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“America wants you” e i grandi chef del Belpaese volano ancora una volta oltreoceano per soddisfare la crescente passione per la cucina italiana, a Chicago, New York e per la prima volta a Boston, con “Identità Golose America 2017”. Aspettando Milano

“America wants you”, e i migliori chef del Belpaese sono pronti, ancora una volta, ad oltrepassare l’oceano per soddisfare la crescente passione a “stelle e strisce” per la cucina italiana. Con licenza di declinarla in chiave gourmet, la celebre frase di Uncle Sam offre lo spunto per raccontare il nuovo viaggio di alcuni tra i massimi esponenti della ristorazione made in Italy - da Massimo Bottura a Davide Oldani, da Roberto Cerea a Caterina Ceraudo, per citarne solo alcuni - con quelle che ormai sono le “Identità Golose America 2017”, visto che alle tappe già “battute” di Chicago e New York, per la prima volta si aggiunge anche Boston, sognando la California per il 2018. “Metropoli davvero intrigante Chicago, anche a tavola. E per certi versi contradditoria - spiega l’ideatore di Identità Golose Paolo Marchi - da una parte accoglie alcuni tra gli chef più innovativi e imprevedibili del globo intero, ma la creatività non sembra specchiarsi, come nella Grande Mela, in una galoppante multi-varietà di cucine del mondo. C’è tanta Italia là”. Ecco perché “Grandi idee nel mondo: Pasta e Pizza” è il tema dell’edizione n. 4 dell’evento a Eataly Chicago (7-8 ottobre). Completamente diverso, ma quanto mai d’attualità in epoca di “Trumpismo”, il tema dell’edizione n. 8 a Eataly New York Flatiron (10-12 ottobre): “Non sprecare il pianeta: la verità nel piatto”, perché “tutto il lavoro di pensiero e di ricerca a monte, trova la sua ragione finale, il suo reale valore al momento del servizio”. Un solo giorno a Eataly Boston (13 ottobre), ma “un primo passo per mettere la bandierina della qualità italiana anche nella più europea delle città americane”, precisa Marchi, grazie al tema “Grande Italia a tavola”. Il tutto, ovviamente, aspettando “Identità Milano 2018” (3-5 marzo) con al centro un fil rouge importante: “Il Fattore umano”.
“Noi italiani dobbiamo farcene una ragione: quando in riva al lago Michigan dicono di avere inventato la pizza non hanno tutti i torti - sottolinea Paolo Marchi - come noi abbiamo fatto nostri ingredienti e piatti di tutt’altri angoli del globo, caffè, pomodoro e riso per citarne tre al volo, esaltandoli con il nostro gusto, stile e palato, così è accaduto per la pizza. Napoli l’ha inventata e tanti nel mondo hanno fatto altrettanto interpretandola con il loro cuore e le loro esperienze. A ognuno la sua. E in scia a questo ecco la passione per la pasta”. Pizza e pasta saranno nel piatto a “Identità Chicago 2017”, interpretate da otto protagonisti, quattro italiani e quattro americani, quattro chef e quattro pizzaioli: da Davide Oldani a Luciano Monosilio, da Sarah Grueneberg a Saverio e Vittorio Borgia, da Corrado Scaglione a Fernando Darin e Sarah Minnick.
Di fronte alle nuove politiche statunitensi, al centro di “Identità New York 2017” ci saranno il confronto, i nuovi pensieri e la solidarietà, e a svilupparne i temi ci saranno Massimo Bottura, Eric Ripert, Virgilio Martinez, Roberto Cerea (Ambasciatore di East Lombardy - Regione Europea della Gastronomia 2017), Ana Roš e Caterina Ceraudo, tra lezioni, la cena itinerante “Dine Around in Store” nei ristorantini di Eataly, ed una Charity Dinner per Food for Soul a Eataly Downtown, con Bottura alla guida di una brigata di chef-star americani, Mario Batali, Eric Ripert e Carlo Mirarchi, per promuovere le attività del Refettorio che in inverno lo chef modenese aprirà a New York.
Last but not least, visto che si tratta di una prima volta, “Identità Boston 2017” , con una cena al ristorante Terra di Eataly Boston, con Caterina Ceraudo, Chris Fischer, Michael Schlow e Michele Carter.
Il tema di “Identità Milano 2018”? Spiega Marchi : “viviamo in un’epoca in cui è più facile avere lo sguardo rivolto a uno schermo piuttosto che verso il viso di una persona, troppe cose, sul lavoro e nella vita privata, sono ricondotte a internet e alla freddezza di rapporti superficiali, dove si ha fretta per tutto e tutto viene ridotto a selfie e autoscatti spesso senza spessore. Tutti fotografi al punto che in rete i piatti troppo spesso piacciono perché belli quando in realtà, una pietanza deve risultare innanzitutto buona. Una spersonalizzazione dei rapporti che si riflette anche nella ristorazione, con una preoccupante omologazione anche a livello di alta cucina, e un dilagare di piatti che fanno il verso a culture di altri Paesi piuttosto che ai menù degli chef più importanti, spesso per nascondere i propri limiti, seguendo tendenze e capricci nel timore di non cavalcare l’onda del momento. “Il Fattore Umano” vuole mettere al centro le relazioni umane, l’uomo-chef e tutti coloro che lo circondano sul lavoro, dalla cucina alla sala, al rapporto coi clienti e prima ancora artigiani e fornitori. È il momento, pur non rinunciando all’emozione per quello che c’è nel piatto, di portare, di spostare l’attenzione sul convivio, su quanto avviene attorno alla tavola, punti di incontro di mondi. Se vi è una cosa della quale possiamo essere sicuri è che anche tra dieci anni non potremo comperare la convivialità su internet, mai. La ristorazione rimarrà uno dei massimi centri di sviluppo delle relazioni umane”.
Info: www.identitagolose.it

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