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Sarà ancora Sandro Boscaini (Masi Agricola), il presidente Federvini (come da rumors WineNews). Che brinda ad un “2016 positivo e con un settore in salute, nonostante ritardi su digitalizzazione, Testo Unico e Ocm Promozione”

Sarà ancora Sandro Boscaini, alla guida della storica realtà dell’Amarone Masi Agricola, il presidente Federvini (come da rumors WineNews): lo ha riconfermato l’assemblea, oggi a Roma, nell’anno in cui compie 100 anni dalla fondazione, nel 1917 (presidente del Gruppo Vino sarà Piero Mastroberardino, con vicepresidenti Albiera Antinori della Marchesi Antinori ed Ettore Nicoletto, ad Santa Margherita, ndr). Un Boscaini che ha “brindato” ad un 2016 “positivo nonostante un contesto internazionale complicato ed una serie di leggi e provvedimenti sulla carta utili al comparto ma con tempi di adozione rallentati”. Ovvero, la digitalizzazione di molti procedimenti che ancora stenta, i decreti del Testo Unico del Vino che ancora non arrivano, e la ormai annosa questione dell’Ocm Promozione.

“Il settore vini, spiriti e aceti italiano gode indubbiamente di buona salute, considerando i dati più significativi: nel 2016, il nostro Paese - sottolinea Federvini - è stato l’unico ad aver realizzato un andamento positivo a volume e a valore (+4,3% per i vini; +4,6% vini aromatizzati e 5,9% per le acquaviti), con un export pari al 15% dell’intero settore agroalimentare. In termini assoluti, però, siamo ancora, per i vini, dietro le spalle di Spagna (volume) e Francia (valore) che viaggia oltre gli 8 miliardi di euro contro i nostri 5 miliardi”.


“C’è ottimismo tra gli operatori del settore” ha proseguito Boscaini “ma è necessario uno scatto in avanti dell’intero comparto per cercare di colmare il gap con Francia. Tanto è stato fatto ma tanto resta da fare. E certo talune ultime vicende in materia di promozione non hanno certamente aiutato nonostante le buone intenzione del legislatore, nazionale ed europeo”.

Ma se si guarda soprattutto all’export come motore della crescita per il vino del Belpaese, tanti sono i temi aperte per il settore. Come quelli “della digitalizzazione e delle accise che hanno, su fronti diametralmente opposti, reso meno agevole un’azione più incisiva del comparto”.

“Il progetto RE.TE - ossia la registrazione telematica - avrebbe dovuto togliere la doppia contabilità elettronica e cartacea, con benefici evidenti per le aziende. Dopo 12 mesi dall’avvio, l’Agenzia delle Dogane non ha ancora approvato i regolamenti attuativi e quindi oggi le imprese sono costrette a fare un doppio lavoro compilativo. Sul tema accise - cresciute del 30% tra il 2013 e il 2015 - il comparto sta attendendo da un anno il ribasso promesso dal Governo. Questi elementi negativi hanno limitato ulteriormente la carica positiva Testo Unico sul Vino che, se da un lato, definisce vino e territori viticoli come “patrimonio culturale”, per un altro verso manca della maggior parte dei decreti attuativi e quindi rimane sostanzialmente un elenco di buone intenzioni.
Paradossalmente, a livello europeo, gli ostacoli sono derivati più da difficoltà interpretative che da impedimenti oggettivi veri e propri. È il caso delle indicazioni nutrizionali o dal complesso iter della registrazione delle Indicazioni Geografiche”.

Ovviamente, non si può dimenticare la questione Ocm, ed in particolare sul tema della promozione nei Paesi terzi. “Il sostanziale blocco dei fondi - sottolinea Boscaini - ha di fatto impedito alle aziende italiane di attingere a risorse fondamentali, limitando in maniera decisiva la possibilità di investire nei Paesi extra UE. Ed alla mancata promozione dobbiamo aggiungere i tanti segnali che giungono sugli ostacoli agli scambi dalle nuove registrazioni negli Usa, alle nuove certificazioni sanitarie in Cina fino alle discriminazioni fiscali in India, a talune complessità normative giapponesi o a quelle doganali russe. La frammentazione normativa, in conclusione, è l’elemento più dannoso per le aziende del comparto che non hanno le dimensioni per gestirla”.

Luci ed ombre, quindi, che però non impediscono una ragionevole fiducia nel futuro. Non un ottimismo cieco, ma una positività fondata sulla più che buona accoglienza dei prodotti vitivinicoli italiani da parte dei consumatori. Secondo l’Istat, nel 2016 il vino è stata la bevanda alcolica più apprezzata e legata soprattutto ad un consumo equilibrato e consapevole: il 75% ha evidenziato infatti modalità di assunzione in linea con le quantità raccomandate. Un segnale positivo anche dagli adolescenti, calati dal 29 al 20,4% in 10 anni, nonostante allarmismi basati su percezioni distorte e non su dati certi.
“Abbiamo la presunzione di credere che le campagne svolte dalla Federazione negli ultimi anni abbiano contribuito al conseguimento di questi risultati” ha concluso Boscaini. “In particolare con la profonda convinzione sul modello del Bere Mediterraneo con il sempre attento equilibrio con il cibo ed i tanti gusti e profumi; o con il progetto #Beremeglio, sviluppato in collaborazione con la Fipe-Confcommercio e indirizzato ai barman e ai titolari dei locali per contrastare l’abuso di bevande alcoliche ad opera dei consumatori più giovani”.

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