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“Caso Sauvignon”, si chiude con 41 patteggiamenti per 31 persone fisiche e 10 aziende, con pene pecuniarie tra i 3.750 ed i 10.000 euro, e con la condanna a 6 mesi di reclusione per il consulente enologo Ramon Persello, sospesa per condizionale

Si è chiuso con 41 patteggiamenti per 31 persone fisiche e 10 aziende, con pene pecuniarie tra i 3.750 ed i 10.000 euro, e con la condanna a 6 mesi di reclusione per il consulente enologo Ramon Persello, sospesa per condizionale, il “caso Sauvignon”, che aveva visto finire nel mirino della Procura di Udine (e poi anche di quella di Terni) una presunta sofisticazione di vino con un esaltatore di aromi messo appunto dallo stesso Persello, non dannoso per la salute dei consumatori ma non consentito nei disciplinari di produzione del vino.
Con le aziende che, dunque, da quanto trapela dalle cronache locali (https://goo.gl/Fq5i9e), hanno intrapreso la via del patteggiamento non per ammissione di colpa, ma per non rimanere impantanati in lunghi e costosi processi, dopo una vicenda iniziata nel 2015, con una serie di perquisizioni delegate dal pm titolare del fascicolo Marco Panzeri ed eseguite dai Carabinieri del Nas di Udine in una serie di aziende agricole che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero usato l’esaltatore per produrre il vino.

“Il patteggiamento - spiega il Procuratore di Udine, Antonio De Nicolo - conferma la solidità dell’impianto accusatorio e del materiale probatorio acquisito nelle indagini preliminari dai militari del Nas dei Carabinieri di Udine e dal personale dell’Ispettorato Centrale Repressione Frodi sulle pratiche di sofisticazione di vini prodotti da svariate aziende regionali. L’intervento di questa Procura, oltre a porre termine a un fenomeno illecito, per quanto non nocivo per la salute dei consumatori, si è risolto, in ultima analisi, in una forma di tutela e garanzia - continua De Nicolo - per un settore economico di primaria rilevanza per la Regione”.
Solo un produttore, riportano le agenzie, non ha scelto la via del patteggiamento e affronterà, dunque, il processo.
Una vicenda controversa e in cui, come già raccontato, più volte dalle analisi chimiche effettuate da diversi autorevoli istituti, come la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige o il Centro di Ricerca per l’Enologia di Asti, non erano emerse evidenze di sofisticazione dei vini (https://goo.gl/i9ScsZ, https://goo.gl/jxwP8W).

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