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Effetto Brexit sul mercato enoico UK: prezzo medio per bottiglia a +3,9% nel secondo trimestre 2017, sia per fermi che mossi, a 6,15 Euro. La causa? Perdita di valore della Sterlina, inflazione e, soprattutto, un ritocco di quasi il 4% delle accise

Non sarà un vero e proprio grido d’allarme, ma sicuramente un segnale da tenere ben presente per l’industria globale del vino quello contenuto nel “market report” trimestrale della Wine and Spirits Trade Association, l’associazione di riferimento della filiera enoica oltremanica, che l’organizzazione ha pubblicato oggi, in concomitanza con l’apertura della sua conferenza annuale a Londra: in sostanza, il mercato inglese del vino ha già cominciato a subire gli effetti della sommatoria di una Sterlina sempre meno performante sui mercati valutari, di un’inflazione sostenuta da consumi (spesso finanziati a debito) e dell’ennesimo aumento delle accise, che è stato annunciato lo scorso marzo dal Cancelliere dello Scacchiere proprio come conseguenza dell’inflazione, con un ritocco verso l’alto del 3,9% (https://goo.gl/GYq1FN).
Secondo la Wsta stessa, la radice del problema, almeno nel breve periodo, è comprensibilmente l’effetto della Brexit, un fenomeno politico senza precedenti nella storia contemporanea e che è la causa prima della perdita di valore della valuta nazionale, la quale a propria volta ha aumentato i costi di importazione e, di conseguenza, quelli allo scaffale. Nello specifico, del 3% nel solo secondo trimestre 2017, portando l’aumento totale a +1% rispetto al giugno 2016, sia per i vini fermi che per gli sparkling, fatta eccezione per lo Champagne): i prezzi medi annuali delle due categorie sono quindi ora pari a 6,01 e 6,14 Euro a bottiglia. Inoltre, come eloquentemente dichiarato da Miles Beale, figura apicale della Wsta, “Mi rammarica dover dire che i dolori non finiscono qui”, perché il prossimo budget governativo, in arrivo a novembre, prevede un ulteriore aumento delle accise come conseguenza dell’inflazione. Comprensibilmente, la Wsta ha chiesto al Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond di sospendere questo aumento prossimo venturo, visto e considerato che ben il 56% del costo medio allo scaffale di una bottiglia di vino nel Regno Unito finisce nelle casse della Corona, contro una media del 21% in Francia e del 19% in Germania. Altrettanto interessante è la dinamica sull’import che questo stato di cose ha generato, in positivo, per tre Paesi produttori extra-Ue, ovvero Cile, Nuova Zelanda e Argentina, che hanno registrato performance nel breve periodo rilevanti: il primo dei tre gode di un trattato commerciale vero e proprio con il Regno Unito, e la Wsta ha annunciato di voler promuovere trattati simili con gli altri produttori del “Nuovo Mondo” enoico post-Brexit. Dando così il destro a uno scenario nel quale la piazza britannica, visto l’attuale andamento delle trattative in sede europea con il governo di Theresa May, potrebbe nei fatti allontanarsi, e non di poco, dalla portata dei produttori comunitari, e quindi anche italiani.

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