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La Repubblica Sapori - Licia Granello

Vendemmia difficile, scarsa, non memorabile. Ok, ma ora basta lamentarsi ... Mai come quest’anno alla produzione vinicola si attaglia l’espressione “macchia di leopardo”. Ecco chi è riuscito a produrre ottimo vino e a non deporre le armi... C’era una volta la vendemmia dell’abbondanza, quella che inondava l’Italia di vino più o meno buono, comunque in quantità. Poi venne varata la pratica degli espianti, in parte per aderire alla linea della politica agricola europea, in parte per alzare l’asticella della qualità. In mezzo, i trucchi di chi invocava l’irrigazione di soccorso per aumentare la produzione indipendentemente dalla benevolenza di Giove Pluvio e di chi utilizzava surplus di mosti grazie alle deroghe concesse dal governo di turno con malcelata generosità. Tutto cancellato o quasi dalla vendemmia che sta per concludersi, segnata da una drammatica riduzione dell’uva raccolta. La mancanza di pioggia è tristemente ubiquitaria e ci affratella al resto d’Europa, se è vero - come ha analizzato nei giorni scorsi WineNews - che Francia e Spagna accusano un taglio vicino al 25%, percentuale vicinissima a quella ipotizzata per l’Italia. Certo, mai come quest’anno la produzione vinicola si attaglia all’espressione "macchia di leopardo", tra zone piegate in primavera da gelate tardive e campagne tramortite dalla sete estiva. Condizioni estreme troppo procrastinate nel tempo per essere emendate da un autunno mite e favorevole. Eppure non tutti i vignaioli si lamentano. Perché i cambiamenti climatici non sono storia di oggi e le ultime vendemmie premiano chi ha organizzato per tempo un pensiero enologico diverso e lungimirante. Non tutte le viti muoiono di siccità, alcune nemmeno si ammalano. Succede, per esempio, con le vecchie vigne, che tanto hanno significato nella viticoltura francese di alta gamma. Piante di lunga percorrenza, per dirla con linguaggio automobilistico, rotte a tutte le variabili climatiche e ben decise ad attarsi piuttosto che morire. Così, radici lunghe e ben ramificate - meglio se a contatto di terra soffice, capace di trattenere anche le minime goccioline di umidità - sono garanzia di sopravvivenza anche nelle settimane più siccitose. Allo stesso modo, la ricerca sui vitigni resistenti (anche alla sete) ha portato alla selezione di varietà pronte ad affrontare le condizioni climatiche più disagiate. Infine, lunga vita alle produzioni biodinamiche, che mettono la terra al centro della produzione agricola, uva compresa. Ovvero, raccolta e redistribuzione dell’acqua piovana, cura della terra con humus e pratiche manuali per non compattarla, "educazione" della vigna lontano da fertilizzanti chimici e irrigazioni. Mischiando le varie tecniche di approccio virtuoso alle lunghe estati torride, Marco Pallanti del Castello Di Ama, nel Chianti, affronta la nuova stagione del vino con il sorriso addosso: "Abbamo dovuto rassegnarci a una vendemmia ristretta. Però l’uva è sana, matura, non marmellatosa né malata, il che significa prospettiva di una stagione buona anzi buonissima". In scia a molti vignaioli toscani, buoni segnali - sempre a scartamento quantitativo ridotto - arrivano da Piemonte e Friuli, mentre al sud - dove storicamente le estati sono torride e gli autunni poco di meno - l’abitudine alla siccità ha protetto le produzioni e già si parla di annata da menzione d’onore. In attesa di sapere come andrà a finire, da adesso a metà novembre l’intera Italia del vino si mette in mostra per far assaggiare i suoi gioielli in bottiglia. Degustazioni in negozi, bar e sotto i portici del centro a partire da Torino (venerdì 13), mentre Milano ospita l’ottava edizione de "La Vendemmia”, promossa da Montenapoleone District e Comitato Grandi Cru d’Italia, con le grandi griffe della moda a ospitare cantine famose in un trionfo di degustazioni, masterclass e tour nelle terre d"elezione del vino, da Marchesi Di Barolo a Ferrari fino a marchigiani Umani Ronchi. Sabato 14, festa grande a Montecatini per la nuova edizione di Slow Wine 2018, l’almanacco dei buoni vini di Slow Food: dopo il covegno del mattino sulla comunicazione del vino, via libera all’assaggio di oltre mille vini in arrivo da cinquecento cantine selezionate dalla guida. In quanto a Roma, per la prima volta a metà ottobre i vignaioli mutueranno il programma milanese, mandando il vino in passerella tra via Veneto e Trinità dei Monti. Last but not least, la passione per i vini buoni, puliti e giusti animerà lo svogimento di "Un mercoledì da Vignaioli", a margine della settima edizione del Mercato dei Vignaioli Indipendenti: quattordici cene, tutte il 25 ottobre, in altrettanti ristoranti entro un raggio di 100 km da Piacenza, sede del mercato FIVI. Astenersi se astemi.

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