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ANCORA TRUCIOLI… L’INTERVENTO DI GIGI BROZZONI DEL SEMINARIO VERONELLI: “PRATICHE TRUFFALDINE, FURBESCHE E INGANNEVOLI, FATTE CON TRUCCHI E TRUCCHETTI, COSMETICI E CHIRURGIA PLASTICA…”

Non accenna a calmarsi la “questione trucioli”. Sul dibattito aperto nelle pagine di Winenews - dopo gli interventi di Andrea Sartori, presidente dell’Unione Italiana Vini, e dell’enologo-manager Ezio Rivella - esprime la sua opinione anche Gigi Brozzoni, giornalista e direttore del Seminario Veronelli. “Sono sempre più stupefatto - spiega Brozzoni a www.winenews.it - dai toni che ha assunto il dibattito sui trucioli nel vino e anche dalle parolone che vengono impiegate, tipo ideologia, democrazia, libertà. Suvvìa signor Sartori, un po’ di sobrietà: stiamo parlando solo di pratiche enologiche, non dei destini dell’umanità. Da questa premessa risulterà facile intuire il mio orientamento, la mia avversione verso tutte le pratiche truffaldine, furbesche e ingannevoli, fatte con trucchi e trucchetti, cosmetici e chirurgia plastica; sono convinto che l’aggiunta di pezzi di legno nel vino sia da ascrivere a queste pratiche e ne avevo scritto già nel 2002, quando se ne cominciò a parlare dopo il congresso degli enologi italiani. Ma sono anche convinto che non saranno i trucioli a sollevare o affossare le sorti della nostra vitivinicoltura. Quella dei trucioli non sarà altro che una riga in più aggiunta alla lunga serie di “pratiche” a cui oggi è possibile sottoporre il vino e tutto in modo perfettamente legale, approvato dall’O.I.V. e dai regolamenti della UE. D’altra parte se vogliamo anche sorridere di queste faccende potremmo dire che è tutta una questione di dimensioni: se solo ora l’uso dei piccoli pezzi di legno diventa consentito, nessuno ha mai vietato in passato che nelle vasche di acciaio venissero inserite a raggiera delle tavole di rovere per simulare l’effetto barrique; ne ho viste e ne ho scritto da tempo; sulle pagine della rivista L’Enologo, inoltre, sono state pure pubblicizzate. Nessuno se n’è accorto? Anche questa non è un’aggiunta di legno al vino?
Questo polverone sembra sia stato alzato, come sempre, per coprire o tacere le vere questioni del vino italiano, che non sono più soltanto quelle relative ai problemi di una qualità “generica”, ma anche di qualità dell’ambiente, qualità di trasformazione e qualità di filiera. Sono questi i “grandi temi” cui allude in chiusura del suo intervento Ezio Rivella? Non sarà, spero, la solita minestrina riscaldata delle aziende troppo piccole, dei regolamenti restrittivi, dei divieti di impianto, ecc. Che si aggiunga pure legno sminuzzato ai vini da tavola – visto che i disciplinari dei vini doc e docg lo escludono e, nonostante quel che dice Andrea Sartori, le 350 doc italiane non si sono ancora espresse a favore dei trucioli - ma dubito che questo migliorerà le nostre prestazioni sui mercati internazionali. È ancora possibile pensare – conclude Brozzoni - che siano sempre i produttori del nuovo mondo ad avere ragione e che l’Europa debba sempre adeguarsi a delle consuetudini inconsuete? Un responso molto convincente a questi problemi ce l’ha dato la scorsa settimana Il Corriere Vinicolo. In prima pagina campeggiava il roboante titolone “Chips, si gioca una partita ideologica e non enologica”, ma bastava scorrere i fogli fino a pagina 22 per trovare: “Eccesso produttivo di 8 milioni di ettolitri - L’Australia annega in un mare di vino”. C’è da scommettere che sia tutto vino trattato con i trucioli; volete aggiungerne un poco del vostro?”

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