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Amarone: mentre Consorzio e Famiglie lavorano ad una sintesi, dopo la sentenza del Tribunale di Venezia, spunta la precedente decisione Euipo (che tutela la proprietà intellettuale Ue): marchio e “Famiglie dell’Amarone d’Arte” non sono da annullare

Italia
Il marchio delle Famiglie dell’Amarone d’Arte non è da annullare secondo Euipo, Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale

Nella Valpolicella si lavora per una soluzione positiva per tutti, sulla nota querelle sull’Amarone, sia per il territorio nel suo complesso, rappresentato dal Consorzio (www.consorziovalpolicella.it), che per le “Famiglie”, associazione che mette insieme 13 produttori storici del grande rosso veronese (www.amaronefamilies.it), dopo la sentenza del Tribunale di Venezia dei primi di novembre (https://goo.gl/yUGE8e), che, dando ragione al Consorzio stesso, ha loro proibito l’utilizzo della dicitura “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, imponendone la da sito internet, dalle bottiglie e da ogni altro materiale perchè, in sintesi, secondo la legge italiana una denominazione del vino ed il suo territorio, compreso il suo nome, sono patrimonio comune di tutti i produttori, aderenti o meno al consorzio che tutela quella denominazione, e nessun produttore, o nessuna associazione di produttori, può utilizzare quei valori condivisi in maniera diversa.
Ma se questo è quanto stabilito in ambito giudiziario in Italia, in Europa, a livello amministrativo, si sostiene l’esatto contrario. L’Euipo (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale, incaricato di gestire i marchi dell’Unione Europea e i disegni e modelli comunitari registrati), ha infatti respinto la richiesta di nullità del marchio avanzata dal consorzio, perchè, come si legge nel provvedimento n. 11 863 C di cui WineNews è venuto in possesso, in sintesi, la lettera “A” al centro del marchio e la dicitura “Famiglie Amarone d’Arte” non possono “indurre il pubblico in errore sulla natura e qualità dei servizi rivendicati (promozione pubblicitaria e commerciale, organizzazioni di esposizioni e manifestazioni fieristiche, conferenze, congressi, convegni ed eventi di formazione e divertimento, riferiti a vini in conformità con la denominazione di origine protetta Amarone della Valpolicella, ndr) nonché sulla origine del segno”.
Una vicenda complessa, tra rimandi a disciplinari e regolamenti che, tradotta in parole semplici, dice che secondo l’ufficio Ue, non solo il marchio delle Famiglie dell’Amarone d’Arte, ritenuto illegittimo a livello italiano, non induce confusione nel consumatore, ma neanche reca danno o denigra la denominazione dell’Amarone della Valpolicella e gli altri produttori che non fanno parte delle “Famiglie”, le cui azioni riguardano comunque vini prodotti secondo le regole previste dal disciplinare di produzione. Una decisione, quella dell’Euipo, emessa l’11 luglio 2017, in realtà, e dunque precedente alla sentenza del Tribunale di Venezia del 24 ottobre, e contro la quale il Consorzio, da quanto apprende WineNews, ha già fatto ricorso ma che, in ogni caso, come è facile immaginare, potrà avere un suo peso in questa fase di negoziazione che, come auspicato da tutti, dovrebbe chiudersi in tempi rapidi, possibilmente fuori dalle aule di tribunale, per il bene di uno dei territori e dei vini più importanti d’Italia. E la cui conclusione, qualche che sia, rappresenterà comunque un precedente per tante possibili situazioni analoghe in tanti territori del Belpaese, dove in seno o fuori dai consorzi di tutela sono nate associazioni di “maestri”, “amici”, e ancora “alleanze” ed “accademie” che hanno legato li loro nome e marchio a quello di una denominazione del vino italiano.

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