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La forza di un’etichetta, di un territorio del vino, o l’influenza di un magazine, passa anche per i social: l’analisi Maxfone sugli hashtag #Vinitaly e #Vinitaly2017 su Twitter ed Instagram incoronano Ferrari, il Chianti Classico e... WineNews

Italia
I social (Twitter e Instagram) a Vinitaly 2017

Nell’epoca del web 2.0 e dei Millennials al potere, la rilevanza di un’azienda enoica, così come di una testata, specie se di settore, passa anche per i social network. La forza di un brand o l’influenza di un webmagazine, infatti, sono valori misurabili, in maniera estremamente precisa. Come? Ad esempio analizzando le interazioni degli utenti su due piattaforme precise, come Twitter e Instagram, in un lasso di tempo definito, quello dei giorni dell’appuntamento clou per il mondo del vino italiano, Vinitaly. Come ha fatto la Ultimate Wine Experience di Photostream by Maxfone, che ha preso in considerazione il contenuto di tutte le foto condivise sui social network Instagram e Twitter (23.351 foto condivise sul primo, 10.372 sul secondo) con gli hashtag #vinitaly e #vinitaly2017: i risultati, così, incoronano Ferrari come brand più fotografato del salone, seguito a poca distanza da Ca’ del Bosco e da Chianti Classico.
Per quanto riguarda il conversato su Twitter, l’edizione n. 51 di Vinitaly ha generato 31.000 tweet, pubblicati da quasi 7.500 utenti unici, principalmente in lingua italiana, ma anche in inglese, spagnolo, russo, tedesco e altre lingue. L’analisi semantica dei tweet rivela che #chianticlassico è l’hashtag più popolare tra quelli che citano un vino, tanto che alla denominazione toscana va così il doppio riconoscimento, di essere primo tra gli hashtag ed il terzo tra i loghi più fotografati. Seguono l’intramontabile #prosecco, il #lambrusco e il padrone di casa #amarone. Notevole, poi, il successo di #berebasilicata, hashtag più popolare tra quelli che indicano le Regioni, ma anche stand più fotografato, seguito da #puglia, #abruzzo, #sardegna, #sicilia e #veneto.
Il podio delle cantine più attive sui social, invece, vede la siciliana Calcagno al primo posto, seguita da Zonin1821 e da Masi. Ma è il dato delle cantine più menzionate quello davvero rilevante, perché rivela le cantine più influenti e dibattute, ed è qui che troviamo Zonin1821 alla posizione n. 1, seguito da Frescobaldi e da Donnafugata. Un podio di influenza social spartito quindi tra Veneto, Toscana e Sicilia. Tra gli account generici più attivi nel conversato Twitter di Vinitaly troviamo, in base ai tweet sull’argomento, @winesindex, @corinnacora, @paoloigna1, @gpiziarte, @laristorazione, @vinocalcagno, @twititalianwine, @pressvrfiere, @enosocial e @andrea_radic, mentre tra gli account più influenti, ovvero più menzionati, troviamo invece, in base al numero di mention, @vinitalytasting, @zonin1821, @andrea_radic, @pressvrfiere e @winenewsit, l’unica testata del settore a figurare tra gli account più influenti.

“Siamo analisti - racconta a WineNews Paolo Errico, ad Maxfone - ed oggettivamente i numeri ci dicono che molte aziende del vitivinicolo hanno fatto exploit interessanti. Diverso, stranamente, il fatto che a livello editoriale, l’attenzione dei media tradizionali stata meno marcata.
Una testata come WineNews, invece, sta sviluppando una strategia diversa, che non passa solo per il sito, ma anche per i social, in maniera parallela ed indipendente. Nessun altro evento ha “parlato”, come si dice in gergo, così tanto come Vinitaly, ha una rilevanza mondiale, e WineNews in questo ha un posizionamento indiscutibile, è la prima testata online presente su un evento di questo tipo. Bene per WineNews - continua Errico - ma meno per il resto del mondo editoriale, che non è stato all’altezza, anche di una metamorfosi della comunicazione che la carta stampata fa fatica a seguire. Una cosa importante è proprio l’aspetto che riguarda il vino, un prodotto che si presta bene ad essere raccontato, c’è un intero mondo narrativo che arriva proprio dai consumatori e dai wine lovers. Fanno bene certe aziende ad analizzare questa user experience, sarà un fattore determinante, c’è un universo pronto a raccontare il nostro vino al posto nostro. Ogni anno c’è uno step nuovo, ma questo vale per tutti, sarebbe interessante vedere come i clienti raccontano certe storie, per capire come muoversi sui diversi target”.

Emerge finalmente, riprende Errico, “una grande capacità di raccontare il territorio, oltre al prodotto ed al brand: i soggetti istituzionali hanno quindi lavorato bene. Ma ci vuole consapevolezza su come si lavora, ci vuole una strategia di mercato ed un target, ma non tutti lo stanno facendo. Ci vogliono contenuti narrativi, in grado di comunicare a diverse fasce di consumatori. Bisogna chiedersi “perché una persona cita la mia bottiglia su un contenuto social?” Devo saperlo per comunicarlo al meglio, e troppo spesso le aziende non se lo chiedono”.

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