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Oiv: vigneto mondiale a 7,5 milioni di ettari nel 2016, in calo la produzione (267 milioni di ettolitri, -3%), stabili i consumi (242 milioni di ettolitri). Negli scambi volumi a 104 milioni di ettolitri (-1,2%), valore a 29 miliardi di euro (+2%)

Italia
La situazione del vino mondiale fotografata da Oiv

La dimensione del vigneto mondiale nel 2016 si mantiene a 7,5 milioni di ettari, con 5 Paesi del mondo che valgono il 50% del totale (Spagna il 13%, Cina e Francia l’11%, Italia al 9% e Turchia il 6%). In particolare, dal 2000 ad oggi è diminuita la superficie viticola in Europa, dove il solo vigneto in crescita è quello italiano (+8.200 ettari, per un totale di 690.000); continua a crescere anche la Cina (+16.800 ettari, a 850.000), che si conferma secondo vigneto mondiale dopo la Spagna che rimane saldamente in testa (975.000 ettari) e con la Francia al terzo posto (790.000 ettari); è stabile invece negli Stati Uniti e nell’emisfero Sud in generale, in calo in Portogallo e Turchia. Per quanto riguarda la produzione, nel 2016 sono stati prodotti 267 milioni di ettolitri di vino, in calo del 3% sul 2015: l’Italia (con 50,9 milioni di ettolitri +2%) si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia (43,5 milioni di ettolitri, -7%) e dalla Spagna (39,3 milioni di ettolitri, +4%), con un livello di produzione che rimane elevato in Usa (23,9 milioni di ettolitri, +10%), si attesta a 13 milioni di ettolitri in Australia (+9%) e in Cina a 11,4 milioni di ettolitri (-1%), mentre diminuisce nei Paesi dell’America Latina e in Sud Africa. Fronte consumi, invece, nel 2016 sono stati consumati 242 milioni di ettolitri di vino, stabili sul 2015 e dall’inizio della crisi economica del 2008: con 31,8 milioni di ettolitri di vino consumati nel 2016 (il 13% del totale), gli Usa in crescita (+2,5%) si confermano primo consumatore mondiale, dal 2011, seguiti da Francia (27 milioni di ettolitri, -0,7%), Italia (22,5, +5,3%), Germania (20,2, -1,8%) e Cina (17,3, +6,9%). Parola dell’Oiv-Organization Internationale de la Vigne e du Vin, il cui dg Marie Aurand ha presentato oggi a Parigi la Congiuntura vitivinicola mondiale 2016. Secondo la quale, guardando al commercio mondiale di vino, nel 2016 si registrano volumi in leggero calo (104 milioni di ettolitri, -1,2%), ma un valore in crescita (29 miliardi di euro, +2%), stabile l’imbottigliato, in leggero calo lo sfuso (-4%), in continua ascesa gli spumanti (+7%). Le esportazioni sono largamente dominate in volume dalla Spagna (22,3 milioni di ettolitri), dall’Italia (20,6) e dalla Francia (14,1), che rappresentano il 55% del mercato mondiale. In valore la Francia (con 8,225 miliardi di euro) e l’Italia (5,354 miliardi di euro) continuano a dominare, con una quota, rispettivamente del 28% e del 19% del totale, seguiti dalla Spagna (2,644 miliardi di euro). Primo importatore in volume la Germania (14,5 milioni di ettolitri), seguita da Regno Unito (13,5) e Stati Uniti (11,2), Francia (7,9), ma con un balzo della Cina del +45% sul 2015 (6,4). A valore i primi 5 Paesi importatori rappresentano oltre il 50% del totale: Usa (5,016 miliardi di euro), Regno Unito (3,498), Germania (2,450), Cina (2,143) e Canada (1,604).
Dal 2008, l’Oiv registra una stabilizzazione del vigneto mondiale a 7,5 milioni di ettari. Nel 2016 la superficie viticola cinese continua a crescere (+16.800 ettari). La dimensione del vigneto diminuisce invece in Turchia (-17.000 ettari) e in Portogallo (-9.000 ettari). In Europa, il solo vigneto in crescita è quello italiano (+8.200 ettari). La Spagna rimane saldamente in testa per quanto riguarda le superfici coltivate, con circa un milione di ettari, davanti alla Cina e alla Francia.
La produzione mondiale di vino è in calo rispetto al 2015, e nel 2016 (esclusi succhi e mosti) si attesta a 267 milioni di ettolitri, segnando un -3%, con l’Italia che si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia e dalla Spagna. In pratica in Europa, si registrano produzioni leggermente superiori alla media in Italia e in Spagna, e inferiori in Francia, Germania, Portogallo e Romania, e nel resto del mondo è superiore alla media in Usa, Australia e Nuova Zelanda, mentre è inferiorie sulla media 2015 in Argentine, Sud Africa, Brasile e Cile. Il livello di produzione rimane elevato negli Stati Uniti, alla posizione n. 4 (23,9 milioni di ettolitri), si attesta a 13 milioni di ettolitri in Australia, alla posizione n. 5 e a 11,4 milioni di ettolitri in Cina, alla posizione n. 6. Nei Paesi dell’America latina e in Sud Africa le condizioni climatiche sfavorevoli hanno pesato sulla produzione: un forte calo della produzione si registra in Sud Africa (10,5, alla posizione n. 7), in Cile (10,1, alla posizione n. 8), in Argentina (9,4 milioni di ettolitri, alla posizione n. 9) e in Brasile (1,6). Chiude la top 10 dei principali Paesi produttori la Germania (a 9 milioni di ettolitri).

Il consumo di vino stimato nel 2016 è stabile sul 2015 a 242 milioni di ettolitri, con una tendenza alla stagnazione che si osserva dal 2008, con i consumi diminuiti soprattutto nei Paesi tradizionalmente consumatori, a vantaggio dei nuovi. Il forte calo registrato in Ungheria, Argentina e Romania è stato compensato da un aumento del consumo di Usa, Cina e Italia. Il consumo di Francia e Spagna rimane stabile, così come in Germania e Russia. Guardando ai primi 10 Paesi consumatori, alla posizione n. 6 tra i Paesi consumatori c’è il Regno Unito (12,9, +1,4%), seguito da Spagna (9,9, 0,4%), Argentina (9,4, -8,3%) e Russia (9,3, +0,3%). Nel dettaglio dei consumi procapite, i più alti si registrano in Portogallo (54 litri), seguito da Francia (51,8), Italia (41,5), Svezia (41) e dalla Svizzera (40,3) nelle prime 5 posizioni, e con, tra i principali mercati, la Germania a 29,3 litri, il Regno Unito a 24 litri, il Canada a 16,2 litri, gli Stati Uniti a 11,9 litri, la Russia a 7,8, e la Cina ad appena 1,4 litri
Nel 2016, gli scambi di vino si sono leggermente ridotti in volume (-1,2%, a 104 milioni di ettolitri), ma hanno continuato a crescere in valore, attestandosi a 29 miliardi di euro (+2% rispetto al 2015). Nella ripartizione, l’export dell’imbottigliato (54%, a 54,9 milioni di ettolitri) è stabile negli ultimi 4 anni, lo sfuso registra una leggera diminuizione (-4% sul 2015 a 38,3 milioni di ettolitri, con una quota del 38%), mentre gli spumanti proseguono la loro crescita (+7% sul 2015, a 7,9 milioni di ettolitri, con una quota dell’8%). Le esportazioni sono largamente dominate in volume dalla Spagna, dall’Italia e dalla Francia, e a seguire, Cile a 9,1, Australia 7,5, Sudafrica 4,2, Stati Uniti 4,1, Germania 3,6, Portogallo 2,8, Argentina 2,6 e Nuova Zelanda 2,1. In valore la Francia e l’Italia continuano a dominare, seguiti dalla Spagna e da Cile (1,650 miliardi di euro), Australia (1,459), Stati Uniti (1,391), Nuova Zelanda (959 milioni di euro), Germania (960), Argentina (737), Portogallo (734) e Sudafrica 629).

Intanto, arrivano anche le prime stime dei raccolti 2017 nell’emisfero australe, con produzioni generalmente in crescita sul 2016, con l’eccezione di Australia e Nuova Zelanda, che prevedono produzioni essenzialmente immutate sull’anno precedente.

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