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“Valorizzare la professionalità di chi lavora in enoteca, con un codice deontologico, una formazione continua e non solo”: così, a WineNews, Francesco Bonfio, presidente della nuova “Associazione Enotecari Professionisti Italiani” (Aepi)

Italia
Nasce Aepi, Enotecari Professionisti Italiani, per valorizzare professionalità, con codice deontologico, e formazione continua

Nell’affollato panorama delle associazioni ed organizzazioni del vino italiano, da oggi c’è una voce in più: quella della Aepi - Associazione Enotecari Professionisti Italiani che, a differenza di quanto fa Vinarius, associazione delle enoteche, e che tutela l’enoteca, semplificando, come esercizio commerciale, vuole valorizzare la figura di chi lavora con professionalità in enoteca. “Che può essere il titolare, ovviamente, ma anche un dipendente, un collaboratore, un consulente - spiega, a WineNews, il presidente Francesco Bonfio - e si sposta l’attenzione dal luogo alla persona”. Nessun “conflitto”, dunque, con quanto già esiste, anzi, “la filiera così si arricchisce di una voce in più, e coinvolge le persone che fanno questo lavoro a prescindere dall’essere proprietari o meno dell’enoteca, che invece è il requisito di Vinarius (tra i soci attuali di Aepi c’è anche il presidente Andrea Terrano, ndr). Aepi vuole delineare il profilo professionale di chi è un enotecario professionie, cosa fa e come lo fa. Ci sono dei requisiti per entrare nell’associazione, c’è un codice deontologico ma, soprattutto, c’è un aspetto che mi preme sottolineare, che è la formazione continua: ogni anno va fatta una formazione obbligatoria per rimanere nell’associazione, chi non la fa è fuori”.
Ovviamente si tratta di un’associazione privata, e quindi è evidente che essere iscritti all’associazione non è obbligatorio per chi vuole lavorare in un enoteca. “Tutto nasce dalla legge 4 del 2013, che mira a normare tutte le libere professioni che non sono già inquadrati in ordini o collegi, come sono per esempio commercialisti, geometri e così via. Questa legge - spiega Bonfio - è il primo passo per regolamentare queste attività che non possono essere inquadrate in ordini o collegi. Abbiamo pensato che fosse il momento, che ci fosse l’opportunità perchè nascesse un’associazione che mettesse insieme chi si occupa di vino in questo segmento di filiera. Oggi è un’associazione privata. Un domani, o un dopo domani, quando magari ci sarà un quadro normativo più preciso, potrebbe esserci anche un riconoscimento “istituzionale” che oggi, al contrario, non ci può essere”.
“Oggi tutti parlano di professionalità, ma spesso a vanvera. C’è chi parla di vigneti e di vitigni come fossero la stessa cosa, per esempio, quando evidentemente non lo sono. E in oltre, tanti parlano senza mettere in pratica niente, e questo è il nostro tentativo, dare una regolamentazione al settore degli enotecari, disegnare un profilo di cosa è la professionalità in questo mestiere. E in questo rientra anche la tutela del consumatore, attraverso uno “sportello del cittadino consumatore”, previsto dalla normativa Ue e italiana, per dare maggiore trasparenza e informazione, e anche perchè no per raccogliere critiche per migliorare”.
Insomma, è come dare un patentino o una “laurea” di enotecario professionista. “Non si può dire esattamente questo, ma il concetto - spiega Bonfio - è che se tu consumatore ti rivolgi ad un enotecario professionista che ottenuto e che mantiene questo status ogni anno, sei più protetto e rispettato”.
Un percorso non semplice, anche da un punto di vista normativo, quello che ha portato alla nascita di Aepi, sottolinea Bonfio, e c’è già la richiesta da parte di Aepi per entrare nell’elenco delle associazioni riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Gli associati, spiega una nota, “avranno la possibilità di vedere le proprie attività rappresentate e potranno avvalersi dell’Associazione come ponte di raccordo con gli organi dello Stato, portando alla pubblica attenzione tematiche sottovalutate o sconosciute”.
Tra gli obiettivi di Aepi, dunque, c’è quello di “valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche - si legge su www.enotecari.it - agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza; coordinare tutte le azioni, idee e attività al fine di promuovere e sostenere la conoscenza del vino ed il suo consumo responsabile e il mercato enologico di alto livello, animate dai migliori principi di etica professionale e commerciale; definire il profilo professionale di enotecario per i propri Soci e tutelare la specifica attività svolta dagli enotecari professionisti. A tal fine effettua, con cadenza periodica, la verifica dei requisiti in possesso dei singoli Soci, finalizzata a mantenere lo status stesso di Socio, disciplina le modalità dell’aggiornamento annuale e gli strumenti di verifica idonei ad accertare l’effettivo adempimento di tale obbligo; incoraggiare lo studio scientifico, diffondere l’enologia e combattere l’alcolismo; predisporre gli strumenti a tutela della cittadinanza che si avvale delle prestazioni professionali dei singoli associati; rappresentare la categoria nei confronti delle autorità, cooperare con gli organi dello Stato per la tutela e la valorizzazione del settore enogastronomico”.
Un nuovo percorso che inizia nel mondo del vino.

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