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Export record per gli spumanti tricolori: 1 miliardo in valore sui 5,6 totali è appannaggio delle bollicine, Prosecco in testa. L’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti Italiani: l’Italia è il paese n.1 per volumi esportati in bollicine

Il 30% degli scambi commerciali mondiali di vini sono classificati come spumanti e l’Italia muove il 15,4%, classificandosi il primo paese per volumi esportati di bollicine (355.110.000 bottiglie). I vini spumanti tricolori, su tutti il Prosecco Docg/Doc, trainano peraltro la crescita dell’export di vini italiani: dei 5,6 miliardi di euro di valore dell’export italiano nel 2016, infatti, circa 1 miliardo è appannaggio delle bollicine tricolori. I dati sono diffusi dall’Osservatorio Economico dei Vini Effervescenti Italiani, guidato da Giampietro Comolli, che sottolinea: “se non ci fossero le bollicine il mercato del vino italiano si potrebbe definire statico”(www.ovse.org).
“Il trend delle bollicine italiane - prosegue Comolli - è in crescita per il dodicesimo anno consecutivo: rispetto al 2015 si registra un +13% in volume e un +7,5% in fatturato. A fronte di un prezzo di spedizione quasi uguale al 2015, cresce enormemente il valore al consumo in quasi tutti i paesi. L’andamento dell’export è ottimo grazie soprattutto al Prosecco Docg/Doc che segna un +20% in totale: quello nazionale supera quota 355 milioni di bottiglie con Regno Unito, Stati Uniti e Germania che consumano circa 2/3 del totale, pari ad un fatturato al consumo di 3,2 miliardi di euro”.
Il pianeta Prosecco Docg/Doc supera i 286 milioni di bottiglie per un fatturato al consumo pari a 2,4 miliardi di euro, a seguire l’Asti spumante con 47 milioni di bottiglie. Benissimo il metodo
tradizionale a quota 3 milioni di bottiglie, con exploit del Franciacorta vicino a 2,2 milioni di bottiglie consumate nel 2016 soprattutto in Giappone e Gran Bretagna.
“La crescita del valore al consumo - conclude Comolli - è il riscontro tangibile del riconoscimento qualità-identità da parte del consumatore estero per le bollicine italiane. Purtroppo il maggiore guadagno è in capo a distributori e venditori esteri: bisogna reimpostare alcune azioni di vendita per consentire un maggiore ricavo al produttore”.

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