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IL SOLE 24 ORE

Ai francesi di Epi il controllo di Biondi Santi con i vigneti … L’onda francese arriva fino in Toscana e mette il cappello sul Brunello. Il gruppo transalpino Epi ha acquistato una solida maggioranza nella cantina Biondi Santi, riconoscendole un valore stratosferico: 107 milioni, 40 volte l’Ebitda. Nel deal sono compresi anche i 152 ettari di vigneti di Montalcino e tutto il business. Jacopo Biondi Santi sarà il presidente della nuova realtà (con il figlio Tancredi in azienda) e avrà alcune deleghe mentre la società sarà tripartita in un’unità produttiva, commerciale e una holding. L’amministratore delegato sarà indicato dal nuovo azionista di maggioranza, quando, in febbraio, verrà formalizzata la cessione di Tenuta Greppo. Il multiplo pagato dalla famiglia Descours è da azienda del super-lusso, anche se dall’asta ne sono rimasti esclusi i simboli, Lvmh e Prada, per aver presentato offerte più basse. A Montalcino si riconosce che i francesi hanno acquistato una grande cantina, ma anche la storia centenaria di un produttore italiano d’eccellenza. Un prezzo così elevato alto si può giustificare solo con l’acquisto dei vigneti e con le stime di crescita che i vini Biondi Santi potranno avere grazie al network internazionale di Epi. Il comunicato emesso congiuntamente dalle due aziende (e anticipato dal sito specializzato www.winenews.it di Alessandro Regoli) parla di una partnership di strategie e capitali con Biondi Santi, una delle più prestigiose cantine italiane. “Siamo molto contenti di questa partnership - commenta Christopher Descours, presidente del gruppo Epi - continueremo a sviluppare i vini prodotti da Biondi Santi facendo leva sull’esperienza e la capacità di Jacopo Biondi Santi che continuerà ad essere il presidente”. Mentre l’imprenditore toscano ha sottolineato che “questa alleanza con la famiglia Descours è l’occasione di inserire la nostra attività in un gruppo che condivide i nostri valori. Epi ci garantirà il necessario supporto per sviluppare il business e rafforzare a livello internazionale il valore dei nostri vini e del Brunello”. La Cantina Biondi Santi è un’icona del made in Italy per aver lanciato il Brunello di Montalcino, la prima bottiglia nel 1888, e per la qualità del prodotto raggiunta nel corso dei decenni. Brunello di Montalcino Riserva 1955 è l’unico italiano inserito dalla rivista Usa Wine Spectator tra i 12 migliori vini del Novecento. L’azienda conta su 47 ettari di viti del Greppo e 105 dei Pieri. La produzione è di 80mila bottiglie, di cui 10mila bottiglie di Riserva (solo nelle vendemmie eccezionali).
La famiglia Descours è proprietaria di marchi di alta gamma del mondo del vino, come gli champagne Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Chateau La Verriere a Bordeaux. Resta da capire quali quote della famiglia Biondi Santi verranno cedute e il perimetro dei vigneti e dei beni immobiliari: il 100% della Società agricola Greppo a responsabilità limitata faceva capo, in varie quote, alla madre Maria Floria e ai figli Alessandra (consigliere delegato) e Jacopo. Eccetto un pacchetto del 21,97% pignorato da Banca Monte dei Paschi di Siena in seguito a un mutuo di 7,5 milioni acceso dall’Azienda agricola Montepò, controllata interamente da Jacopo Biondi Santi Fibs e in pegno a Mps e Mps capital services (vedi Il Sole 24 Ore del 9 aprile 2016). Nel bilancio 2015 la cantina (produttrice dello Schidione e del Sassoalloro) evidenzia un valore della produzione di 4,5 milioni, un perdita operativa di 153.000 euro e una perdita netta di 900.000 euro. I debiti ammontano a circa 18 milioni, a fronte di un patrimonio netto di quasi 32 milioni e immobilizzazioni materiali per 40 milioni. Con le risorse che Jacopo Biondi Santi trarrà dalla cessione della Tenuta Greppo potrà facilmente soddisfare le richieste della banca senese, anche se saranno disponibili solo nel prossimo febbraio. Il Consorzio del Brunello di Montalcino in un comunicato evidenzia l’importanza del merger italo-francese per il Brunello di Montalcino. “La priorità per il territorio - recita la nota - è che sia garantita la continuità attraverso un piano imprenditoriale capace di garantire la qualità e l’eccellenza del brand coerentemente con la storia del Brunello, le tradizioni del prodotto e del territorio”. Insomma, sembra di capire, che il Consorzio voglia ricevere assicurazioni che il cambio del bastone di comando non muti la strategia della qualità dell’azienda.

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