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Prezzi in calo per i vini comuni e Igt, in crescita per Doc e Docg, positivi export, ma anche gdo e horeca italiane, per un Belpaese che ha in cantina 2 vendemmie, i 50 milioni di ettolitri 2016 ed i 42 di giacenze (a luglio): così il report Ismea

Italia
Ismea: prezzi in calo per i vini comuni e Igt, in crescita per Doc e Docg, positivi export, ma anche gdo e horeca italiane

Guarda al 2017 con fiducia, il vino italiano, e con basi solide, anche se la fine del 2016 qualche segnale negativo di cui tener conto sembra averlo lasciato. È una delle letture possibili dell’ultimo report sulla filiera di Ismea, pubblicato a fine dicembre, che mette in evidenza, prima di tutto, una dinamica contrasta sul fronte dei prezzi. Male i vini comuni, con i vini bianchi a 3,10 euro ad ettogrado, a -1,5% sul 2015, e i vini rossi e rosati che segnano addirittura un calo del -9,5%, a 3,4 euro. Negative anche le performance dei vini Igt, con l’indice Ismea dei prezzi alla produzione per i primi 11 mesi dell’anno che indica, infatti, una riduzione delle quotazioni intorno al 9%. Come accade da anni, invece, sono positive le performance dei vini Doc e Docg, che fanno +6% nel complesso, e dove sono i bianchi però a trainare la crescita, con un +11%, mentre i rossi crescono appena dell’1%.
A livello di singole denominazioni, sul fronte dei rossi, al top c’è la classica “triade”, con il Brunello di Montalcino a 893,3 euro al quintale (si parla di prezzo alla produzione, franco magazzino produttore, e Iva esclusa, precisa Ismea), a +1,5% sul 2015, poi l’Amarone della Valpolicella a 850 euro, -2,4%, ed il Barolo a 815 euro, +8,8%. Ma scorrendo il “borsino” di Ismea, quello che emerge, al netto di valori comunque sostenuti, è la crescita di tutte le denominazioni piemontesi: dal +29,5% di Barbaresco, a quota 460 euro al quintale, al +27,2% del Dolcetto di Diano e Alba, fino al 23,3% del Nebbiolo d’Alba, e alla crescita di tutto il mondo “Barbera”: +18,9% per quella del Piemonte, +17,6% per la Barbera del Monferrato, +16,9% per quella di Alba, +11,5% per quella di Asti, con quotazioni che oscillano dai 90 ai 160 euro a quintale per le diverse denominazioni. Ma molto bene, in termini di crescita, fanno anche il Valpolicella Classico a +26% (per 315 euro al quintale), il Cannonau di Sardegna a +26,1% (131 euro al quintale) e, tra le grandi denominazioni, il Chianti Classico, a +10% con una quotazione di 264 euro (anche se, precisa il Consorzio del Chianti Classico, per l’annata 2015 il range realistico oscilla tra i 195 ed i 235 euro, ndr).
A livello bianchista, invece, come sempre le quotazioni sono dominate dai vini dell’Alto Adige: si va dai 415 euro per il Traminer Aromatico ai 290 del Pinot Grigio, dai 289 del Terlano Pinot Bianco ai 281 dello Chardonnay. E poi c’è il Prosecco Docg, a quota 254 euro a quintale, con un crescita tra le più importanti, +14,6%, anche se ancora di più, in questo senso, fa il Prosecco Doc, con un +17,4%, superando i 207 euro al quintale. Anche se la crescita maggiore in assoluto è quella del Friuli Grave Friulano: +23,1%, a quota 105 euro.
Un tema fondamentale, quello delle quotazioni, perchè, ricorda Ismea, l’Italia ha in cantina quasi due vendemmie, se si contano gli oltre 50 milioni di ettolitri stimati dalla produzione 2016, e i 42,7 milioni di ettolitri di giacenze registrate a luglio dello scorso anno. Sul fronte delle esportazioni, Ismea conferma che nel 2016 dovrebbe essere stato superato il muro dei 5,5 miliardi di euro, considerati i 4 miliardi di euro (3,3% su base annua) “fatturati” dalle cantine del Belpaese tra gennaio e settembre 2016, con un export di 14,7 milioni di ettolitri (+1,4%), soprattutto grazie agli spumanti. Mentre sono crollate le importazioni di vino in Italia: -42% in volume, a 1,2 milioni di ettolitri, e -7,1% in valore, a 204.610 euro, oltre la metà dei quali realizzati dalla Francia, che vede crescere le sue spedizioni nel Belpaese del 14% in valore. In Italia, invece, la gdo ha registrato risultati nel complesso positivi: a fronte di una sostanziale stabilità dei volumi nei primi undici mesi dell’anno (+0,4%), i valori sono cresciuti del 2,2%. Anche qui, la superstar sono stati gli spumanti, a +13,3% in quantità e +14,7% in valore, ma sono positive anche le performance dei vini fermi a denominazione, a +2,4 in volume e +4,7% in valore, mentre virano in negativo sia i vini Igt che i vini comuni. E bene, nel complesso, anche il canale horeca, che dovrebbe chiudere il 2016 con una crescita del 7% in volume e del 7,5% in valore.

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