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Da gennaio a luglio 2017 l’export di vino italiano è cresciuto del 7% a volume (12 milioni di ettolitri) e dell’8% a valore (a 3,3 miliardi di Euro) sul periodo, ma l’Italia perde competitività: a dirlo il più recente report di Ismea su dati Istat

Italia
Crescono le esportazioni di vino italiano nei primi 7 mesi 2017 in volume e valore, verso record di 6 miliardi a fine anno secondo Ismea e Osservatorio Vino Unione Italiana Vini

E’ in buona salute l’export enoico tricolore, con una crescita più che proporzionale in valore (+8%, a 3,3 miliardi di Euro) che in volume (+7%, a 12 milioni di ettolitri di vini e mosti) che fa ben sperare per il raggiungimento, entro fine anno, del nuovo record di sei miliardi di Euro di esportazioni in valore. Oltre a un autentico exploit dei vini in contenitori superiori a due litri (+10% a volume e +5% in valore), buona è anche la performance dei fermi imbottigliati, dopo un 2016 in frenata, dato che il settore è cresciuto del 3% a volume e del 6% a valore, mentre l’outperformer è rappresentato ancora una volta dagli spumanti, con un notevole +13% a volume e +15% a valore. Un exploit sempre più sinonimo di Prosecco, con la bollicina veneta che rappresenta il 56% del volume e il 60% del valore della categoria. Inversione di tendenza, infine, anche per i frizzanti, di nuovo in terreno positivo sia in volume (+2%) che in valore (+6%), e anche l’Asti sembra aver arrestato la sua parabola discendente.
Ecco, in estrema sintesi, i punti salienti della fotografia scattata dal più recente report di Ismea sulle performance del nettare di Bacco tricolore oltreconfine (https://goo.gl/qvyY78): se i prossimi mesi confermassero il trend, l’Italia potrebbe inoltre insidiare il primato della Spagna come primo fornitore mondiale in valore, e per quanto riguarda il valore, i risultati raggiunti fin qui permettono di vedere come realistico l’obiettivo di un nuovo record entro la fine dell’anno, a sei miliardi di Euro. Nel dettaglio, il settore del vino in recipienti superiori a due litri (con il “bag-in-box” responsabile del 6% in volume e del 15% in valore) ha visto come mercati di riferimento i Paesi Scandinavi, il Regno Unito e la Germania, con la crescita a doppia cifra dei vini comuni, sottolinea il documento Ismea, catalizzata dalla crescita della domanda tedesca (+10% a volume), di quella francese (+49%) e di quella della Svezia (+22%). I vini Dop sono cresciuti invece del 3,1% in volume (a 4.537.673 ettolitri) e di oltre il doppio in valore (+7,2%, a 1,9 miliardi di Euro), confermando una buona dinamica in termini di prezzo medio: una dinamica, fra l’altro, replicata anche dagli Igp (+3,8% in volume, a 4.024.688 ettolitri, e +6,5% in valore, +6,5%, a circa 1,02 miliardi). Scorrendo invece la graduatoria delle piazze più importanti per il vino italiano, appare evidente il fatto che le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari. Nei Paesi extra-Ue, infatti, è stato esportato l’8,5% in più rispetto ai primi sette mesi del 2017, e con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno dell’Unione si è registrato un +5,5% a volume e un +6% in valore. In termini di quote, quindi, con i dati dei primi sette mesi dell’anno i Paesi terzi rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità e il 50% dei relativi introiti: tuttavia, arrivano buone notizie dal Regno Unito (+5,3% in volume e +7,7% in valore) e dalla Germania (+3,5% in quantità e +4,1% in valore), ma non dagli States, dove la crescita si è fermata a un +2,6% in volume e a +6,2% in valore. Un dato che non può non preoccupare, alla luce del fatto che nel medesimo periodo di riferimento la domanda enoica statunitense è cresciuta di oltre il 10% sia in volume che in valore, con la Francia che ha messo a segno oltreatlantico un +21% in quantità e +23% in valore. A due cifre, invece, l’incremento dell’export italiano alla volta di Canada, Francia, Giappone e Svezia. Decisamente positivo è stato anche il risultato delle esportazioni italiane in Cina, trainate dai vini in bottiglia, che hanno messo a segno un +19% a volume e un +25% a valore rispetto ai primi sette mesi del 2016, e dai vini spumanti. Anche in Russia sembra un buon momento per tutti i segmenti del vino italiano, a partire dai vini in bottiglia (+41% a volume e +47% in valore), che rappresentano il 52% del totale esportato dall’Italia nel Paese. Di tutto rispetto anche il +20% messo a segno dagli spumanti, e si nota anche una dinamica di decisa progressione per la domanda russa di sfusi italiani, che hanno raggiunto una quota pari al 14% dell’intero paniere delle esportazioni italiane in Russia.
In ultima analisi, il report Ismea è documento ricco di spunti positivi, ma che, come sottolineato da da Ernesto Abbona, Presidente Unione Italiana Vini e Osservatorio del Vino, rende evidente anche il fatto che “migliora la bilancia commerciale del nostro export ma, purtroppo, cala la competitività dei nostri vini. Il risultato positivo, infatti, non deve nascondere la perdita preoccupante di posizioni rispetto ad altri competitor che crescono più di noi; in alcuni mercati di riferimento le importazioni complessive sono aumentate mediamente di più rispetto alle nostre performance. Gli Usa”, ha proseguito Abbona, “sono un esempio emblematico: la domanda cresce nel complesso oltre il 10% e noi ci fermiamo sotto il 3%, con la Francia che segna, invece, aumenti del 21% in quantità e del 23% in valore, tallonando il nostro storico primato. Prendiamo atto dei numeri positivi ma non cediamo a facili trionfalismi: è urgente tornare ad investire come ”sistema Paese” sul vino italiano per mantenere le quote di mercato e difendere quel primato, faticosamente ottenuto, e che oggi rischiamo di perdere. Lanciamo un monito alle amministrazioni affinché le incertezze anche rispetto al quadro normativo nazionale e la mancata disponibilità di tali fondi per le imprese non si ripetano più, così da evitare che le nostre imprese perdano importanti quote di mercato nonostante il loro impegno”, ha concluso il presidente Uiv. Un commento al quale fa eco, sottolineando apertamente il cuore della questione, Paolo Castelletti, segretario generale Uiv: “Stiamo patendo la concorrenza con i competitor europei che hanno potuto godere appieno delle risorse previste dall’Ocm promozione e i dati sull’export negli Usa ne sono una testimonianza. La vitalità imprenditoriale e l’eccellenza delle nostre produzioni, di cui siamo orgogliosi, non possono essere lasciati soli, ma necessitano del supporto delle Istituzioni in una logica di sistema. I fondi per la promozione previsti dalla Ocm sono a disposizione delle imprese e non possono rimanere ostaggio di conflitti politico/amministrativi o inefficienze burocratiche. L’auspicio è che, a breve, quando diventeranno operativi i fondi Ocm appena sbloccati e saranno a regime le azioni di promozione istituzionale a carattere pluriennale definite da Mise/Ice sui mercati americano e cinese, si possano recuperare velocemente le posizioni conquistate negli anni passati, migliorando strutturalmente le performance del nostro export”, ha concluso.

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