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Vendemmia scarsa in Ue, cresce il resto del mondo e le posizioni sui mercati sono a rischio, anche per prezzi e costi in aumento. In un 2017 che rimette in discussione normative, gestione del vigneto ed il rapporto tra pubblico e privato

Italia
Vendemmia scarsa in tutta Europa impone riflessioni anche su normative, prezzi e gestione dei rischi

Al di là del mero dato quantitativo, che dice ormai di una vendemmia italiana poco sopra o poco sotto i 40 milioni di ettolitri, come dicono le più recenti stime Ismea e Unione Italiana Vini, la produzione di vino 2017 che sarà scarsa a livello globale, porta con sé molti spunti di riflessioni: dal grande tema dei prezzi agli equilibri sui mercati, dalla gestione del vigneto agli investimenti in ricerca. Quest’anno, in Europa, si stima una produzione intorno ai 140 milioni di ettolitri, ha spiegato Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Ceev (ComiteComité Européen des Entreprises Vins), oggi a Roma: “tra primi 5 Paesi produttori, che fanno la gran parte del vino europeo e mondiale, oltre al calo italiano, vanno male anche Francia, sui 37,2 milioni di ettolitri, con territori come Bordeaux dove la produzione sarà dimezzata, malissimo la Spagna, con le ultime stime che parlano di appena 35 milioni di ettolitri, e giù anche la Germania, intorno agli 8 milioni di ettolitri. Unico tra i “big” a tenere è il Portogallo, poco sopra i 6 milioni di ettolitri. E la produzione europea dovrà quest’anno più che mai scontrarsi con quella del resto del mondo, soprattutto su certe fasce di prezzo, visto che gli Usa sono in linea o in crescita sul 2016, come Usa, stabili sui 22-23 milioni di ettolitri, o l’Australia, a +5%, sui 12-13 milioni di ettolitri, e in crescita sono anche Sudafrica, a +1,4% sui 10 milioni di ettolitri, e l’Argentina, a +10%, sugli 8-9 milioni di ettolitri. In calo solo il Cile, del -10%, sui 10 milioni di ettolitri. Di certo quest’anno produrre vino costerà di più, la competizione sui prezzi sarà più forte, e c’è da vedere come e se cambieranno la penetrazione sui mercati e le quote di mercato divise tra i Paesi. Ma al di là di quest’anno, si deve riflettere su molte cose: il cambio climatico è un fatto che stiamo vivendo, non è un incidente, e forse in questo contesto il sistema delle autorizzazioni di impianto che consente al vigneto europeo una crescita solo dell’1% all’anno non è adeguato, o quantomeno è troppo rigido, serve più flessibilità. Ma ci sono altre tematiche, di cui l’industria del vino deve tenere conto, e anche chi la amministra. Per esempio, ogni anno la composizione di un vino, anche in base al clima, cambia, e non può essere considerato come un prodotto industriale, anche quando si parla di novità come quelle sulle indicazioni nutrizionali in etichetta. E anche sulla ricerca il tema è caldo: il vino ha specificità incredibili, le ricerca deve essere specifica di conseguenza, ma quando l’Ue da 1 euro di finanziamento per la ricerca , questo deve servire per agricoltura generale, patata, pomodoro e così via. Ma le soluzioni che richiede il vino sono specifiche, e per questo è fondamentale che ci sia una dotazione finanziaria specifica”, conclude Recarte.
Insomma, la situazione è complessa. È vero, come ha detto il presidente Unione Italiana Vini (Uiv) Ernesto Abbona, che “negli anni, via via che il clima è cambiato si sono visti risultati positivi dove amore e cultura della vita si sono coniugate alla professionalità, dove vigneti hanno radici profonde, dove si è intervenuti in maniera scientifica, e nelle difficoltà si sono mitigati i danni, come nel 2014 quando abbiamo affrontato l’eccesso di pioggia”.

Ma è altrettanto vero che “senza dubbio è una campagna negativa, c’è poco da fare, perchè manca un quarto della produzione - ha detto Raffaele Borriello, dg Ismea - è un brutto colpo per il vino, come lo è stato per l’agricoltura. Vedremo come reagirà il vino che è un prodotto forte sul mercato, io penso che la forza delle imprese sarà sufficiente, anche per la gestione delle scorte. Sarebbe un problema se una situazione simile si ripetesse per 2-3 anni di seguito, comporterebbe un ripensamento generale della viticoltura e delle strategie”.

A consolare, oltre ai dati dell’export, che fanno prevedere una crescita superiore al 6% nel 2017 sul record di 5,6 miliardi di euro del 2017, ci sono anche quelli che arrivano dal mercato interno.
Secondo Ismea, tra gennaio e luglio le vendite in gdo sono cresciute del 3% in valore e dello 0,5% a volume, ma bene hanno fatto anche i vini fermi, a +2,4% in valore e +0,4% in volume. Tanto che il vino, nonostante le preoccupazioni sulla vendemmia, è l’unico di quelli agricoli ad avere un indice di fiducia in territorio positivo (0,5) rispetto ad una media del settore primario di -5,5.

Di certo, sui mercati, il tema dei prezzi va affrontato, ma in maniera diversa se si parla di vini di base e sfusi, rispetto a vini a denominazione o imbottigliati, e comunque non è la prima volta che succede, perchè è vero che si commenta annata per annata, ma poi il business si sviluppa e si progetta in cicli medio lunghi, come hanno ricordato dirigenti di importanti realtà del vino italiano come Cavit, Shenk, Castello Banfi o Codice Citra, tra gli altri.
Ma, di certo, serve anche il supporto delle istituzioni, ed in questo senso fanno ben sperare le parole del viceministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero: “stiamo pensando a misure di emergenza anche per il vino, come l’aumento di dotazione del Fondo di Solidarietà Nazionale, all’ipotesi di aprire ad assicurazioni sui cali di redditività del vino, perchè le fluttuazioni di prezzo stanno diventando un elemento decisivo per le imprese, che hanno bisogno di sostegno. Di certo si deve investire in vigneto, e in questo senso devo dire che se funzionano bene i fondi Ocm dedicati a questa misura, diversamente succede con i Psr che invece stentano”. Stenta non poco, invece, la misura Promozione dell’Ocm Vino, perchè è uscito il decreto per la campagna 2017-2018, ma non ancora l’invito alla presentazione dei progetti (il bando, ndr), e c’è ancora l’impasse su quella 2016-2017. “È vero, purtroppo c’è un ritardo oggettivo di cui siamo dispiaciuti. Ora siamo in tempi tecnici di attesa, e contiamo di riattivare quanto prima questa misura fondamentale, entro la fine 2017”.

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