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“UK Landscapes 2017” by Wine Intelligence: il futuro del mercato enoico britannico sempre più legato alla Brexit, con il vino che perde appeal e gli acquisti online che non decollano, nonostante la corsa incessante del Prosecco

Dopo più di un anno di trattative, sembra che Gran Bretagna ed Unione Europea abbiano finalmente trovato l’intesa per una separazione tutt’altro che consensuale, e che costerà a Londra qualcosa come 50 miliardi di euro. Di soli costi diretti, perché poi ci saranno, inevitabilmente, ripercussioni commerciali ed industriali ad ogni livello, che porteranno ad una certa instabilità, anche per il mondo del vino, come emerge dall’ultimo report di Wine Intelligence, “UK Landscapes 2017”, che mette in fila le tendenze chiave del mercato d’Oltremanica, individuando, al primo punto, proprio il contesto di grande incertezza in cui il vino si dovrà muovere, con retailers e commercianti che dovranno trovare il modo di assicurarsi buoni margini nonostante costi in crescita, a causa proprio dell’instabilità finanziaria post Brexit. Che, appunto, porterà ad un generale aumento del costo del vino, in virtù di tassi di cambio deboli tra sterlina ed altre valute: così, cresceranno i consumi al bicchiere, e gli acquisti si polarizzeranno sulla fascia premium. Al di là delle dinamiche commerciali, la tendenza è comunque quella di bere meno ma meglio: sempre più bevitori regolari cercano il miglior rapporto qualità/prezzo, anche se la frequenza di consumo, in generale, è in calo.
Quello che deve davvero far preoccupare, invece, è il calo di popolarità che sta vivendo il vino, preso in mezzo dalla rinascita dei superalcolici e della birra, che hanno trovato, nella loro dimensione artigianale, nuova linfa e nuovi appassionati, proprio a scapito del nettare di Bacco. Inoltre, pur crescendo la frequenza degli acquisti in supermercati, enoteche e discount, il canale online fa ancora fatica, non registrando, nel 2016 alcuna crescita significativa. La buona notizia, per il Belpaese, è invece la corsa del Prosecco, che non si arresta e anzi, ormai, è entrato a far parte, così come gli altri spumanti, nelle abitudini di consumo di tutti i giorni, tanto da essere, tra tutte le categorie di alcolici, l’unico a crescere. L’innovazione, in una categoria comunque “conservatrice” come il vino, passa soprattutto per un rinnovato interesse per formati diversi dalla normale bottiglia, come la mezza bottiglia e la magnum.

Peculiare ciò che sta succedendo nella nicchia dei vini biologici e sostenibili, che godono sì di grande interesse e rispetto, ma che fanno fatica ad uscire dal giro dei consumatori abituali. Limitato anche lo spazio per i vini a bassa gradazione alcolica: nonostante la svolta salutista dei consumatori del Regno Unito, il fenomeno del vino tra gli 8 e gli 11 gradi sembra interessare più il lato commerciale, che così paga imposte inferiori, che quello dei bevitori. Tra i wine lovers di lunga data si fa spazio una certa curiosità per territori nuovi e poco conosciuti, ma a guidare le scelte della maggior parte dei bevitori sono ancora tipologie e denominazioni “main stream”, come Sauvignon Blanc, Malbec e rosé. Infine, la maggior parte dei consumatori dice che, dopo la Brexit, la loro preferenza per i vini di determinati Paesi è rimasta la stessa, anche se un 15% di loro comprerà meno vino europeo.
Info: www.wineintelligence.com

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