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Dall’innovazione in agricoltura all’italian sounding nell’agroalimentare, dal bilancio di fine legislatura al record dell’export agroalimentare, fino alla sfida della futura Pac: da Fieragricola, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina

“In questi anni anche l’agricoltura si è agganciata con successo alle innovazioni di Industria 4.0, assicurando la possibilità di accedere ai super-ammortamenti e agli iper-ammortamenti per il settore primario. Innovazione e tecnologie stanno diventando a tutti gli effetti reali leve di investimento per le nostre imprese agricole, che riescono così ad aumentare la redditività e ad essere più sostenibili, grazie a innovazioni di processo, di prodotto, a nuovi modi di produrre. Dobbiamo lavorarci ancora tanto, ma abbiamo aperto una strada e quindi adesso bisogna insistere. Fieragricola di Verona si conferma quindi una delle rassegne sull’agricoltura più importanti a livello europeo, di cui si percepisce la crescita e la costante attenzione all’innovazione”. Queste le parole del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, intervenuto l’ultimo giorno di Fieragricola, la Fiera internazionale dell’agricoltura che si è tenuta nei giorni scorsi a Verona.

Stimolato sul problema dell’Italian sounding nell’agroalimentare, Martina ha rivendicato il ruolo dell’Italia come protagonista sul fronte dei controlli, accennando anche al tema del protezionismo: “Siamo i primi in assoluto in Europa per controlli e verifiche nei mercati europei o oltre confine. Dobbiamo avere regole forti in mercati aperti per tutelare, in particolare, le nostre produzioni di qualità e quindi le Dop e le indicazioni geografiche. Bisogna avere regole condivise, perché in mercati dove ci sono regole e ci si riconosce reciprocamente si può combattere il falso cibo. L’idea di tornare ai dazi porterebbe ad ammazzare l’esperienza agroalimentare italiana, mentre noi abbiamo bisogno di esportare di più e con più semplicità. Lo dico in particolare qui a Verona, pensando alle nostre cantine, alle aziende vitivinicole, a tutte le imprese che hanno bisogno di più export e non di dazi, barriere e dogane”.

Dopo cinque anni alla guida del dicastero di via XX Settembre, Martina non si è sottratto a un bilancio vero e proprio. “Sono più le cose che dobbiamo fare che non quelle che abbiamo fatto, ad esempio nella lotta alla burocrazia e alla semplificazione delle attività. Ma sono soddisfatto di tante cose che abbiamo portato a casa, come l’abbattimento delle tasse agricole con l’eliminazione di Imu, Irpef e Irap per oltre un miliardo di euro; penso a tutto il tema dell’origine in etichetta e all’introduzione di una regola assolutamente nuova per il latte, per il grano, per il riso. Per la prima volta l’Italia sperimenta l’obbligo dell’origine in etichetta. Solo nel 2017 - ha proseguito il ministro - 10.000 giovani hanno iniziato a fare imprese agricole in questo Paese: un dato incredibile, interessantissimo per la svolta generazionale in agricoltura”.

Non manca il riferimento al record di export agroalimentare e al prossimo obiettivo europeo, la Politica agricola comune dopo il 2020: “siamo arrivati al ministero nel 2013 con un export agroalimentare di 30 miliardi di euro e nel 2017 siamo arrivati a 41 miliardi: oltre 10 miliardi in più in quattro anni, e sanno bene le cantine del Veneto che cosa ha significato. Molte cose sono ancora da fare: abbiamo di fronte la sfida della Pac con un bilancio comunitario nuovo a cui abbiamo iniziato a lavorare. Io credo che l’Italia dovrà essere protagonista - ha concluso Martina - soprattutto nei prossimi mesi, discutendo con Bruxelles per orientare alcune scelte strategiche della nuova politica agricola. Più noi salderemo agricoltura, alimentazione e ambiente anche nelle politiche di Bruxelles, più garantiremo un futuro all’agricoltura mediterranea, italiana ed europea”.

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