, o per meglio dire la performance sulle piazze globali di Sterlina ed Euro: la debolezza della prima a valle dei risultati del referendum sulla Brexit ha contribuito, nel breve, alla crescita del mercato globale dei fine wines, ma a partire dalla scorsa primavera una dinamica simile ha cominciato a manifestarsi nei confronti dell’Euro, anche a causa dell’avvicinarsi della fine del QE da parte della Banca Centrale Europea. Infine, la terza incognita menzionata dagli analisti del report è rappresentata dalla prossima vendita en primeur di Bordeaux, che a differenza dell’ultima dovrà avere direttamente a che fare con i risultati di una vendemmia tutt’altro che consueta. L’intera regione, e particolarmente le aree di Pomerol e Saint Emilion, ha registrato cali produttivi importanti, e la qualità dei prodotti finiti potrebbe facilmente essere assai eterogenea da zona a zona. Di conseguenza, gli chateaux potranno permettersi, per così dire, di attuare la medesima tattica di quest’anno, quando fu limitata la quantità immessa sul mercato per accompagnare l’aumento della domanda, e quindi dei prezzi? Una campagna con prezzi troppo alti e volumi in ribasso, sottolineano infatti gli analisti del Liv-Ex, potrebbe far virare in negativo il sentiment degli investitori, mentre al contrario una politica di prezzi più consona al mercato e ai risultati della vendemmia appena trascorsa potrebbe ulteriormente alimentare la corsa verso l’alto degli indici di riferimento del mercato secondario.

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