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“Bene una legge ad hoc per enoturismo, ma non a testi frammentati, e vogliamo essere coinvolte per il nostro ruolo fondamentale”: le Strade del Vino attaccano. “L’atteggiamento di rottura del Movimento Turismo Vino non è costruttivo”

Italia
Anche le Strade del Vino si inseriscono nel dibatto sulla legge sull’enoturismo

Il Parlamento riapre il 12 settembre, e sebbene in molti auspichino che la nuova e invocata legge sull’enoturismo (che vede due proposte depositate ed in discussione, una alla Camera, a firma di Colomba Mongiello, e una al Senato, a firma di Dario Stefàno) veda la luce entro la fine della legislatura, poche sono le reali speranze che questo accada. In ogni caso, nel dibattito arriva anche la voce delle Strade del Vino, che “dicono sì a una nuova legge del settore”, invocando però “un percorso che sia inclusivo”, seguendo l’esempio del “Testo Unico sul Vino” “per dare al comparto una legislazione coerente e al passo con i tempi ripartendo dalla Legge 268/99”. Così si legge in una nota firmata dall’Associazione Regionale Strade del Vino e Olio dell’Umbria, dalla Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori di Toscana, dalla Federazione Strade del Vino Lombardia, e dalle Strade del Vino del Trentino, di Valpolicella, Soave, del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene, del Bardolino, del Barolo e Grandi Vini di Langa e del Vino Lison Pramaggiore, in cui, spiegano le Strade, “lo sforzo compiuto a livello legislativo con l’approvazione del Testo Unico sul Vino rappresenta un passo in avanti importante, soprattutto nella parte in cui interviene per adeguare la disciplina delle attività enoturistiche svolte nelle aziende agricole vitivinicole (articolo 87 Testo Unico che introduce i commi 3 bis, 3 ter e 3 quater alla Legge 268/99, semplificando, almeno in parte, le procedure per la somministrazione di vino e cibi non preparati in loco, https://goo.gl/5PzFQi, ndr).
Una legge quadro sull’enoturismo sarebbe auspicabile purché non si ricada nell’errore di riproporre
normative frammentate o funzionali agli interessi di qualche soggetto, a discapito di altri. In questo senso evidenziamo che nella fase preparatoria delle due proposte di legge depositate alla Camera e al Senato le Strade del Vino e dell’Olio non siano state coinvolte, pur svolgendo in molte regioni servizi fondamentali nel comparto enoturistico”.
Insomma, una richiesta di attenzione, se non un “j’accuse” neanche troppo velato, con una posizione che si aggiunge ad un dibattito in cui anche Città del Vino e Movimento Turismo del Vino hanno manifestato posizioni ed esigenze prioritarie diverse (https://goo.gl/EMvFyQ). E se le Strade del Vino rivendicano un ruolo determinante, pur riconoscendo che la bontà del lavoro non è la stessa ovunque, criticano senza mezzi termini l’atteggiamento del Presidente del Movimento Turismo del Vino, Carlo Pietrasanta: “le posizioni di forte rottura, espresse recentemente sulla stampa da Pietrasanta, non danno certamente un contributo costruttivo
alla crescita complessiva del comparto - scrivono le Strade - ma anzi, intaccano rapporti di collaborazione consolidati e virtuosi presenti in molte Regioni, disconoscendo anche percorsi di crescita comune fatti in questi anni.

È evidente che dietro una legittima attività di lobbying (peraltro su un tema condivisibile su cui si sarebbe potuta ricercare solidarietà e approccio comune) si nasconda invece un tentativo di delegittimare tante realtà presenti e operative in tutta Italia. Siamo i primi a riconoscere una situazione a macchia di leopardo nel panorama nazionale, ma ciò vale per tutti i settori e ovviamente anche per le Strade. Ci sono territori più dinamici, Comuni più sensibili, associazioni più attive, ma questo non significa che tutto quello che è stato fatto in questi anni vada disconosciuto e demolito. È indubitabile che il comparto abbia bisogno di stimoli nuovi, a partire da una incisiva strategia nazionale del settore nei mercati turistici stranieri e ad una aggregazione di una offerta turistica che tenga insieme (per distretti, per aree, per vocazioni) vino, olio, benessere, tempo recuperato, esperienze, genius loci. Speriamo vivamente che questa riflessione sia di stimolo e di contributo costruttivo, ribadendo fin da ora la disponibilità a concretizzare luoghi di confronto per il bene di tutto il settore”.
Le Strade rivendicano il loro ruolo, “svolgendo in molte regioni servizi fondamentali nel comparto Enoturistico. Si occupano di accoglienza (e in molti casi gestiscono direttamente uffici turistici) e di segnalazione nel territorio delle aziende associate e dei tematismi; propongono pacchetti e organizzano wine/oil tours; gestiscono eventi, partecipano a fiere di settore; implementano una
importante attività di comunicazione e animazione sui social network non legata a singoli eventi ma
in maniera continuativa, dando un contributo fondamentale alla “governance” dell’enoturismo. In molte realtà territoriali il mondo delle Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori rappresenta la realtà più grande a livello enoturistico con centinaia di associati, ma soprattutto costituisce un “luogo virtuoso”, uno strumento reale di “rete operativa”, in cui si incontrano e si confrontano con le aziende agricole vitivinicole e olivicole, le istituzioni sensibili e le aziende del comparto produttivo
e turistico, condividendo e spesso cofinanziando progetti di marketing territoriale e di accoglienza.
Per questo siamo convinti che non abbia senso, ad appena un anno dalla faticosa approvazione del Testo Unico sul vino, ridare avvio ad una nuova produzione legislativa incoerente e frammentata, ma che invece una riflessione seria dovrebbe partire da una rilettura virtuosa e inclusiva della legge apripista delle “turismo del vino” che è stata la Legge 268/1999, a quasi venti anni dalla sua approvazione, che risolva in maniera intelligente alcune lacune ancora presenti nel quadro normativo, che regolamenti in maniera puntuale aspetti fiscali e semplificazioni autorizzative, che rafforzi la “governance” del settore e che si ponga come obiettivo il superamento della discontinuità territoriale che spesso si riscontra nelle singole Regioni”.
Secondo le Strade del Vino, nel dibattito, sono fondamentali alcuni punti.
Pensare che l’universo dell’enoturismo ruoti unicamente intorno alle cantine è una visione miope e poco lungimirante. Il turismo del vino cresce grazie all’intelligenza di un mondo variegato che ruota ovviamente intorno alle cantine, ma che non si esaurisce in esse; molti investimenti di questi ultimi anni sono stati possibili grazie a politiche pubbliche che hanno sostenuto l’iniziativa e lo sforzo del privato; il fattore competitivo del comparto sarà sempre di più rappresentato dal livello complessivo di offerta del territorio e che non si persegue un obiettivo di crescita smantellando le esperienze virtuose già presenti in molte aree del Paese; oggi si possono affrontare le sfide del mercato non solo con professionalità e metodo ma con azioni e target condivisi tra più soggetti. Un percorso che le “Strade” hanno in questi anni faticosamente maturato, attraverso importanti esperienze professionali e umane e ad una conoscenza capillare del territorio, che oggi rappresenta un patrimonio immateriale preziosissimo. Anche per questo è indispensabile rafforzare e rendere maggiormente operative tutte le realtà che offrono servizi di qualità per il turista. Il “prodotto turistico” non va slegato dai servizi per fruirlo. Questa è la vera sfida per il futuro, soprattutto pensando a quelle migliaia di aziende agricole del settore piccole e piccolissime che rendono unica e non standardizzabile l’esperienza turistica legata al prodotto enogastronomico e che mantengono vivo e attrattivo il tessuto sociale e produttivo”.

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