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“La cultura del mangiare de del bere bene è cresciuta dappertutto: una cosa positiva, ma senza ossessioni. E nel vino, battiamo la Francia in varietà”. A WineNews, da Collisioni, lo scrittore e giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo

Italia
Aldo Cazzullo, scrittore ed editorialista del Corriere della sera, protagonista a Collisioni, tra vino e gastronomia

Per il mondo della gastronomia è un momento d’oro, che si legge nei numeri, con migliaia di nuove aperture tra ristoranti e bar in tutto il Belpaese, e nella centralità che chef, gastronomi e, in parte, viticoltori hanno guadagnato sulla scena mediatica, dal piccolo schermo ai social con fenomeni da migliaia di “like” e programmi da milioni di telespettatori. Un segnale senza dubbio positivo che, come racconta a WineNews, da Collisioni (a Barolo fino al 27 luglio, www.collisioni.it), Aldo Cazzullo, scrittore, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, appassionato e conoscitore di vino e gastronomia, parla di “una cultura del mangiare e del bere bene che è cresciuta, ed il successo di personaggi come Antonino Cannavacciuolo lo conferma. È una cosa positiva, bella. Quando ero ragazzo i francesi erano considerati molto più avanti di noi, sia per quanto riguarda il vino che per la ristorazione, dall’altra tutto quello che diventa ossessione, a volte, può essere troppo. Ma non credo, onestamente, che si corra questo rischio. L’importante - continua Cazzullo - è mantenere sempre la competenza: a volte, su TripAdvisor, vedo giudicare i locali o i prodotti in base soltanto al prezzo e non alla qualità, e questa è una cosa assolutamente da evitare”.

E a proposito di Francia, è proprio nel paragone con i “cugini” d’Oltralpe che, in un ipotetico editoriale, il vino italiano uscirebbe vincitore:
“farei notare che non esiste, in nessuna parte del pianeta, dal Polo Nord al Polo Sud, un Paese dove si faccia un vino di grande qualità dappertutto, dalla Valle d’Aosta al Salento, dall’Altro Adige alla Sicilia. In Italia non soltanto si fa il vino dappertutto - dice l’editorialista del Corriere della Sera - ma si fa un vino di grande qualità dappertutto, in Francia non è così: ci sono due grandi zone, Bordeaux e Borgogna, ovviamente lo Champagne, ma tante altre non sono proprio vocate per il vino. E lo stesso vale per la Spagna, per la Germania e per tanti altri Paesi europei. Il nostro è l’unico Paese in cui si fa grande vino in ogni Regione, da vitigni autoctoni e con una cultura del vino che cambia di zona in zona e di collina in collina: già questa è una ricchezza formidabile”.

E se il panorama enoico fa ormai parte dell’immaginario comune, il merito è anche di firme come quella di Aldo Cazzullo, che negli anni ha avuto la possibilità di intervistare vigneron del calibro di Angelo Gaja e Ceretto, ma anche imprenditori dell’agroalimentare come Oscar Farinetti. “Ho avuto la fortuna di intervistarli praticamente tutti i grandi del mondo dell’enogastronomia italiana, da Bottura a Cracco, ma mi sarebbe piaciuto intervistare Bartolo Mascarello, mentre stimo molto Gianni Gagliardo, che è un personaggio molto eclettico ed interessante. Secondo me una persona che non è sufficientemente valorizzata è invece Davide Scabin, con il suo Combal.Zero a Rivoli”.

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