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Hogan: “Vinitaly la fiera del vino più importante del mondo”. Martina- “da qui si detta agenda agricola dell’Italia, ora puntiamo all’Europa”. E, intanto, annuncia la proroga delle sanzioni sul registro telematico di cantina al 30 giugno

Italia

“4 Vinitaly sono tanti, non so se ci sarà il quinto, per me, ma posso dire che nel lavoro sul vino e l’agricoltura che abbiamo fatto, insieme, in questi anni, questo appuntamento è sempre stato fondamentale per dettare l’agenda politica italiana dell’agricoltura, e ora una delle sfide che ci attende è farlo in sede europea, ed è per questo che ringrazio il Commissario all’Agricoltura Ue Phil Hogan di essere qui”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, nell’inaugurazione ufficiale di Vinitaly dove, accennando a quanto è stata “fondamentale l’Ocm Vino, testimonianza di come l’Ue e l’Italia supportino le imprese”, ed annuncia che “è pronto il decreto 2017-2018 sui cui dialogheremo ancora con la filiera per risolvere qualche criticità che ci siamo trovati”, sorvolando di fatto, però sui problemi che bloccano ancora il bando promozione 2016-2017, ma annunciato anche due importanti novità: la proroga al 30 giugno dell’applicazione delle sanzioni per le imprese che ancora non si sono messe in regola nel passaggio al registro telematico di cantina, e l’arrivo dei primi “15 decreti applicativi del Testo Unico, che riguarderanno i temi dei controlli, della qualità e della tracciabilità, e su questo tema da domani partirà una consultazione pubblica per raccogliere tutti i suggerimenti possibili degli operatori”.

Messaggi che arrivano da un Vinitaly che il Commissario Ue all’agricoltura Hogan definisce senza mezzi termini “la fiera del vino più importante del mondo”, e dove lo stesso Hogan parla anche di Pac: “è fondamentale per l’economia europea, per l’ambiente, ma anche per il tessuto sociale di tutta l’Unione - ha detto - e nella discussione sul futuro di questo strumento dico chiaramente che metteremo ancora al centro la qualità, e il sostegno alla promozione. Se tutte le economie andassero come quelle del wine & food, l’economia generale sarebbe più solida”, ha sottolineato il commissario.

E le nuove sfide della Pac, ha sottolineato ancora Martina, sono ancora più importanti non solo perchè “la Politica Agricola Comune è stata fondamentale per 60 anni, visto che ricorrono proprio quest’anno quelli dei Trattati di Roma da cui è nata l’Europa unita, ma anche perchè dobbiamo renderci conto che senza questo strumento un settore che oggi è trainante, probabilmente, sarebbe poca cosa. E rinunciare alla Pac così come è ora, vorrebbe dire privarsi di un grande strumento di competitività”. Ma tanti sono i temi sul campo, in questo senso.

“Prima di tutto se non si capisce che la sfida è nella sostenibilità della Pac, sia di bilancio, dopo la Brexit (il Regno Unito era un contributore netto dell’Ue, ndr), si ambientale, non si capisce su quali campi ci si gioca il futuro. E poi c’è il grande tema della tracciabilità dei prodotti, del passaggio tra l’agricoltura e il cibo, per semplificare. E su questo l’Italia, che già sta sperimentanto e anticipando i tempi, come succede con l’etichetta del latte - ha ricordato Martina - ha grandi spazi di crescita. Certo, le incognite sono tante, dalla stessa Brexit a questi venti di neoprotezionismo di cui si parla tanto. Ma, in questo contesto, dobbiamo lavorare sugli accordi internazionali, su regole certe, perchè noi siamo il Paese delle Pmi, e in assenza di regole certe, sono proprio le imprese più piccole a soffrire, non di certo i grandi”.

E vanno fatte scelte di campo, come in mercati su cui investire, per esempio, che, ricorda Martina, per noi negli ultimi anni sono stati soprattutto Stati Uniti e Cina, mercato, quest’ultimo, che sarà fondamentale, anche perchè, ha ricordato il presidente di VeronaFiere Maurizio Danese, “oggi Usa, Germania e Uk valgono da soli oltre la metà delle esportazioni di vino italiano, che è un bene ma anche un rischio, e quindi bisogna lavorare per diversificare di più, ed è uno degli impegni che Vinitaly, con sempre più investimenti sull’internazionalizzazione e l’incoming di buyer, sta portando avanti”.

Come testimonia la presenza, quest’anno, dei vertici di 1919, il più grande distributore on line ed off line di vino in Cina (1.000 negozi nel Paese, ma punta a quota 6.000 entro il 2019, ndr), dopo quella del fondatore del colosso dell’ecomerce cinese Alibaba, Jack Ma, nel 2016. Ma quello cinese è un mercato assai complesso, dove è difficile per l’Italia farsi conoscere e capire, come ha testimoniato, simbolicamente, qualche inghippo tecnico nell’intervento del fondatore di 1919 Robert Yang che, però, ha ribadito le grandi opportunità di crescita che ci sono in Cina, anche per l’Italia, riconfermando l’interesse ed il supporto nei confronti dell’Italia del vino da parte dei player cinesi. In cui sperano anche i “tanti imprenditori che lottano e vincono ogni giorno sui mercati del mondo - ha ricordato il presidente dell’Italian Trade Agency Michele Scannavini - e lo dimostra un export è in salute e cresce: il +4,4%, a 5,6 miliardi di euro, nel 2016, è buon incremento in un quadro molto complicato per gli scambi, considerando anche l’Italia, nel complesso, è cresciuta dell’1,2%, quindi vino è trainante (anche se senza il Prosecco, i dati 2016 delle esportazioni enoiche sarebbero negativi, ndr). In Usa siamo i n. 1, ma il nostro vino ha un prezzo medio che è ancora la metà di quello francese, e su questo dobbiamo lavorare. In Cina dobbiamo ancora fare un lavoro di base, ma ci impegneremo. Lavorando insieme, nella strategia di internazionale dell’Italia, di cui il vino è un pilastro, anche attraverso le fiere, come ovviamente Vinitaly, e con il Tavolo del Vino che vede insieme Ministero della Sviluppo Economico, Poliche Agricole ed Affari Esteri, oltre alle organizzazioni di filiera”.

Filiera che, però, chiede risposte che, ancora, al di là delle promesse e dei proclami, non arrivano chiare e nette come dovrebbe essere per un settore trainante dell’economia italiana.

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