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VENDEMMIA 2005 - LE PRIME INDISCREZIONI SUI PREZZI DELLE UVE SONO ALL’INSEGNA DI UN FORTE RIBASSO. L’ANALISI DI WINENEWS SUL PARTICOLARE MOMENTO DI DIFFICOLTA’ ANCHE DI QUESTO MERCATO

Italia
Uve in ribasso nel vigneto Italia

La vendemmia 2005 si prospetta difficile, non tanto dal punto di vista qualitativo, ma da quello quantitativo, visto che le giacenze in cantina sono indicate da più parti come molto importanti. E’ uno dei motivi che spiega il fatto che dal Nord al Sud d’Italia le quotazioni dei prezzi sulle uve in fase di raccolta o che saranno da qui a poco vendemmiate è a dir poco al ribasso.

Solo per fare qualche esempio, in Piemonte la Barbera costa attualmente 15 euro al quintale, mentre in Veneto le uve pregiate (Pinot grigio o Chardonnay, per esempio) sono trattate sui 40 euro al quintale. Il prezzo del Tocai e del Merlot è invece di circa 10 euro al quintale. In Toscana, il Sangiovese atto a diventare Chianti Classico non supera i 50 euro al quintale, mentre la quotazione del Sangiovese destinato a Chianti è dell’ordine di 25 euro al quintale. 15 euro al quintale è il costo del Sangiovese proveniente dai vigneti iscritti ad Igt e stimato tra i 10 e i 15 euro al quintale quello maremmano, che diventano circa 30 per le partite particolarmente buone. Spostandosi a Sud, la situazione si rivela analoga: in Sicilia, un quintale di Nero d’Avola è quotato tra i 35 e i 40 euro ed un quintale di Catarratto costa 15 euro ed uno di Chardonnay 17 euro.

Presumibilmente, queste sono le cifre stimate per gli acquisti delle grosse cantine - che di solito comprano ad inizio vendemmia - e potrebbero essere soggette ad un certo aumento, anche rispetto alla qualità delle partite, peraltro stimato nell’ordine di poche decine di euro. Un ulteriore variabile è rappresentata dall’acquisto di uve da parte di cantine che hanno ancora lo spazio fisico dove riceverle (e allora il prezzo sarà destinato ad aumentare), mentre potrebbe scendere ulteriormente nel caso che l’acquisto sia effettuato da cantine ormai al completo.

Il problema delle cantine “piene” sta oggi cominciando a diventare, purtroppo, una nuova emergenza e colpisce soprattutto regioni quali il Piemonte e la Toscana, specialmente dopo l’abbondantissima vendemmia 2004 e la ormai conclamata difficoltà del mercato, peraltro timidamente in ripresa, specie sul fronte delle esportazioni.

Non è la prima volta che anche il mercato delle uve attraversa un momento di estrema difficoltà (basti pensare, solo per fare un esempio, a quello che succedeva nel 1986, all’indomani dello scandalo del metanolo). Ma in questo caso esiste un elemento di assoluta novità, e cioè quello che potremmo definire il nuovo “assetto” del panorama enologico italiano, che va contestualizzato adeguatamente. Il vecchio equilibrio che vedeva da una parte i vignaioli che producevano uva e dall’altra i commercianti/imbottigliatori che questa uva assorbivano, si è progressivamente rotto.
Nel recente passato, i commercianti/imbottigliatori “classici” hanno investito giustamente in vigneti di proprietà, per innalzare la qualità dei loro prodotti e renderli così più competitivi, trasformandosi anch’essi in vignaioli.

Il risultato, in un periodo di crisi diffusa come questo, è la saturazione del mercato delle uve, causata dalla mancanza di compratori, anche in una situazione potenzialmente favorevole. Chi comprava regolarmente uve non compra più e non potrà più comprare, a meno che non voglia entrare in concorrenza diretta con i propri prodotti (ottenuti da uve di proprietà ad un costo superiore a quello che oggi è possibile spuntare, acquistando uve di altra provenienza).
Paradossalmente, potremmo dire che nel panorama vitivinicolo italiano stanno cominciando a mancare le cantine sociali o progetti imprenditoriali come quello di “Volo Rosso” o del “Tavernello”!

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