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Chi se li scatta in ogni luogo o accanto ad un personaggio famoso, e chi li sceglie per individuare i punti di forza da cui il Belpaese può ripartire: i “10 selfie 2017” di Fondazione Symbola, guidata da Ermete Realacci. E non manca l’agricoltura

Non Solo Vino
Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola

Chi se li scatta in ogni luogo, davanti ad un piatto o accanto ad un personaggio famoso, e chi li sceglie per individuare i punti di forza da cui il Belpaese può ripartire: ecco i “10 selfie 2017” di Fondazione Symbola, “10 scatti di un Paese che può ripartire, l’Italia può vincere in mezzo alla tempesta, la migliore risposta alla crisi è nella nostra identità che guarda la futuro”, spiega il presidente della Fondazione, Ermete Realacci. E nell’elenco di questa sorta di “10 comandamenti 2.0” applicati al futuro del Belpaese, non poteva mancare, ovviamente, il comparto agricolo e alimentare.
“Per 68 prodotti il nostro Paese è leader dell’agroalimentare di qualità. La nostra agricoltura - scrive Symbola - più sostenibile e sicura. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano, 16 sono primi sui mercati internazionali. Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio ai fagioli: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 52 per i quali siamo secondi o terzi: siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 68 prodotti. Il nostro è il Paese più forte al mondo per prodotti “distintivi”: primi nel food, con 292 tra Dop/Igp/Stg, e nel vino, con 523 Doc/Docg/Igt. L’Italia è seconda in Europa per superficie agricola biologica. E prima per numero di imprese del settore”.

Agricoltura che è, dunque, uno dei 10 punti per il rilancio di un Italia che “è uno dei cinque Paesi dopo Cina Germania Corea del Sud e Giappone che vanta un surplus manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari”, che, aggiunge Symbola, ha nella “Green Economy” uno dei suoi punti di forza, che è prima nel mondo per numero di siti Unesco, ma anche per il fotovoltatico, che è leader in Europa nell’efficienza di energia ed emissioni ma anche nell’economia circolare, che è campione di sostenibilità, che vede le proprie imprese tra le più competitive nel mondo e così via.
“Per rilanciare l’economia e affrontare le sfide del mondo dobbiamo guardare ai nostri punti di forza, senza mai dimenticare i nostri mali antichi e i tanti problemi di oggi. Possiamo ripartire da un’Italia che guarda con fiducia al futuro - spiega il presidente di Symbola Ermete Realacci - perché non rinnega la propria anima. Un’Italia competitiva anche grazie alla coesione, alla cura del capitale umano, al rapporto forte con i territori e con le comunità. L’Italia può essere un avamposto di quell’economia più forte e insieme più sostenibile e a misura d’uomo che emerge dall’Accordo di Parigi, confermato alla COP22 di Marrakech, sul clima. Quella che leggiamo negli auspici di Papa Francesco. Un’economia che può dare risposte adeguate alle nuove domande dei consumatori globali del XXI secolo: equità, sostenibilità, bellezza. Sono i temi che l’Italia deve mettere al centro dell’azione di Governo e del G7 che ospiterà a maggio da presidente di turno”.


Focus - I dieci “Selfie” per l’Italia secondo Fondazione Symbola

1. L’Italia è uno dei cinque paesi che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari
Nel 2015, con un surplus commerciale manifatturiero con l’estero di 103,8 miliardi di dollari, ci confermiamo quinti al mondo dopo Cina (1.062,1 miliardi), Germania (362,3 miliardi), Corea del Sud (201,8 miliardi), Giappone (174,7 miliardi). Si consolida così il ruolo di punta del nostro Paese nell’industria mondiale, e la capacità delle nostre imprese di competere sui mercati globali.

2. La Green Economy dà forza alle imprese italiane
Sono oltre 385.000 le aziende italiane (26,5% del totale dell’industria e dei servizi, nella manifattura addirittura il 33%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy - che vale 190,5 miliardi di euro di valore aggiunto, il 13% dell’economia nazionale. Con vantaggi competitivi in termini di export (il 46% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 27,7% delle altre), di innovazione (il 33,1% ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi, contro il 18,7%) e di fatturato (il 35,1% delle imprese green lo ha visto crescere nel 2015 contro il 21,8%). La green economy fa bene anche all’occupazione. Nel 2016 le imprese che investono green assumono di più: 330.000 dipendenti, pari al 43,9% del totale delle assunzioni, stagionali e non stagionali, previsti nell’industria e nei servizi.

3. Primi nel mondo nel fotovoltaico
L’Italia è primo paese al mondo per contributo del fotovoltaico nel mix elettrico nazionale (8%, dati relativi al 2015), meglio di Grecia (7,4%) e Germania (7,1%), ma anche di paesi come Giappone (sotto il 4%) e USA (meno dell’1%). È prima tra i grandi paesi Ue per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo (17,1%).

4. Leader in Europa nell’efficienza di energia ed emissioni
Il modello produttivo italiano si conferma tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale. A partire dai consumi energetici e dalle emissioni inquinanti: con 107 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto siamo secondi per minore intensità di emissioni atmosferiche, dietro la Francia (93, aiutata in questo caso dal nucleare) e davanti a Spagna (131), Regno Unito (131) e Germania (154). Con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto l’Italia è il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori input energetici a parità di prodotto.

5. Primi in Europa nell’economia circolare
Il nostro Paese è leader europeo nel riciclo industriale: in Italia sono stati recuperati per essere avviati a riciclo 47 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi, il valore assoluto più elevato tra tutti i Paesi europei, seguiti da Germania con 43,6, Regno Unito 38,8, Francia 29,5 e Spagna 23,7. Il riciclaggio nei cicli produttivi industriali ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ed emissioni per circa 60 milioni di tonnellate di CO2.

6. L’industria italiana è quarta per surplus del machinery
Con 59,5 miliardi di dollari di surplus, l’industria italiana del machinery si conferma nel gruppo di testa della graduatoria internazionale per saldo della bilancia commerciale, preceduta dai competitor tedeschi (108 miliardi), cinesi (84,5 miliardi) e giapponesi (69,4 miliardi). Tra i prodotti più esportati le macchine per l’agricoltura e il tabacco, quelle per l’industria alimentare, quelle per lavorare legno, metalli, materie plastiche e minerali non metalliferi (pietre ornamentali e ceramica, ad esempio), macchine per imballaggi e giostre, apprezzate particolarmente per l’attenzione al minor consumo di energia a parità di prestazione.

7. Cultura, bellezza e creatività per competere. Primi per siti Unesco
Alla filiera della cultura l’Italia deve 89,7 miliardi di euro, il 6,1% della ricchezza prodotta nel Paese nel 2015. Questi quasi 90 miliardi ne mettono in moto altri 160,1 nel resto dell’economia: 1,8 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 249,8 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, dal design al made in Italy, dai new media al patrimonio storico culturale fino al turismo: il 17% della ricchezza nazionale. Cultura e creatività danno lavoro al 6,1% del totale degli occupati, 1,5 milioni di persone. L’Italia vanta il primato mondiale per numero di siti Unesco: sono ben 51 quelli riconosciuti al nostro Paese.

8. L’industria italiana del legno arredo è seconda per surplus commerciale. Campione di sostenibilità
Con 9 miliardi di dollari di surplus l’industria italiana del Legno Arredo è seconda al mondo per saldo della bilancia commerciale, preceduta solamente dalla Cina (86,3 miliardi). Il primo importatore dei prodotti del legno arredo made in Italy è la Francia (1.061 milioni euro, anno 2015), seguito da Germania (844 milioni), UK (719 milioni), Svizzera (555 milioni), Russia (527 milioni), Spagna (407 milioni), Emirati Arabi (295 milioni), Cina (288 milioni, dove siamo il primo fornitore nazionale),. L’industria del Legno Arredo made in Italy è all’avanguardia nella sostenibilità ambientale, dai consumi di energia alle emissioni.

9. Le imprese italiane sono tra le più competitive
Su un totale di 5.117 prodotti - il massimo livello di disaggregazione statistica del commercio mondiale - nel 2014 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 899: quasi uno su cinque. Per un valore totale di 200 miliardi di dollari. L’eccellenza del made in Italy sta nell’elevata diversificazione delle sue specializzazioni, che sono imperniate soprattutto nei macrosettori delle “4A” (Alimentari-vini, Abbigliamento-moda, Arredo-casa e Automazione-meccanica-gomma-plastica).

10. Per 68 prodotti il nostro Paese è leader dell’agroalimentare di qualità. La nostra agricoltura più sostenibile e sicura
Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano, 16 sono primi sui mercati internazionali. Dalla pasta ai pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio ai fagioli: tutti campioni assoluti nelle quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 52 per i quali siamo secondi o terzi: siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 68 prodotti. Il nostro è il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’: primi nel food, con 292 tra Dop/Igp/Stg, e nel vino, con 523 Doc/Docg/Igt. L’Italia è seconda in Europa per superficie agricola biologica. E prima per numero di imprese del settore.

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