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Il fenomeno Prosecco dal boom di produzione ed export alla svolta sulla sostenibilità: una strada che Prosecco Doc e Conegliano Valdobbiadene Docg stanno percorrendo in parallelo, e l’esempio della griffe Bortolomiol che guarda al Carbon Footprint

Italia
Il territorio del Prosecco Docg: Conegliano e Valdobbiadene

Il fenomeno Prosecco non è più una novità, ma una colonna portante del comparto enoico italiano, capace, in un 2016 difficile, di mantenere i dati dell’export sopra la linea di galleggiamento, con exploit importanti su tutti i mercati principali: Usa, Gran Bretagna e Germania. Ma quelle delle bollicine venete (e friulane) è una galassia complessa, in cui si muovono due grandi denominazioni, quella del Prosecco Doc, che ha chiuso il 2016 a quota 420 milioni di bottiglie, e quella del Conegliano Valdobbiadene Docg, dove la produzione ha toccato invece le 90 milioni di bottiglie. Diverso anche l’impatto delle spedizioni verso i mercati esteri, che pesano per il 70% delle vendite di Prosecco Doc e per appena il 40% di quelle del Conegliano Valdobbiadene Docg, che nel 2015 è cresciuto più sul mercato interno che fuori dai confini, specie in valore: +15%. Nel complesso, è un’economia che oggi vale qualcosa come 2,5 miliardi di euro, con un boom produttivo ben riassunto da due cifre: 2,04 milioni di ettolitri imbottigliati nel non lontano 2012, contro i 3,29 milioni di ettolitri imbottigliati nel 2015.
Due anime e due prodotti diversi, declinati su un territorio enorme da 13.500 produttori e 1.380 cantine, che non si preoccupano solo di crescere dimensionalmente, ma anche di farlo in sintonia con il territorio che li ha resi grandi, e a dimostrarlo ci sono le strade, parallele, che hanno deciso di percorrere i due Consorzi. È di pochi giorni fa l’annuncio della svolta decisa dal Prosecco Doc sul fronte della sostenibilità, con la messa al bando di Glifosate, Folpet e Mancozeb, prodotti del tutto legali, ma sulla cui sostenibilità in molti nutrono dubbi. È il primo passo, che approderà presto nel disciplinare di produzione, verso una certificazione che attesti dapprima la sostenibilità del prodotto, quindi dell’intera denominazione Prosecco, attraverso un sistema di gestione che non si limiti alle buone pratiche agricole (comprendendo anche il biologico e la lotta integrata) ma includa anche le buone pratiche socio-economiche.
Il sentiero, del resto, era tracciato: il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg aveva già messo al bando dal 2013 sia il Folpet che il Mancozeb. E, con il Protocollo Viticolo 2017, lo strumento che il Consorzio adotta dal 2011 per la gestione sempre più sostenibile del vigneto, presentato oggi, fa un’ulteriore passo avanti: anticipando la normativa Ue, infatti, sollecita con forza gli agricoltori ad abbandonare il diserbo chimico, indicando ai viticoltori la strada della lavorazione del suolo come miglior strategia per la cura della salute del vigneto.
Il documento, oltre a eliminare completamente gli agenti chimici un tempo indicati, spiega nel dettaglio quali pratiche agronomiche si possono utilizzare in vigneto per ottenere risultati altrettanto soddisfacenti se non addirittura migliori. Per quanto riguarda le aree più pianeggianti, in particolare, si indica di procedere con le lavorazioni del sottofila utilizzando attrezzi specifici tipo scalzonatori o rincalzatori a dischi o con piccoli aratri. Questo consente sia di eliminare le malerbe che di interrare il concime (letame maturo o derivati) a circa 15 cm di profondità. Inoltre, sono consigliate pratiche di inerbimento e sovescio per conservare e arricchire il suolo anche di sostanza organica e proteggerlo da infestanti. Mentre per quanto riguarda le aree collinari si procederà allo sfalcio e al ricorso a strumenti alternativi come la pacciamatura organica.
“Nell’edizione 2017 del nostro Protocollo Viticolo - spiega Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg - non comparirà più la tabella dei prodotti dedicati al diserbo, perché la strada che vogliamo indicare per la gestione del vigneto è quella della lavorazione integrale del suolo. Siamo orgogliosi del laborioso percorso che abbiamo intrapreso in ambito di sostenibilità ambientale con il Protocollo Viticolo. Si tratta di un lavoro che è stato amplificato dalla collaborazione di numerosi enti locali, che hanno integrato i contenuti del nostro Protocollo nei loro regolamenti comunali. Segno quest’ultimo di un’efficace sintonia del sistema territoriale locale. Quest’anno - continua Nardi - il tema dell’uso di sostanze chimiche, in particolare quelle a base di glifosate, è ineluttabile. L’Unione Europea li metterà definitivamente al bando entro il 2018 e i comuni dell’area di Conegliano ne vietano l’uso. Questo ci dà ulteriore conferma che la strada di progressiva tutela del territorio, imboccata anni fa, ricordiamo che la Docg vieta l’uso del Folpet e del Mancozeb già dal 2013, sia quella corretta, sia da un punto di vista agronomico che da un punto di vista di tutela ambientale”.

Chi, proprio nel territorio del Conegliano Valdobbiadene, ha scelto la strada, più radicale, della conversione all’agricoltura biologica, è Bortolomiol, una delle griffe storiche del Prosecco. La cantina, fondata negli anni Quaranta, riscopre una tradizione familiare che risale addirittura al 1760. Qui, nel 2008, 2008 è iniziata la conversione dei vigneti al biologico ed è stato istituito il progetto “Green Mark”, un protocollo interno nato nel 2011 che, attraverso una serie di indicazioni e tecniche a cui i conferitori scelgono di attenersi, mira al miglioramento della gestione dei vigneti e delle uve con il minimo impatto ambientale e un approccio sempre più ecosostenibile. A cui adesso si aggiunge un nuovo step, la collaborazione con Indaco2 srl, società spin-off dell’Università di Siena, specializzata nel monitoraggio delle filiere produttive tramite indicatori di sostenibilità, con cui, racconta Elvira Bortolomiol, a capo dell’azienda,
“abbiamo studiato ed analizzato il ciclo di vita della Grande Cuvée del Fondatore Motus Vitae Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg Rive di San Pietro di Barbozza e di Ius Naturae Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg Biologico, considerando l’insieme degli impatti potenziali generati nei vari processi, dalla gestione del vigneto alla vinificazione in cantina e spumantizzazione, fino all’imbottigliamento e al trattamento di fine vita dei materiali di confezionamento”.
Dal rilevamento di questi dati è emerso che la misurazione dell’emissione della Carbon Footprint, ovvero della quantità di gas serra emessi in atmosfera per la produzione delle due referenze, viene ampiamente compensata da un terreno boschivo di oltre tre ettari che la famiglia Bortolomiol possiede nei pressi del Monte Cesen, che protegge dai venti provenienti da nord le colline di Valdobbiadene. Il bosco diventa così parte integrante della valorizzazione ambientale: un elemento che non è più solo statico e immobile, ma che è vivo e contribuisce attivamente al progetto di sostenibilità. La valorizzazione ambientale rimane un asset fondamentale per Bortolomiol, un processo che ha avuto un inizio ma è ancora in corso d’opera, che viene alimentato ogni anno attraverso costanti investimenti di ricerca e tecnologia. “Un impegno - conclude Elvira Bortolomiol - che ci assumiamo ogni giorno con l’obiettivo di lasciare un territorio più pulito e green alle prossime generazioni”.

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