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In dirittura d’arrivo il nuovo regolamento Ue per acquaviti e liquori: positivo il parere dell’associazione produttori Spirits Europe, ma rimane il nodo dell’invecchiamento solera, che alcuni vorrebbero allargato a tutti i brandy, anche non Ig

Il processo di riforma - o meglio, di sostituzione - del regolamento comunitario 110/2008, che disciplina la produzione di acquaviti e liquori (le cosiddette “bevande spiritose”), si avvia alla fase finale: al voto del Parlamento della scorsa settimana, che ha approvato la relazione delle commissioni su una bozza del dicembre 2016, si è andato ad aggiungere un testo riassuntivo del Consiglio, anche se su un testo diverso dal primo. Per provare ad armonizzare le due versioni sono arrivati gli emendamenti della commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare (Envi), affidati all’eurodeputata spagnola Pilar Ayuso, e Spirits Europe, l’associazione europea che riunisce 28 associazioni nazionali, tra le quali l’italiana Federvini (www.federvini.it) ha espresso il suo parere positivo, in vista del “colloquio a tre” che Consiglio, Commissione e Parlamento dovranno avviare per arrivare a una versione univoca del testo finale. Nello specifico, Spirits Europe ha applaudito, tra gli altri, al respingimento della proposta di inserimento di informazioni nutrizionali in etichetta, oltre a quello della dicitura “senza zuccheri aggiunti”, ma rimane un nodo non secondario da superare, ovvero l’invecchiamento dinamico, o metodo solera. Si tratta del metodo tradizionalmente utilizzato nella Ue per la produzione del Brandy de Jerez, dove il taglio di un prodotto più vecchio con uno più giovane permette comunque l’indicazione della data di invecchiamento più lunga. Il regolamento attuale contempla invece il solo invecchiamento statico, ovvero lo stoccaggio di un prodotto alcolico sotto controllo amministrativo e la successiva dichiarazione di quanto tempo tale stoccaggio è durato: al momento, si sta cercando di introdurre nel nuovo regolamento una norma che consentirebbe a tutti i produttori di Brandy tout court, e non ai soli Brandy con indicazioni geografiche già riconosciute, cosa che preoccupa non pochi produttori in Europa ed in Italia.

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