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Rapporto distretti produttivi by IntesaSanPaolo: in top 10, al primo posto, Prosecco Conegliano-Valdobbiadene, al terzo, quello dei salumi di Parma, al quarto, quello dei vini dei Colli Fiorentini e Senesi e, quinto, la mozzarella di bufala Campana

Italia
Il distretto di Conegliano e Valdobbiadene al primo posto del Rapporto dei Distretti Produttivi by Intesa San Paolo

Il distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene. I salumi di Parma. E poi i vini dei colli Fiorentini e Senesi, la mozzarella di bufala campana, i dolci e pasta veronesi e le conserve di Nocera. Sono i distretti agroalimentari italiani, che insieme ai più “classici” distretti industriali, in tutto 149 per un totale di 15 mila aziende, trainano la ripresa con un fatturato salito dell’1,4% nel biennio 2015-2016 ai livelli pre-crisi. E la corsa non si fermerà: entro il 2018 le stime di Intesa San Paolo prevedono una crescita cumulata del fatturato del 4,3%, trainata dai mercati esteri e sostenuta dalla domanda interna. La fotografia scattata nell’ultimo rapporto di Intesa Sanpaolo (siamo all’edizione n. 9) conferma che l’unione fa la forza: i distretti rappresentano il 21,6% del fatturato manifatturiero italiano, ma anche il 23,6% del suo export e il 69,2% del saldo commerciale, con performance particolarmente positive per meccanica (+5,2%), agricoltura (+3,4%) e vini (+3,2%).
Ad ottenere la miglior valutazione, dal punto di vista della performance di crescita e redditività, e aggiundicandosi così il primo posto nella “top ten”, il distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, forte di un incremento dei ricavi del 136% in otto anni (mostrando, in particolare, una crescita significativa di fatturato ed export), che si è piazzato davanti all’occhialeria di Belluno (prima lo scorso anno) e ai salumi di Parma. Seguono al quarto posto i vini dei Colli Fiorentini e Senesi (caratterizzati da un rafforzamento della redditività e da livelli di export e fatturato da massimo storico), la mozzarella di bufala campana, la conserva di Nocera al settimo posto, i dolci e pasta veronesi, anch’essi caratterizzati da un rafforzamento della redditività e dal forte recupero dei livelli di attività dai valori pre-crisi, per restare al settore agroalimentare che popola la top 10.
Più fattori sono premianti: un territorio attrattivo (riscoperto come luogo di produzione), che vede sempre più ingressi di imprese estere e il rientro di imprese italiane che avevano delocalizzato; la buona diffusione tra le imprese di brevetti, marchi, attività di export, investimenti diretti esteri, tutti su valori più elevati nei distretti rispetto alle aree non distrettuali; la presenza di grandi imprese consolidate e di nuovi protagonisti, tra cui medie imprese in forte crescita che possono diventare le grandi imprese di domani.

Di gran lunga al primo posto, con un valore dell’indicatore sintetico pari al 92,8 (su un potenziale valore massimo pari a 100), si colloca dunque il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, che ha ottenuto risultati brillanti su tutti i fronti, mostrando, in particolare, una crescita significativa di fatturato ed export anche negli ultimi due anni. Seguono, un po’ staccati e con valori dell’indicatore sintetico tra 82,5 e 84,3, occhialeria di Belluno, salumi di Parma e vini dei colli Fiorentini e Senesi. Dal quinto all’ottavo posto si posizionano mozzarella di bufala, conserve di Nocera e dolci e pasta veronesi, anch’essi caratterizzati da un rafforzamento della redditività. Tant’è che il settore aagro-alimentare, già su livelli di massimo nel 2014, è riuscito a toccare nuovi record storici in termini di fatturato.

I distretti hanno potuto contare sul traino offerto dalle imprese di medie e grandi dimensioni: le prime, infatti, tra il 2008 e il 2015 hanno messo a segno un aumento del fatturato pari al 17,6%; le seconde hanno registrato un progresso del 12,5%. Maggiori difficoltà sono state incontrate dalle imprese micro che tuttavia hanno sofferto relativamente meno rispetto ai competitor non distrettuali (-7,8% tra il 2008 e il 2015 vs. -12,1%).
L’evoluzione più dinamica delle imprese distrettuali è spiegata, in primo luogo, da un miglior posizionamento sui mercati esteri, che le ha favorite in un periodo di crescita della domanda mondiale e di relativa debolezza della domanda interna. Le imprese distrettuali mostrano, infatti, una maggiore presenza sui mercati esteri in tutte le classi dimensionali, a indicazione del fatto che molto verosimilmente nei distretti sono presenti meccanismi (involontari e informali) di scambio della conoscenza dei mercati, che innescano processi virtuosi di imitazione delle strategie commerciali adottate dai soggetti più dinamici e proattivi. Tuttavia, anche a parità di posizionamento strategico le imprese distrettuali presentano una dinamica migliore, lasciando pensare alla presenza di altri fattori di competitività, intangibili e non misurabili, esterni all’impresa ma diffusi all’interno di territori circoscritti.
La miglior dinamica del fatturato, oltre a tradursi in un aumento maggiore dell’occupazione tra le imprese distrettuali di medie e grandi dimensioni, ha spinto al rialzo la produttività. Ne è conseguita una migliore evoluzione della redditività dei distretti in tutte le classi dimensionali.
In un contesto di tassi di interesse storicamente molto bassi, nei distretti nel periodo 2008-15 si è assistito a un rafforzamento generalizzato della redditività complessiva, che ha riguardato soprattutto le imprese di dimensioni grandi e medie ma ha interessato anche le micro imprese.
Ma la gestione finanziaria non risulta ancora ottimale: il leverage tra le micro imprese negli ultimi anni si è ridotto, ma è rimasto su livelli elevati, così come la quota di debiti bancari a breve termine. Inoltre, la maggior parte delle imprese micro presenta ancora un gap di fatturato rispetto al 2008. Gli effetti della crisi potranno dirsi veramente superati solo quando anche gran parte di questi soggetti saranno riusciti a rilanciare la propria competitività, seguendo il percorso intrapreso da quei soggetti di piccole e piccolissime dimensioni che nel tempo sono riusciti a divenire partner strategici delle imprese capofila e in grado di offrire anche soluzioni di qualità, esclusive e personalizzate.
Infine, resta un ultimo aspetto da rimarcare: nel 2016 la dispersione dei risultati di redditività ha avvicinato i livelli toccati nel 2009. Ciò significa che in un contesto congiunturale relativamente favorevole la distanza tra migliori e peggiori è tornata su livelli di massimo storico, a conferma del fatto che nel nuovo contesto competitivo c’è spazio solo per le imprese proattive ed eccellenti, indipendentemente dalle condizioni di domanda esterna.

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