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VIAGGIO A BUCAREST NEL SEGNO DEL VINO - DAL CHIANTI ALLA ROMANIA: FABIO ALBISETTI DA ANNI INVESTE NEL PAESE BALCANICO DANDO VITA A UN IMPORTANTE PROGETTO DENOMINATO VINARTE ... PRESTO DEBUTTO IN ITALIA DELLE ETICHETTE ROMENE

Italia
Dai vigneti toscani a quelli romeni: l\'avventura di Fabio Albisetti

Dal Chianti Classico alla Romania il passo può non sembrare breve, ma le potenzialità di sviluppo del paese balcanico sono davvero alte sia in termini di produzione che di mercato. Ne è convinto Fabio Albisetti proprietario di Castello della Paneretta che da anni ha scelto la Romania per dare vita ad un importante progetto denominato "Vinarte" (che WineNews ha già raccontato nell'ormai lontano 2003, ndr). Ben 420 ettari
divisi tra quattro aziende, per produrre 35 etichette: riesling, cabernet, sauvignon, insieme a vitigni autoctoni come il Cramposia e l'Alotus.

"Oggi facciamo due milioni di bottiglie in Romania (che presto debutteranno negli scaffali di supermercati e enoteche d'Italia, ndr) - spiega Albisetti - e in 5 anni arriveremo a dieci milioni. Il mercato locale ha un potenziale enorme: consumano meno degli italiani, quasi 30 litri a testa, ma ancora oggi bevono tanto vino sfuso. E per chi imbottiglia è un'occasione. L'85% della produzione la vendiamo sul mercato interno ma andiamo anche all'estero". Quanto all'Italia il produttore toscano è convinto che "tra qualche anno sugli scaffali troverete accanto ai "soliti" vini cileni e australiani, le bottiglie romene". Sulle opportunità offerte dal Paese sono in tanti a scommetterci e per gli imprenditori italiani quello romeno è ancora un terreno fertile, a sole due ore di volo.

A dimostrare una volta di più l'interesse delle nostre aziende per il paese balcanico (che vede nel vino impegnate anche Fantinel, Genagricola, Montresor e .....) è stata la visita, nei giorni scorsi, del Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, a Bucarest, accompagnato dal vice ministro Adolfo Urso. Del resto l'Italia vale oggi il 21% dell'export romeno e il 17% dell'import per un interscambio superiore agli 8,5 miliardi di euro solo nel 2004.

"Qui - ha spiegato Urso - servono le grandi imprese con cui
l'Italia è poco presente. Ci sono Enel, Generali, Finmeccanica ma mancano le grandi banche. Tra due anni la Romania avrà le regole europee. Le imprese dovranno realizzare un sistema più competitivo, con più innovazioni tecnologiche e di prodotto. La nuova grande Romania sarà l'Ucraina". A rinfocolare l'ottimismo degli imprenditori sul futuro del paese nel prossimo decennio sono poi i 13 miliardi di fondi comunitari in arrivo e 14 milioni di ettari per l'agricoltura.
Un'enorme opportunità, secondo Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, la stessa Confagricoltura che insieme a Confindustria, ha dato vita a Unimpresa, l'associazione delle imprese italiane in Romania oggi più che mai decise a investire nel paese romeno.

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