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Coldiretti, i trattati di libero scambio tra Unione Europea e Canada, Giappone e Paesi del Mercosur “legalizzano” la contraffazione di prodotti gioiello del made in Italy: poche tutele, e intanto l’agropirateria fattura 60 miliardi di euro

Il patrimonio culturale italiano sta in buona parte nella ricchezza dei prodotti enogastronomici: secondo i dati Ismea/Qualivita (www.ismea.it), sono 818 le specialità dell'agroalimentare italiano tutelate, che sviluppano un valore alla produzione di 14,8 miliardi di euro. Un patrimonio messo in pericolo, denuncia la Coldiretti, dagli accordi di libero scambio tra l’Unione Europea e Paesi come il Canada, il Giappone e i Paesi sudamericani del Mercosur (di cui fanno parte Argentina, Paraguay, Brasile, Uruguay, Venezuela, Cile, Perù, Colombia, Bolivia ed Ecuador). La Coldiretti ha stimato che l’agropirateria internazionale fattura oltre 60 miliardi di euro solo con i prodotti tarocchi made in Italy, e che i Paesi coinvolti nei trattati di libero scambio sono tra i maggiori contraffattori di specialità italiane come il Parmigiano Reggiano, l’Asiago, il Prosciutto di Parma e molti altri.
Il valore delle esportazioni del sistema nazionale di qualità “food and wine” è pari a 8,4 miliardi di euro, ma all’estero, sottolinea la Coldiretti, sono falsi quasi 2 prodotti alimentari di tipo italiano su 3: questi prodotti utilizzano impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia, ma in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
Da apri pista avrebbe fatto, secondo la Coldiretti, il Ceta, il Trattato di libero scambio con il Canada, Paese dove sono falsi quasi 9 formaggi italiani in vendita su 10. Ora le brutte copie di prodotti simbolo del made in Italy, come il Parmesao Carioca e il Grana, il Reggianito e il Provolone, il Romano, il Sardo e la Mortadela, sono stati praticamente autorizzate dall’Unione Europea.
Gli accordi commerciali col Canada hanno aperto la strada quindi ai trattati con molti Paesi del Sud America, che rischiano di minacciare l’agricoltura italiana.
È in corso con i paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte, tra gli altri, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane Dop/Igp riconosciute dall’Unione Europea è stata proposta una lista di appena 57 tipicità da tutelare ma su 30 di queste sono state già presentate opposizioni, a partire dal Parmigiano Reggiano. Il risultato è che, di fatto, meno del 10% delle specialità made in Italy sarà tutelato, precisa la Coldiretti, assicurando così di fatto il benestare Ue alle imitazioni di tutti gli altri in una realtà dove la produzione locale del falso è già tra i più fiorenti del mondo. Dal Sud America però, secondo la Coldiretti, arriverebbe anche un'altra minaccia per il mercato italiano dei prodotti di qualità: i trattati prevedono anche l’apertura dei mercati dell'Unione all’arrivo a dazio zero di grandi quantitativi di carne bovina dai paesi sudamericani. Si parla di un contingente di 70.000 tonnellate che potrebbe aumentare a 100/130.000 tonnellate. Ciò implica una concorrenza sleale nei confronti degli allevatori italiani e un abbassamento della qualità per i consumatori, considerato che l’86% della carne importata dall’Ue già proviene dalla Paesi Mercosur che non rispettano gli standard produttivi e di tracciabilità oggi vigenti in Italia e nel Vecchio Continente.
Anche il Giappone è protagonista di accordi commerciali di libero scambio con l'Europa, e anche il Giappone è tra i principali produttori mondiali di falso made in Italy, primo su tutti l'Asiago. Secondo la Coldiretti infatti, l'accordo raggiunto autorizza per i prossimi anni la produzione e vendita di Asiago, Fontina e Gorgonzola made in Japan ma anche di copie locali, prosegue la Coldiretti, con i nomi ”grana”, ”’padano”, ”romano’, “provolone”, “mortadella” e il preoccupante via libera totale al Parmesan dagli occhi a mandorla.
“È inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali - ha dichiarato Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti - senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. Si rischia di svendere l’identità dei territori che rappresentano un patrimonio di storia, cultura, e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.

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