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ARRIVA L’“ATLANTE DEI TERRITORI DEL VINO ITALIANO” BY MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ENOTECA ITALIANA E ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE DELL’ESERCITO ITALIANO. DI SCENA IL 29 OTTOBRE A ROMA. WINENEWS LO HA LETTO IN ANTEPRIMA

Italia
Atlante dei territori del vino itailano

Arriva l’“Atlante dei territori del vino italiano”, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, con la collaborazione di Enoteca Italiana e dell’Istituto Geografico Militare dell’Esercito italiano. Winenews lo ha letto in anteprima (la presentazione ufficiale, a Roma, il 29 ottobre, a cura del Ministro per le Politiche Agricole, Nunzia De Girolamo).

Un’opera articolata e complessa, questo “Atlante dei territori del vino italiano”, che vede la luce dopo ben cinque anni di lavoro, sotto la guida di un comitato scientifico che annovera, solo per fare alcuni esempi, nomi come i professori dell’Università Federico II di Napoli Luigi Moio, cattedra di enologia, e Eugenio Pomarici del Dipartimento di Economia Agraria. Un’operazione multidisciplinare che ha incrociato le competenze del Ministero delle politiche agricole, l’Istituto Geografico Militare, l’Enoteca Italiana di Siena, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Arezzo, di Firenze e di Conegliano, l’Università di Bologna e l’Università Federico II di Napoli.

Il risultato sono due volumi che riescono a fissare su carta quello che alla fine sembra essere da tutti riconosciuto come l’elemento fondamentale che fonda ogni esperienza enoica: il territorio in cui un vino origina ne determina le caratteristiche organolettiche. Un concetto apparentemente semplice che i francesi hanno condensato nel celeberrimo termine di “terroir”, ovvero l’insieme di tutte le caratteristiche geografiche, geologiche e pedo-climatiche di un dato luogo che, tutte insieme, contribuiscono alla unicità del prodotto vino, ottenuto in quella determinata zona. Oltre, evidentemente, all’insostituibile intervento dell’uomo, non solo nel processo di trasformazione della materia prima-uva, ma anche nella stessa modificazione dei luoghi di produzione, per esempio, realizzando terrazzamenti dove le pendenze sono elevate, scegliendo le varietà più adatte a quella zona, allevandole con i sistemi più idonei per il loro massimo rendimento. E se il rapporto fra vino e terra ormai appartiene al senso comune, quello delle particolari condizioni che producono particolari vini non è altrettanto chiaro. E l’Atlante, proprio su questo punto fondamentale, colpisce davvero nel segno.

Un viaggio affascinante che ricostruisce il profilo di “Enotria” analizzando e mostrando (attraverso un apparato cartografico straordinario, opera dell’Istituto Geografico Militare) tutti quegli elementi così determinanti, dai dati cimatici a quelli geologici, da quelli altimetrici a quelli pedologici, che contribuiscono a rendere l’Italia, per l’appunto, uno dei luoghi più vocati all’allevamento e alla produzione del vino.

Ma accanto a questa che resta la parte predominante del contenuto dell’Atlante si sviluppa in parallelo anche un sostanzioso contributo in termini di contestualizzazione del vino italiano, con una serie di contributi che inquadrano l’argomento, storicamente, dal punto di vista legislativo ed economico.

I vari terroir italiani trovano una sintesi nel concetto di “macroaree”, che diventa il concetto guida per orientarsi nella lettura dell’Atlante. Una necessità imposta in parte dal fatto che l’Italia resta un territorio viticolo ampio e variegato, impossibile da sondare in tutte le sue più minute declinazioni e in parte dettata dallo scopo stesso dell’Atlante: quello di essere soprattutto uno strumento facilmente fruibile. Le “macroaree”, in questo senso, hanno una flessibilità funzionale che ben sintetizza la ricchezza dell’Italia enoica. Una scala di analisi più ampia, in un certo senso, che raggruppa i territori viticoli protetti dalle denominazioni sub-regionali secondo un criterio di prossimità e affinità pedoclimatica. Questo approccio ha consentito di individuare “macroaree” in cui è possibile comprendere quei vini a denominazione che interessano zone molto vaste (spesso con estensione regionale o multi-regionale), arre cioè caratterizzate da una variabilità ambientale maggiore di quella delle denominazioni di estensione sub-regionale, che tuttavia può essere caratterizzata dall’analisi delle diverse “macroaree” interessate.

La lettura del territorio vitivinicolo italiano ha permesso così di comporre un quadro dell’offerta enoica del bel Paese nel quale, in una prospettiva multidisciplinare sono resi evidenti i fattori che, con diverso peso, determinano la diversificazione degli elementi qualitativi che caratterizzano la ricchezza del “Vigneto Italia”. Suolo, clima, geologia, geomorfologia, svolgono un ruolo centrale coniugandosi con una base ampelografia di incredibile ricchezza e unica al mondo. Compone un mosaico le cui tessere, le macroaree, si qualificano come unità territoriali, determinanti per definire l’elevata vocazionalità del Paese e le specifiche potenzialità dell’espressione sensoriale dei vini italiani. L’Atlante non è quindi una semplice elencazione di vini e di diverse combinazioni ambientali, ma descrive l’offerta enologica nazionale come il risultato delle tradizioni produttive proprie di ogni macroarera, dove le peculiari condizioni ambientali hanno plasmato paesaggio e cultura locale.

Una testimonianza della complessa identità e del valore dei territori del vino italiano, che ambisce a diventare un punto di riferimento per i produttori, gli studiosi e gli amministratori, oltre che per tutti gli appassionati di vino.

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