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Dall’importanza della comunicazione al servizio del mercato ai 50 anni della Denominazione, dalla sfida dei Millenials Usa a quella del “Consorzio dei Consorzi” toscani: il Chianti nelle parole, a WineNews, del presidente del Consorzio, Giovanni Busi

Italia
Il Presidente del Consorzio del Chianti Giovanni Busi

La Toscana svela al mondo enoico le ultime annate dei suoi grandi vini, cui è dedicata la settimana delle Anteprime, che parte da Firenze, con il Chianti (“Chianti Lovers”) ed il Chianti Classico (“Chianti Classico Collection”), e finisce a Montalcino, con il Brunello, passando per San Gimignano (Vernaccia) e Montepulciano (Nobile), aprendo le porte al mondo commerciale ed a quello della comunicazione, in un anno di svolta, dopo il record dell’export messo in archivio nel 2015, a quota 1 miliardo di euro, e a mezzo secolo dalla nascita delle Denominazione d’Origine. Una formula, quella delle Anteprime, ben diversa dal format adottato sulle coste della Gironda dove, per la Semaine de Bordeaux, quando l’annata 2015 sarà presentata al grande pubblico, lo spazio per il mondo dell’informazione è stato sensibilmente ristretto, scegliendo un approccio più indirizzato a buyer ed importatori. E nel Chianti, la denominazione più grande di Toscana, con una produzione di 800.000 ettolitri per un valore di 400 milioni di euro (pari a 110 milioni di bottiglie in commercio)? “Il mondo - spiega a WineNews il presidente del Consorzio Chianti, Giovanni Busi, dalla “Chianti Lovers” di scena oggi all’Ex Manifattura Tabacchi, dove si è alzato il velo sull’annata 2015 e sulla Riserva 2013 - cambia in fretta, ed io credo che dobbiamo rivedere il nostro modo di comunicare e di vendere, due aspetti che non possono più essere distinti e che vanno portati avanti di pari passo. Ciò che stiamo facendo, come Chianti, da diversi anni, è portare le aziende sui mercati di tutto il mondo, e metterle in contatto con il mercato stesso, perché è solo attraverso il mercato che l’azienda riesce a crescere, è il mercato che decide il successo o meno di un vino, e questo serve all’azienda stessa per trovare il modo giusto per riuscire a produrre un vino che possa andare bene per un determinato Paese, ovviamente tenendo fede alle proprie tradizioni e seguendo le caratteristiche del vitigno principe, il Sangiovese. Riuscire ad avere, nelle Anteprime, anche il mercato e non solo la stampa - continua Busi - credo che sia di fondamentale importanza. La stampa serva a comunicare al mondo la qualità del prodotto, il mercato a far uscire le bottiglie dalle cantine”.
Come detto, il 2015 ha premiato il vino toscano, con l’export che, in valore, toccherà per la prima volta il miliardo di euro, specie grazie agli Usa, dove la generazione dei Millenials, ormai, è diventata fondamentale, superando nei consumi enoici anche i Boomers, ecco perché diventa fondamentale avere una strategia ad hoc per conquistare i giovani wine lovers d’Oltreoceano, particolarmente difficili da fidelizzare.
“Noi abbiamo iniziato 6 anni fa - racconta il presidente del Consorzio Chianti - quando abbiamo cambiato il logo del Chianti, con la “C” che diventa uno smile, proprio per andare incontro al mondo dei più giovani, in un modo di comunicare diverso da quello che abbiamo sempre fatto negli anni passati. Oggi, nelle nostre azioni di marketing in Usa, siamo sempre andati a cercare la fascia dei più giovani, i Millenials appunto, attraverso il web e le forme più adeguate, aprendo sempre le nostre porte i wine lovers, perché per comunicare il vino dobbiamo passare per loro, poi che siano fedeli o meno non è importante, magari crescendo riusciamo a fidelizzarli, di certo sono preparati e curiosi, e si fidano molto di sé stessi”.
Dopo 50 anni di attività, anche per il Consorzio del Chianti è il tempo di un bilancio, con un occhio alle prossime sfide che la Denominazione si troverà a da affrontare. “In questi 50 anni abbiamo vissuto diverse trasformazioni, tutte fondamentali - spiega Giovanni Busi - fino all’ultimo disciplinare, che permette di produrre un Chianti anche al 100% di Sangiovese, abbandonando la vecchia formula di vitigni a bacca rossa e vitigni a bacca bianca: questo è stato il passaggio più importante. Il crocevia in cui il Chianti si trova oggi è quello della ristrutturazione degli impianti, dobbiamo ammodernare i più vecchi e rendere più competitiva la nostra agricoltura, sia da un punto di vista economico che qualitativo, perché oggi confrontandoci con il mercato di tutto il mondo - aggiunge Busi - la qualità diventa una conditio sine qua non per poter stare sul mercato. E poi, dobbiamo, appunto, riuscire ad arrivare sui mercati di tutto il mondo”.
Uno sforzo che il Consorzio potrebbe presto trovarsi a compiere al di fuori dal suo recinto, in una cornice tutta nuova, quella del “Consorzio dei Consorzi” della Toscana, A.Vi.To. “Il Chianti, che è la denominazione più grande della Regione, si farà trovare preparata. Abbiamo già un tavolo messo su due anni fa, che si sta portando avanti, siamo tutti d’accordo - chiosa il presidente del Consorzio Chianti - e mi auguro che si possa concretizzare a breve, così da partire al più presto con una Toscana unita, una regione con tante grandi denominazioni come non esistono in Italia”.
Info:
www.consorziovinochianti.it

Focus - Alla Chianti Lovers anche le cifre del Chianti
Il Chianti ha produzione di 800.000 ettolitri, un valore che si aggira intorno ai 400 milioni di euro e 110 milioni di bottiglie in commercio. Un prodotto che per lo più viene esportato: si parla del 70% su mercati quali Usa, Germania e Giappone, e poi, i nuovi orizzonti come il Sud America, l’Asia dove il consorzio sta sviluppando nuovi rapporti commerciali. L’Anteprima del Chianti è stata, quindi, l’occasione per fare il punto della situazione su una tra le denominazioni più conosciute in Italia e all’estero.
“Il fatto importante - dichiara il presidente Giovanni Busi - è che erano tutti i maggiori Consorzi delle sottozone Chianti: Rufina, Colli Fiorentini e Colli Senesi. Uniti per comunicare questa forte identità: è questo il modo giusto di porsi sia in Italia che all’estero”. Anche i Presidenti degli altri tre consorzi, la pensano così: “lo stare insieme darà nuova linfa al comparto vinicolo, sia da un punto di vista di immagine che di mercato, ed è ancora più possibile la coniugazione tra la storia di un vino e della sua cultura enogastronomica che rende riconoscibile ovunque nel mondo il Chianti, che vuole sempre più far conoscere e far apprezzare la sua storia, le persone che lo creano e la loro passione”.
Tre i consorzi che si raccontano: il Consorzio Chianti Colli Fiorentini che nasce nel 1994 e che rappresenta ad oggi la quasi totalità della produzione con 27 aziende associate, con un prodotto, di grande equilibrio, profumi freschi e fruttati, leggermente tannico; il Consorzio Chianti Colli Senesi che sebbene la sua fondazione risalga al 21 febbraio 1977, la sua reale nascita avviene nel 2001, una bella realtà di 300 soci. Il Sangiovese di queste zone, capace di esprimersi in molteplici forme, a seconda dei terreni e del microclima in cui viene allevato, regala struttura e profumi. Il Chianti Rufina che viene fondato nel 1980: 20 le aziende, è la più piccola delle sette sottozone, in quest’area, grazie al suo microclima e al territorio, il vino che qui si produce è elegante, con una personalità decisa, caratterizzato da una singolare longevità.

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