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Caos Ocm Promozione 2016-2017, “l’auspicio è che l’Amministrazione trovi una soluzione prima dei pronunciamenti del Tar del 5 maggio”. Così l’Avvocato Fabio Giuseppe Lucchesi, che segue molti dei ricorsi presentanti da diverse realtà

Se, in qualche modo, la questione Ocm Promozione 2016-2017 (https://goo.gl/uNgQee) si risolve prima dei pronunciamenti del Tar sui ricorsi, in calendario il 5 maggio, si arriverà forse alla parola fine di una vicenda che, di fatto, tiene bloccati i 30 milioni di euro di cofinanziamento della promozione nei Paesi terzi per il vino italiano gestiti a livello nazionale (sui 100 per l’Italia, di cui 70 gestiti a livello regionale, ndr). Altrimenti, a prescindere da chi avrà la ragione, è facile immaginare che si andrà avanti con i contenziosi, con il Consiglio di Stato e così via, minando definitivamente il poco rimasto salvabile dell’efficacia di una misura che, negli anni è stata fondamentale per la crescita delle esportazioni del vino italiano, “e che mai prima in 8 anni di applicazione aveva visto aziende escluse dai finanziamenti fare ricorso, segno che evidentemente al di là delle interpretazioni personali qualcosa che non ha funzionato c’è”. Commenta così, a WineNews, l’avvocato Fabio Giuseppe Lucchesi, dello Studio Legale Lucchesi di Roma, che segue i ricorsi pendenti sull’assegnazione delle risorse presentati, tra gli altri, da Confagri Promotion, Istituto Grandi Marchi, Cantine La Marca e Associazione Solo Vino Unavini, dopo le due diverse graduatorie emesse dal Ministero, e in attesa della terza riguardante il secondo bando pubblicato a fine 2016 per assegnare i 13 milioni di euro rimasti vacanti dopo la prima “revisione”.
La speranza, spiega Lucchesi, “è una soluzione anticipata adottata dall’Ammistrazione (ovvero Ministero delle Politiche Agricole ed Agea) e in autotutela che ripristini una condizione di uguaglianza tra tutti”. Perché il vero motivo del contendere, spiega ancora l’avvocato, è la differente interpretazione adottata a livello nazionale e regionale di eventuali posizioni di sovrapposizione tra i soggetti ammessi a finanziamento. In concreto, spiega Lucchesi, “a livello regionale si è tenuto conto delle autodichiarazioni delle aziende, di cui la stessa Agea ha confermato la validità, cosa che però incomprensibilmente non è avvenuta a livello nazionale”.
Perché tra i criteri di assegnazione delle risorse, c’è l’esclusione nel caso in cui un soggetto benefici di più finanziamenti per lo stesso Paese obiettivo e lo stesso tipo di vino. Una questione di lana caprina, ma più semplice di quanto sembri, perché, come spiega l’avvocato, “non è detto che se un’azienda è presente in più raggruppamenti di imprese, benefici dei fondi europei per lo stesso Paese obiettivo e per lo stesso tipo di vino”.
“Il tema dominante - sottolinea Lucchesi - è proprio la valutazione del cosiddetto doppio finanziamento. Il motivo dell’esclusione risiede nel fatto che, secondo il Ministero e secondo Agea, non sarebbero ammissibili i progetti, anche se presentati da raggruppamenti di più soggetti, nei quali sia presente anche una sola azienda che partecipa anche ad un progetto Regionale o multiregionale. Anche se, nei due progetti, la partecipazione della singola azienda sia rivolta a Paesi diversi e vini diversi, circostanza del tutto logica ove si consideri, ad esempio, che una azienda veneta non potrebbe mai partecipare a programmi di altra e diversa Regione”. Ma per dirimere la questione si è utilizzato un metro diverso. In poche parole, a livello regionale ha tenuto fede l’autodichiarazione delle imprese che hanno detto: io sono in due progetti, ma faccio cose diverse, in Paesi diversi e con vini diversi, quindi non c’è doppio finanziamento per la stessa azione. A livello nazionale, invece, questo non è stato recepito, e ha creato un caos che, al di là di come si risolveranno le cose ha minato l’efficacia di un anno di Ocm Promozione.
“Inoltre - aggiunge Lucchesi - la verifica delle eventuali sovrapposizioni è avvenuta solo guardando la partita Iva delle aziende, e non tramite la verifica, concreta, in ordine alla partecipazione della singola azienda a due progetti in due Paesi diversi ed in alcuni casi per vini diversi. Peraltro anche in situazioni complesse dove strutture aziendali molto importanti avevano sedi in più Regioni, e quindi con realtà diverse, vini diversi, con Paesi obiettivo diversi e così via, per quanto riferite alla stessa unità imprenditoriale. Ma si è solo guardato all’identità del soggetto, e non alla concretezza delle azioni. E poi, anche se la nostra è ovviamente una posizione di parte, va detto che anche laddove si fosse riscontrata una sovrapposizione reale, ciò che correttamente il Ministero avrebbe dovuto fare, sarebbe stato escludere la singola azienda e non l’intero progetto. Se c’è un raggruppamento di 50 aziende, e ce n’è tra queste una sola con una posizione vera o presunta di sovrapposizione, nella peggiore delle ipotesi andava esclusa quella singola azienda, e non l’intero progetto. Paradossalmente si potrebbe addirittura aggiungere ad un’ipotesi fraudolenta. Io azienda “x” voglio far escludere dal finanziamento certi programmi, non dico nulla a nessuno, e partecipo a due programmi volutamente al fine di escluderli. E questo non è concepibile. Anche perché, per quanto il meccanismo preveda una erogazione delle somme collettive, cioè al capofila che poi le ridistribuisce ad ogni singola azienda, il destinatario finale dei contributi non è il capofila ma la singola azienda. Tant’è vero che la rendicontazione viene fatta sull’iniziativa progettuale presentata dal capofila, ma rispetto alle iniziative progettuali realizzate dalle singole aziende che non sono tra di loro legate, perché ogni singola azienda svolge nel programma una o più diverse attività. Se il programma prevede 10 azioni, io piccola azienda che voglio andare in Giappone perché non ci sono mai stata, per esempio, posso partecipare anche in maniera minima ad una sola azione di un progetto più ampio, e sarò destinataria di quella frazione di quel contributo. Quindi escludere tutto il progetto dal finanziamento per una presunta sovrapposizione mi sembra una forzatura, perché si va ad introdurre un’ipotesi, come abbiamo scritto negli atti, di oggettiva responsabilità nei confronti di strutture che solo nella logica della regolamentazione comunitaria sono insieme per poter andare insieme. Ma le attività non sono trasferibili in senso orizzontale da un soggetto all’altro, ognuno ha un pezzettino di iniziativa progettuale”.
In ogni caso, il tempo ormai è passato, e quando si dovrebbe già parlare in maniera concreta del bando 2017-2018, siamo ancora a questo punto. Come uscirne? Secondo Lucchesi, come detto, “l’auspicio è che prima del 5 maggio l’Amministrazione provveda ad una revoca in autotutela e delle due graduatorie fin qui pubblicate, non pubblichi la terza relativa al secondo bando, e riformuli una graduatoria dove, tenuto conto di quanto detto sul tema delle sovrapposizioni, nessuno potrebbe più dire nulla: chi avrà il punteggio più alto avrà i soldi, e chi non lo avrà sarà escluso, e non ci sarà più alcun motivo di censura per fare ricorso”.
Certo, c’è anche l’ipotesi, però, che il Tar dia ragione al Ministero. “E allora dovremo plaudire al Ministero perché avrebbe fatto tutto correttamente. E varrebbe al contrario quello che stiamo dicendo, perché, altrimenti, vi sarebbe comunque una duplicità di trattamento sul tema del doppio finanziamento”.

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