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Cosa hanno in comune La Superba Coronata, il Centesimino, il Vermignon e il Forse son fiori? Sono i vini leggeri “alla riscossa”, “Vini da scoprire” sconosciuti ai più, raccontati nel nuovo volume del trio di talent scout Castagno-Gravina-Rizzari

Italia
Vini da Scoprire del trio di talent scout Castagno Gravina Rizzari

Cosa hanno in comune La Superba Coronata, un vino da bere a colazione-pranzo-cena, il Bardughino che nasce in un vigneto dell’Oltrepò Pavese che non arriva all’ettaro, l’altoatesino Piwi Weiss T.N. 06 ottenuto dalla sconosciuta ma resistente varietà Souvignier Gris, il friulano Manzoni Bianco che invece nasce dall’uva “del professore”, il Centesimino, che deve il suo nome a un vecchio proprietario romagnolo dei suoi pochi filari particolarmente attento alle sue finanze, o il toscano Vermignon, che di certo non vanta un nome delicato come il Forse son fiori, made in Calabria, per non parlare del lombardo Lupus in Vigna? Sono i vini leggeri “alla riscossa”, bottiglie sconosciute ai più, scovate tra i vignaioli italiani in territori che costituiscono la spina dorsale della nostra produzione vitivinicola, ricca di gemme ancora poco note, dal trio di talent scout Armando Castagno-Giampaolo Gravina-Fabio Rizzari e raccolti nel volume “Vini da scoprire. La riscossa dei vini leggeri”, edito da Giunti, per gli appassionati più curiosi e insaziabili. Un viaggio da Nord a Sud, tra bianchi, bollicine e rossi, “leggeri, succosi, coinvolgenti (…), veri e propri vini da strabere, insomma”.
Dopo “Vini da scoprire”, definito “brillante, arguto, geniale, gustosissimo da leggere” dalla madre di uno degli autori, questa volta il trio italiano dedica nella nuova edizione del volume (Giunti Editore, pagine 256, prezzo di copertina 20 euro; www.giunti.it) particolare attenzione alla leggerezza: si tratta di vini spesso freschi e di pronta beva, talvolta più complessi, ma sempre particolarmente agili e spontanei, che stimolano il sorso successivo. Il risultato è un volume da leggere con lo stesso piacere con cui si sorseggia un buon bicchiere, da consultare e sfogliare per avere i consigli di tre tra i migliori scrittori di vino in circolazione ma anche per il divertimento e la gioia di leggere i loro testi, che non sono semplici recensioni, ma narrazioni di vini al di fuori dai radar dell’appassionato, per lo più artigianali nella fattura e sorprendenti nel gusto, di zone vinicole poco battute e vignaioli che meritano di essere conosciuti.
Prima della lettura, però, sono due le premesse-avvertimento degli autori: uno, “riguardo lo scivoloso concetto di leggerezza, per noi un vino è leggero non soltanto quando ha struttura snella, poco alcol e molta freschezza, ma quando si manda giù con trascinante facilità. Non stupitevi perciò se tra un Cerasuolo e un Bardolino, tra una Schiava e un Rossese, troverete etichette che è meno scontato assimilare alla tipologia. Si tratta di una scelta scaturita dalla velocità con la quale abbiamo scolato la bottiglia, dall’immediatezza che ne ha accompagnato la strabevuta”; due, “il neologismo strabere non è affatto un invito ad esagerare, a perdere il controllo, ad ubriacarsi. Piuttosto coglie l’esigenza di ripensare una prospettiva critica che per troppo tempo ha riconosciuto maggiore qualità ai vini dalla materia ricca e concentrata, che poi però restano lì, nella bottiglia o peggio nel bicchiere. Siamo convinti che coltivare il piacere di bere significhi anche imparare ad apprezzare la semplicità come una risorsa”.

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