02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il clima penalizza la vendemmia 2017 anche nell’emisfero Sud: un’estate calda e asciutta ha permesso di portare in cantina uve qualitativamente perfette, ma decimate da incendi e ondate di calore in Cile e da gelate e grandine in Argentina

Italia
I vigneti di Mendoza, in Argentina

Il clima si sa, sta facendo le capriole e mentre nell’emisfero Nord toglie il sonno ai vignaioli per le gelate primaverili, in Cile ed Argentina si colgono i frutti di un’annata a dir poco singolare: Decanter riporta infatti come in Sud America si sia affrontata una vendemmia da entrambe le parti ridotta per ragioni diverse, che però ha sorpreso e dato infine soddisfazioni dal punto di vista organolettico (www.decanter.com).

Il Cile ha affrontato un’estate particolarmente calda dovuto a la Niña, il fenomeno climatico di riscaldamento dell’Oceano Pacifico Meridionale, che interessa i mesi di dicembre e gennaio, e che ha anticipato tutti gli stadi fenologici delle viti cilene per via delle temperature estremamente alte. Alcune zone dello Stato, come le valli centrali, hanno dovuto vendemmiare almeno un mese prima: “la vendemmia più anticipata che io ricordi”, racconta confrontando gli ultimi 20 anni Marcelo Retamal, uno degli enologi più influenti del mondo. Anche la regione costiera più a nord, Limarì, ha sofferto i picchi di calore, mentre in altre zone interne, come Puente Alto, dove storicamente si raccoglie più tardi, le temperature sono state fortunatamente calmierate verso fine marzo - aprile, da un autunno più fresco. L’estate torrida ha purtroppo anche innescato una serie di vasti incendi che hanno seriamente danneggiato il territorio centro - meridionale del Secano Interior, già compromesso da un’importante siccità: il fuoco ha bruciato mezzo milione di ettari, uccidendo 11 persone e distruggendo anche vigneti. E c’è chi ancora sta contando i danni causati in vigna dal fumo.

Ma nonostante il caldo e la siccità, e parte del raccolto compromesso, le uve sopravvissute hanno sorpreso i vignaioli. Date le condizioni si temevano uve surmature, con alti livelli di zuccheri e acini disidratati, ma la realtà è stata diversa: le viti sono riuscite a portare a maturazione i propri frutti in modo più equilibrato di quanto ci si aspettasse. A Puente Alto, a parte il Merlot, i grappoli hanno registrato livelli di alcol potenziale addirittura più bassi del solito e, a Limarì, l’elevata quantità di luce ne ha aumentato l’espressività: secondo Marcelo Papa, enologo di Concha y Toro, “se il nostro Sauvignon Blanc presenta normalmente marcati aromi citrini, quest’anno invece il sentore va più verso la pesca bianca”. Anche più a sud, nel Coricò, i grappoli sono espressione di un’estate calda e solare, nonostante i roghi: “la maggior parte dei rossi ha aromi di frutta matura: il Carmenere ha un colore intenso e aromi di marmellata di amarena, mentre il Carignan e il Cabernet Sauvignon, raccolti al momento giusto, sono varietali, intensi e bilanciati”, rassicura Fernando Almeda, enologo a Miguel Torres.

Diversa eppur simile la situazione argentina: dopo due anni di pioggia (a ridosso della vendemmia nel 2014 e 2015 e in primavera e inizio estate nel 2016), Mendoza si è finalmente scrollata di dosso el Niño e ha potuto godere del ritorno di una tipica estate calda e asciutta: un’estate che ha consegnato ai vignaioli un raccolto fantastico in termini qualitativi. Tutto bene, se anche qui le gelate primaverili non avessero causato danni dal 40 al 60% della produzione, diventando il motivo argentino di questa ridotta vendemmia sudamericana. Che quest’anno è stata anche lievemente anticipata grazie alla velocità con cui sono maturati i grappoli, risparmiando ai vignaioli il grattacapo di metà Aprile, dove scrosci di pioggia e diverse grandinate avrebbero potuto distruggere anche il rimanente in vigna. Secondo Marcos Fernandez, enologo a Doña Paula “il 2017 sarà ricordato per la sua eccellente qualità e i volumi ridotti. Bassa produzione e maturazione eccellente hanno portato a colori molto intensi ed una concentrazione impressionante di tannini, che porterà ad una capacità di invecchiamento incredibile”.

Mentre le regioni settentrionali, come Salta, il raccolto ha superato quello del 2016, senza grandi complicazioni, anche la parte più a sud, a Rio Negro e Neuquén, ha subito le gelate primaverili, seguite da ondate di caldo, inondazioni rapide e grandine. Una sfida non da poco, riuscire a salvare il raccolto, che, anche se danneggiato oltre il 40%, ha permesso di portare in cantina uve perfette: “grande acidità, frutto fantastico e, stranamente, livelli di alcol bassi, probabilmente dovuti ad una lunga invaiatura che è durata almeno un mese e mezzo, impedendo agli zuccheri di aumentare troppo”, racconta Hans Vinding-Diers, enologo a Bodega Noemía in Río Negro, nel riassumere una vendemmia 2017 che, nonostante i volumi modesti, si distinguerà per concentrazione e qualità.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli