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Prosecco, il vino italiano più “social” in Usa, Uk, Germania e Cina. Ma c’è poca conoscenza delle specifiche denominazioni del Belpaese. Gli atout della ricerca sugli open data firmata da 3rdPLACE per Vinventions

Se i social riflettono in qualche modo la realtà, non stupisce che sia il Prosecco il vino più gettonato anche sui vari social media nei mercati di riferimento come Usa, Gran Bretagna, Germania e Cina. A dirlo un’indagine dell’agenzia 3rdPLACE per Vinventions (www.vinventions.com), che ha analizzato gli Open Data, ovvero le informazioni provenienti dalle diverse fonti digitali su un arco temporale di un anno (si tratta, in particolare, di contenuti pubblici in lingua inglese recuperabili da diversi canali digitali come i principali social network, Facebook, Twitter, YouTube e Instagram, gli aggregatori come Tripadvisor e Amazon, i blog, i forum, i siti di news e di e-commerce e le app mobile). Da cui emerge che la tipologia di vino italiano più menzionata nei quattro mercati esteri considerati è di gran lunga il Prosecco con il 25% del totale, seguito ad una certa distanza da Barolo, Chianti e Franciacorta (13%, 11% e 6% rispettivamente).
Ma non c’è solo questo. Rispetto a più di un milione di rilevazioni, una prima analisi sul grado di consapevolezza del vino italiano evidenzia appena un 7% di menzioni specifiche, il che suggerisce che le conversazioni e/o le informazioni sul vino circolanti in Rete possono e devono essere favorite da un maggior impegno in azioni di marketing e promozione da parte di tutto il comparto. Al contrario, il “Social Reputation Score” relativo alla parola chiave “made in Italy” è ottimo: la percezione positiva dell’utenza raggiunge il valore del 68% sul totale.
Circoscrivendo l’analisi a un campione di contenuti pari al 10% del totale, sono circa 7.000 le menzioni in cui figurano le keyword associabili ai termini “vino made in Italy. È risultato, inoltre, che i consumatori più interessati all’acquisto di prodotti italiani si concentrano in Usa, Gran Bretagna, Germania e Cina e che il profilo più attivo, dopo i maschi di età compresa tra i 35 e il 45 anni (38%), è quello della generazione dei Millennials (età inferiore ai 35 anni, 30%).
L’analisi dei commenti sui social evidenzia un’opportunità non colta da parte del comparto italiano. Il 60% delle menzioni, infatti, riguarda condivisioni di foto, consigli su abbinamenti culinari e richiesta di suggerimenti per un viaggio a tema in Italia, confermando i social network come i veicoli migliori per intercettare la domanda, anche attraverso gli influencer di settore.
In particolare, i soli Twitter e Instagram coprono il 50% del totale delle menzioni analizzate (29% Twitter, 21% Instagram), lasciando appena il 10% a Facebook, YouTube e agli altri social network.
Relativamente alle modalità d’acquisto, nonostante la maggioranza del campione prediliga i negozi specializzati, un 30% degli acquirenti sceglie l’online, il che suggerisce ai produttori di considerare un sito di e-commerce da aggiungere alla distribuzione offline.

Ancora, sul tema delle chiusure, i Millennials sono aperti alle sperimentazioni. Dal tappo a vite a quello in vetro, dai biopolimeri al sughero si guarda alla qualità e all’innovazione come chiavi per scegliere il migliore vino.
L’External Data Intelligence Analysis di 3rdPLACE ha evidenziato una chiara mancanza del prodotto “vino italiano” nelle maggiori piattaforme di e-commerce mondiali. Negli Usa, il vino italiano rappresenta solo l’1% dell’offerta complessiva, in Gran Bretagna il 2% e in Germania il 13%. Infine, la ricerca segnala che nel periodo natalizio si evidenzia un picco di menzioni superiore di almeno tre volte la media a cui corrisponde un incremento del trend di ricerca sul prodotto, ovvero una crescita della propensione all’acquisto.

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