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È arrivato “Il Giorno che il Grillo”: per la prima volta i più importanti vignerons di Sicilia celebrano tutti assieme uno dei vitigni più identitari dell’isola, che è storia, ma anche presente e futuro. A Mozia con Consorzio Doc Sicilia (25 giugno)

Italia
Il Grillo protagonista a Mozia

Un vitigno tra i più identitari, un banco d’assaggio per assaggiare e confrontare, per la prima volta, le sue diverse espressioni, e un simposio di esperti per conoscerlo meglio, sullo sfondo di uno dei luoghi più affascinanti che lo ha visto rinascere. Il Grillo in Sicilia è storia, tradizione, ma anche il presente e il futuro, e i più importanti vignerons dell’isola per la prima volta lo celebrano tutti assieme ne “Il Giorno che il Grillo”, l’evento promosso dal Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia il 25 giugno sull’Isola di Mozia (come già anticipato a WineNews da Alberto Tasca, alla guida della storica cantina siciliana, ndr). Mozia è una location d’eccezione, nella Laguna dello Stagnone di Marsala, Riserva naturale ed archeologica, circondata dalle bianche saline, con una barca a fondo piatto unica via “autorizzata all’attracco” e dove ci si muove solo a piedi. Qui la vite prospera da quando Joseph “Pip” Whitaker, commerciante inglese e archeologo dilettante, la piantò nell’Ottocento per produrre il Marsala, ma nell’antica colonia fenicia si coltiva da millenni, e far rinascere il “vino dei fenici” è la missione della Fondazione Giuseppe Whitaker, proprietaria dell’isola, con Tasca d’Almerita che si prende cura dei vigneti coltivati a Grillo, salvati dall’abbandono e reimpiantati a metà anni Settanta dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino della Regione Siciliana, con il grande enologo Giacomo Tachis.
Il clou de “Il giorno che il Grillo” sarà proprio la degustazione dei vini Grillo Sicilia Doc guidata dall’Ais-Associazione Italiana Sommelier, prodotti da 25 aziende, da Alcesti ad Alessandro di Camporeale, da Baglio di Pianetto a Cantine Birgi, da Cantine Colomba Bianca a Cantine Europa, da Cantine Paolini a Cantine Rallo, da Cantine Settesoli a Caruso & Minini, Baglio del Cristo di Campobello, Cusumano, Cva Canicattì e Donnafugata, fino a Feudo Arancio, Feudo Principi di Butera, Firriato, Gorghi Tondi, Masseria del Feudo, Rapitalà, Tasca d’Almerita e Valle dell’Acate, molte delle quali riunite in Assovini.
Ma a precederla, sarà una sessione che vedrà protagonisti il professore Attilio Scienza, tra i massimi studiosi della viticoltura internazionale, da molti anni impegnato in Sicilia sul tema dei vitigni autoctoni dell’isola, Giacomo Ansaldi, enologo del Vivaio governativo Paulsen, e Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini Sicilia Doc. Al centro ci sarà l’origine territoriale del vitigno, il suo nome e le sue caratteristiche distintive. Verrà così ricordato che la prima annotazione relativa al Grillo risale al 1873, così come nel rapporto del 1923, pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura, su “Notizie e Studi sui vini Italiani”, vista la sua importanza, la varietà viene riportata come tipica delle province di Trapani e di Agrigento. Ma il simposio di esperti anche l’occasione per parlare di come recenti studi genetici abbiano dimostrato che il Grillo sarebbe frutto di un incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo (Moscato di Alessandria), probabilmente ascrivibile al Barone Mendola, illustre studioso della viticoltura siciliana.
Info: www.consorziodocsicilia.it

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