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“Mettere ordine nel Pinot Grigio del Nord-Est, che ne è la sua patria di elezione in Italia, e misurarsi per crescere”: a WineNews, Albino Armani sul futuro della nuova “Doc delle Venezie”, sotto ai riflettori a Verona, con Unione Italiana Vini

“Se si mette in ordine e si eleva la base della piramide, ne beneficiano tutte le denominazioni del territorio. E l’obiettivo della Doc delle Venezie è proprio questo: prima di tutto mettere ordine nel mondo del Pinot Grigio, poi divulgare la conoscenza di questa nuova denominazione, e poi si vedrà”. Così, a WineNews, Albino Armani, alla guida della celebre cantina veneta e della Associazione Temporanea di Scopo che ha guidato la costituzione della nuova Doc, i cui progetti di sviluppo saranno presentati domani a Verona, insieme ad Unione Italiana Vini (Uiv).
“È una denominazione unica, la prima che coinvolge tre Regioni d’Italia,Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, e che guardando in futuro potrebbe rappresentare anche un modello per altri territori”. Ed è una denominazione assai grande: oltre 20.000 gli ettari che sono coinvolti (11.500 in Veneto, 6000 in Friuli e 2.800 in Alto Adige), con un potenziale produttivo intorno ai 300 milioni di bottiglie.

“Ma il primo step del Consorzio che andremo a costituire, che inizialmente sarà molto snello e con funzioni di base, sarà proprio quello di misurare concretamente la nuova Denominazione - e questo sarà possibile solo con la prossima vendemmia, la prima che ricadrà sotto la Doc - per poi poter impostare più in particolare i discorsi del futuro, anche in base alla effettiva rappresentanza che man mano avrà. Quello che è certo è che non è una Denominazione che vuole sostituire quelle storiche presenti nei diversi territori che tocca. Ma vuole mettere ordine in un territorio che è la patria d’elezione del Pinot Grigio italiano (che è i quarto vitigno più coltivato in Italia), visto che qui si produce l’85% della tipologia nel nostro Paese (dove è presente oltre il 40% della superficie mondiale a Pinot Grigio, ndr). Un ordine che il regime dell’Igt con consentiva più. E che passerà prima di tutto da un grande lavoro sulla qualità, perchè tutto quello che vorrà essere imbottigliato sotto la denominazione, ovviamente, dovrà passare al vaglio di una commissione di degustazione, ed è la prima volta che avviene in un territorio così vasto che tocca tre Regioni”.
È chiaro che l’aumento della qualità della produzione è il primo passo essenziale, la condizione necessaria per arrivare, poi, nel tempo, ad un miglioramento del posizionamento sul mercato del Pinot Grigio (il 95% della tipologia finisce all’export, ndr), “che da questo punto di vista - spiega Armani - non è in un momento floridissimo”. E che, proprio attraverso questa nuova Doc, è in cerca di rilancio.

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