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Australia, furto di vino da 300.000 dollari... I consumi di vino nel mondo... Usa, nel 2016 export di vino da record … Nuova Zelanda, i danni del terremoto del 2016 … Francia, i vigneti arretrano di 11.800 ettari ...
A cura di Andrea Gabbrielli

- Australia, un furto di vino da 300.000 dollari
L’esperto di vino Lak Quach, era noto nel settore per il suo “palato eccezionale” e per la sua vasta conoscenza del vino, avendo assaggiato alcuni delle annate più rare del mondo, tra cui un Cos d’Estournel 1945 e un Chateau Guiraud 1893. Nel 2013 aveva conquistato il titolo di Dux del Len Evans Tutorial dopo aver battuto ben 11 avversari identificando alla cieca dei Grand Cru di Francia ed era diventato un recensore della Halliday Wine Companion, considerata la Bibbia del vino australiano. Ma la storia d’amore con il buon vino di Mr Quach, sembra essere stata la sua rovina e il suo sogno di fare la vendemmia in Borgogna è andato a brandelli.
L’ex sommelier e vinaio adesso è stato messo sotto inchiesta da suo datore di lavoro, il grossista Cellarhand di Melbourne, perché pare abbia rubato fino a 300.000 dollari australiani di vino mentre lavorava come buyer specializzato. Secondo molte fonti, lo stock di vini rubati sarebbe stato venduto da Quach online oppure a prezzi scontati a più di una dozzina di ristoranti e negozi esclusivi di Melbourne. Successivamente avrebbe utilizzato i proventi delle vendite per acquistare dei vini da collezione per la sua cantina privata, secondo alcune ammissioni che avrebbe fatto al direttore di Cellarhand, Patrick Walsh. I due si sarebbero incontrati nel 1999 quando Walsh aveva servito a Quach “una di quelle bottiglie che ti cambiano la vita”, il Wehlener Sonnenuhr Kabinett di Dr Loosen al Langtons Restaurant and Wine. Walsh ha rifiutato di fare commenti. Non è stato reso noto se la Victoria Police sta indagando sul furto.
Il grossista Cellarhand, con sede a Richmond, ha rimosso dal sito web della società, il profilo personale e tutti i riferimenti a Quach. E lo stesso ha fatto il sito della Halliday Wine Companion. Non si sa ancora se i ristoratori che avrebbero acquistato le bottiglie a prezzo scontato, fossero consapevoli o meno, della natura furtiva dei vini. Un veterano del settore, che ha chiesto di non essere nominato, considera Quach un amico trovando difficile da comprendere il presunto furto. “Doveva sapere che alla fine sarebbe stato preso. Melbourne è un piccolo villaggio. Sembrava compulsivo - ha detto la fonte - non erano acquisti di vino da bere. Ma per trovare vini sempre più migliori da ammirare”. Lak Quach era venuto in Australia come rifugiato dal Viet Nam ed era stato addestrato come chiropratico. “È un bel ragazzo con due bellissimi bambini”, ha detto una fonte che non vuole essere nominata. “Aveva tanto talento”.
Nel 2011 la sua nomina a Cellarhand è stata considerata una grande novità nel settore del vino, dove l’ex sommelier Patrick Walsh lo trattava come un figlio. Nel dicembre 2015 in un profilo, Walsh aveva detto che il coinvolgimento del Quach in Cellarhand aveva portato “una grossa fetta di pace nella sua mente”. Mr. Quach non ha risposto alle ripetute chiamate alla sua casa di Kew. Il suo telefono cellulare di Cellarhand è stato deviato al signor Walsh.
Fonte: www.theage.com.au

- I consumi di vino nel mondo
Il primo posto nel 2014 (l’anno più recente di cui sono disponibili le statistiche complete) andrebbe ad Andorra. Infatti, secondo WI, il Paese ha consumato 3,936,000 litri di vino. Dato che solo 69.165 persone considerano il principato dei Pirenei “casa”, secondo le Nazioni Unite, è un impressionante 56,9 litri pro capite. Oppure l’equivalente di 76 bottiglie. I minori, possiamo supporre, non contribuiscono a questo profilo. Quindi è giusto suggerire che l’adulto medio di Andorra consuma ancora di più. Tuttavia, la cifra può anche essere giustificata dai visitatori del paese. Andorra è una popolare destinazione sciistica ed è un paradiso fiscale. Una buona parte del consumo potrebbe essere imputabili ai negozi duty-free e ai consumi legati al dopo sky. Il secondo posto in classifica è la Città del Vaticano dove sono consumati 56,2 litri di vino pro capite. Ad abbassare il punteggio la frequenza alla Santa Comunione e la non abitudine al consumo di Papa Francesco (ad aumentarlo la presenza dell’Annona, supermercato vaticano, con tassazione più bassa anche per gli alcolici, ndr). Croazia, Portogallo e (che sorpresa) Francia completano la top five. Il Regno Unito, con 21,3 litri a persona, langue al posto n. 29. Gli Stati Uniti consumano vino più di ogni altro Paese - 3,217,500,000 litri nel 2014 - ma ciò vuol dire solo 9,9 litri pro capite, mettendolo nel complesso al 55° posto. I paesi europei dominano la parte alta della classifica, con la Slovenia, la Macedonia, la Svizzera e l’Italia tutti nella top 10 oltre ad Austria, Grecia, Romania, Svezia, Germania, Ungheria, Malta, Spagna e Belgio nella top 30. Anche le nazioni caraibiche hanno un punteggio alto, con i turisti del sole invernale che sicuramente aiutano Aruba, le Isole Cayman e Saint Martin ad entrare nella top 40. E un po’ di amore gallico per il vino, ha chiaramente contagiato Saint Pierre e Miquelon, n. 11 assoluto.
Le 20 destinazioni che bevono più vino pro capite
Andorra - 56,9 litri
Città del Vaticano - 56,2
Croazia - 46,9
Portogallo - 43.7
Francia - 43,1
Slovenia - 42,5
Macedonia - 40,4
Isole Falkland - 38,5
Svizzera - 37
Italia - 34,1
Saint Pierre e Miquelon - 32,7
Moldavia - 30,7
Austria - 29,4
Uruguay - 28,1
Grecia - 27,5
Romania - 27,4
Sant’Elena - 25,8
Bermuda - 25,8
Svezia - 25,7
Germania - 25
All’altra estremità della scala sono, ovviamente, i paesi musulmani. Il Pakistan consuma il minimo pro-capite: 0,00019 litri. Yemen, Afghanistan, Siria e Bangladesh seguono. Il vino consumato nelle isole Falkland (popolazione 2.912) ogni anno (112.000 litri) è tre volte di più che in tutto il Pakistan (popolazione 192.826.502).
Le 10 destinazioni che bevono meno vino pro capite
Pakistan - 0,00019 litri
Yemen - 0,00022
Afghanistan - 0,00075
Siria - 0,0008
Bangladesh - 0,0012
Eritrea - 0,00168
Egitto - 0,00241
Sudan - 0,00269

Tagikistan - 0,00277

Arabia Saudita - 0,00354

Fonte: www.telegraph.co.uk

- Usa, nel 2016 esportazioni di vino da record
Nel 2016, secondo il Wine Institute of America, le esportazioni Usa di vino - soprattutto dalla California - hanno stabilito un record, pur dovendo battersi con un dollaro forte, sussidi e barriere doganali in altri Paesi, scarsità d’acqua e altro. I 1.620 milioni di dollari di fatturato del commercio estero 2016, ha battuto il record dell’anno precedente di 1.490 milioni di dollari, con un margine sottile tra le costanti e forti vendite nel top market, l’Unione Europea e gli aumenti della crescita in Cina e Gran Bretagna.
Il 90% dei 49,5 milioni di casse di vino vendute, proviene dalla California, secondo uno studio pubblicato recentemente da Advocacy Group for the California Wine Industry. Ma è stato il prezzo dei vini, più del volume, a spingere le entrate, continuando la tendenza alla premiumization delle etichette del Golden State, ha detto il presidente e amministratore delegato del Wine Institute, Robert P. Koch. “I vini della California sono ben posizionati in questo trend.
I nostri viticoltori stanno offrendo qualità, valore, stili diversi e tutela dell’ambiente nel modo di produrre vino” ha detto Koch. I 28 Paesi dell’Unione Europea - Gran Bretagna e Germania al primo posto - hanno rappresentato un fatturato di 685.000.000 dollari. Ma è stato il Canada la singola nazione top a comprare vino degli Stati Uniti, sborsando 431 milioni di dollari, in gran parte per i vini da tavola. Seguito da Cina e Hong Kong, con 181.000.000 di dollari; Giappone, 87 milioni; Messico, 24 milioni; Corea del Sud, 23 milioni; Svizzera, 19 milioni; Singapore, 14 milioni.
Nel complesso, le esportazioni di vino della California sono cresciute del 78% e lo Stato e suoi promotori turistici hanno cementato il Golden State come etichetta chic a sé stante, in particolare tra la classe media emergente in Cina, ha detto Linsey Gallagher, vice presidente dell’Istituto che si occupa di marketing internazionale. Una crescita che può anche essere dovuta alla nascita di regioni vinicole in tutta la California, anche nel Central Coast e in Sierra Foothills.
“Questa non è solo una storia di Napa e Sonoma - che è, ovviamente, una parte enorme della storia - ma noi facciamo e coltiviamo uva e vino in 48 delle 58 contee dello Stato”, ha detto Gallagher (….).
Fonte: www.latimes.com

- Nuova Zelanda, i danni del terremoto di novembre 2016
Il 14 novembre 2016 il terremoto di Kaikoura - distretto situato 180 km a nord di Christchurch - ha provocato danni al settore vinicolo locale.
Infatti, la magnitudo è stata calcolata in 7.8 della scala Richter equivalenti all’esplosione di 8 milioni di tonnellate di Tnt oppure a 40 bombe atomiche. A causa del sisma sono andati dispersi poco più di 5 milioni di litri di vino pari al 2% della produzione totale di Marlborough. Le vasche in qualche modo danneggiate sono state un migliaio - di cui 150 in modo irreparabile - mentre i serbatoi, danneggiati o distrutti, son equivalenti ad una capacità di 60 milioni di litri. Le scosse hanno continuato - con 1785 sismi di assestamento di cui 3 tra il 5 e 6 della scala Richter - fino al 16 gennaio.
Secondo le assicurazioni l’attuale stima dei danni subiti dall’industria del vino si aggira sui 200-250 milioni di dollari. Anche se l’epicentro del terremoto è stato localizzato più lontano rispetto al sisma Seddon del 2013, l’evento di novembre è stato più grave e i danni più diffusi, quindi, il costo per gli assicuratori è di gran lunga superiore. Molti danni erano simili all’evento del 2013, compresi i danni ai serbatoi e alle passerelle - anche se va rilevato che le vasche che erano state messe sui plinti, a seguito del precedente terremoto, hanno resistito meglio rispetto a quelli rimasti sulle gambe mentre le perdite dei magazzini finiti e i danni ai contenitori, sono sostanzialmente superiori al 2013.
Fonte: www.ruralnewsgroup.co.nz

- Francia, i vigneti arretrano di 11.800 ettari
Secondo il sito francese Vitisphere, FranceAgriMer, nel 2017, può assegnare 7.939 ettari di nuovi impianti contro gli 8.057 ettari dell’anno scorso. Sarebbe questa la prova che la superficie vitata francese è diminuita, nonostante la crescita consentita dalle normative europee. Nella presentazione dei risultati delle esportazioni francesi di vini e liquori, il 9 febbraio, i FEVS avevano sorpreso tutti.
La Federazione degli Esportatori aveva annunciato che i vigneti francesi nel 2016 avevano perso 5.000 ettari. Se si crede gli ultimi dati comunicati da FranceAgriMer, questi numeri sarebbero lontani. Il 16 febbraio, l’ente ha annunciato che i nuovi impianti da collocare quest’anno sono fissati in 7.939 ettari sui 8.057 ettari richiesti fatti nel 2016. Ricordiamo che il plafond è 1% della superficie vitata. Questo riguarda, quindi, 793.900 quest’anno contro 805.700 dell’anno passato.
Per deduzione, si può dire che la Francia ha perso 11.800 ettari in un anno oppure l’1,5% della sua superficie. Il calo è più importante rispetto al tasso di crescita consentita dalla nuova normativa europea. Fatto questo ragionamento, FranceAgriMer invita alla prudenza. “Questo non significa che tale superficie è persa. Possiamo immaginare che i viticoltori abbiano ritardato i progetti di impianto per ragioni proprie. In questo caso, la superficie vitata dovrebbe ancora crescere quando viticoltori si renderanno conto di quanti nuovi impianti sono autorizzati a fare. Non c’è dubbio che dati saranno strettamente monitorati”.
Fonte: www.vitisphere.com

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