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Vinitaly 2018 - Sempre più sotto i riflettori, amati e ricercati dagli appassionati, i vini dei vulcani nella degustazione firmata dalle Donne della Vite. Nel calice l’Italia vulcanica, con Giappone, Ungheria, Grecia, Austria e Capo Verde

Italia
Sempre più sotto i riflettori, amati e ricercati dagli appassionati, i vini dei vulcani nella degustazione firmata dalle Donne della Vite

Diversi per identità e potere evocativo, forti di storia, mito e di paesaggi plasmati dalla viticoltura: sono i vini dei vulcani, protagonisti della degustazione organizzata dalle Donne della Vite, “Vulcanici si nasce”, a Vinitaly. Nella degustazione - guidata da Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere - sono state raccontate dai Consorzi di Tutela nove denominazioni vulcaniche italiane - Soave, Durello, Gambellara, Colli Euganei, Colli Berici, Orvieto, Bianco di Pitigliano, Aglianico del Vulture, Etna - e cinque aree di produzione estere Giappone, Ungheria, Santorini (Grecia), Stiria (Austria) e Capo Verde.
“È la stessa origine a rendere i vini dei vulcani ambasciatori dei propri vitigni autoctoni e dei territori di produzione con caratteristiche paesaggistiche peculiari - sottolinea Clementina Palese, vice presidente delle Donne della Vite - un’inclinazione naturale che li rende affini ai principi e alle attività delle Donne della Vite tra cui la tutela del paesaggio, un tema su cui abbiamo lavorato negli ultimi due anni producendo una ricerca che ha dimostrato scientificamente la relazione forte e positiva tra il paesaggio viticolo e la percezione della qualità del vino”.
Il tutto esaurito della grande sala che ha ospitato la degustazione - resa possibile anche grazie a Vino Italico, all’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e alla collaborazione del Consorzio di Soave, capofila di Volcanic Wines - racconta la grande attenzione che c’è intorno a questi vini che, come ha rimarcato Torcoli, “provengono da terreni che vantano e scontano al contempo una variabilità quasi di metro in metro, spesso in giaciture difficili che quindi richiedono una gestione particolarmente attenta e di precisione”.
Molta curiosità hanno destato le etichette dei Paesi “ospiti”. Il vino giapponese proveniente dal Monte Fuji, un vulcano nato 100.000 anni fa e alto circa 4.000 metri, come l’Etna. Qui il Koshu, un vitigno dalla buccia rosa arrivato dal Caucaso, viene coltivato su terreni di lava solidificata, pomici e ceneri vulcaniche. Dell’area di produzione di Nagy-Somlói Borvidék, nella zona del lago Balaton, nella parte più occidentale dell’Ungheria, arriva il vino ungherese degustato. Originato da uve Juhfark, che in magiaro significa “coda di pecora” per la forma del grappolo, si produce solo in questa zona ricca di basalti lungo i pendii del monte Somlo e di sabbia vulcanica nelle aree pianeggianti, frutto dell’attività di un vulcano esplosivo di cui sono ancora ben visibili oggi bolle di magma e colonne laviche basaltiche. E poi il vino di Santorini - l’isola greca in cui l’attività vulcanica è tutt’ora molto intensa - proveniente da uve Assirtiko coltivate su basalti e con la forma di allevamento tradizionale a “giristi”, ossia a cesto. In Stiria, una delle regioni più povere del centro-sud dell’Austria fino alla scoperta di acque termali che ne svelano l’origine vulcanica e che le hanno fatto cambiare il nome in Vulkanland, a dare origine ai vini sono oggi diverse varietà di uva tra cui l’autoctono Schilcher, Traminer, Chardonnay ...
Particolare la storia della viticoltura a Capo Verde, antica colonia portoghese nell’oceano Atlantico all’altezza del Senegal, composto da dieci isole vulcaniche, punto più a sud in cui si coltiva la vite nel nostro emisfero. Nei suoli aridi composti da basalti e ceneri vulcaniche si coltivano viti ad alberello protette da muretti di diverse varietà, come Muscatel Rosso, Aleatico, Tempranillo, Touriga Nacional. Una piccola viticoltura promossa recentemente da un religioso, padre Ottavio, con un progetto di coltivazione della vite per contrastare l’emigrazione e l’abbandono delle isole con l’azienda Vinha Maria Chaves.
I prossimi appuntamenti con i vini dei vulcani d’Italia e del mondo sono nel cuore dei Colli Euganei per Vulcanei (12 -14 maggio, Castello di Lispida a Monselice, Padova) e a Milo alle falde dell’Etna per con ViniMilo n. 38 (dal 25 agosto al 9 settembre).

Un successo, quello dei vini del vulcani che ha attratto anche l’attenzione di tre imprenditori appassionati di vino e ristorazione che, su un progetto di Patrizia Legnaro, hanno fondato Vino Italico, che si è specializzato in vini dei vulcani, con una selezione di 40 aziende di 19 aree vulcaniche italiane, buona rappresentanza degli oltre 17.000 ettari e degli 1,3 milioni di ettolitri di vini dei vulcani “Doc” prodotti in Italia.

Focus - I vini dei vulcani alla prova del calice

Soave Classico 2017 Rocca Sveva - Cantina di Soave - Al naso come in bocca frutti a polpa bianca e note agrumate. Chiude pulito. Prodotto anche in edizione limitata con etichetta “merlata” a ricordare le mura del Castello di Soave per sostenere il restauro delle sue mura.

Bianco di Pitigliano Superiore 2017 - Ildebrando - Cantina di Pitigliano. Naso fine, verticale. In bocca pieno, caldo e lungo. Mantiene una bella acidità e risulta equilibrato. Note di crema di limone sia al naso che in bocca.

Gambellara classico 2016 - Monopolio - Cantina di Gambellara. Naso fine caratterizzato da lievi note affumicate che si uniscono a quelle agrumate. In bocca pieno e lungo con retrogusto di lime.

Orvieto 2016 - Marchio del Consorzio. Naso caratterizzato da note sulfuree, entra in bocca salino, vivace. Complesso e di bella acidità.

Etna bianco superiore 2016 - Barone di Villagrande. Naso fresco di fiori bianchi e di zagara. Elegante, ma “trattenuto” nella sua giovinezza che promette begli sviluppi nella maturità. In bocca dà sensazioni complementari di frutto pieno, rotondità e freschezza notevole. Dicotomico (90% Carricante - 10% altri vitigni autoctoni etnei; solo acciaio).

Etna bianco superiore 2015 - Tenuta di Nune. Colore giallo oro pallido, naso complesso, con note di polvere da sparo, rotondo come in bocca dove risulta pieno e salato. Affina sui lieviti.

Colli Berici doc - Tai rosso 2015 - Pegoraro. Violaceo. Al naso ampio di fiori di viola e frutti rossi freschi. In bocca il frutto si conferma croccante. Lungo, fresco con tannino presente (Tai rosso 100%).

Colli Euganei Rosso doc 2013 Genola - Vignalta. Naso fine di frutta matura con note di geranio e tabacco. In bocca presenta una certa salinità, è complesso, corposo e balsamico (Merlot 70%, Cabernet Franc 30%).

Aglianico del Vulture doc 2013 - Marchio del Consorzio. Naso di ciliegia e marasca, note di fieno, fine e complesso. In bocca rotondo, tannino dolce, con una balsamicità fresca di resina e una sfumatura fumé che conferisce grande eleganza (Aglianico 100%;
da uve surmaturate brevemente in pianta).

Lessini Durello doc Metodo Classico - Tonello. Al naso fiori bianchi ,delicato aroma di crosta di pane e nota di mandorla. Esplosivo al palato con nota agrumata precisa, freschezza che non fa immaginare i 36 mesi sui lieviti.

Koshu 2016 - Grace Wine - Giappone. Al naso note di lana cotta e di cera, delicato. Palato setoso in cui le sensazioni di frutto sono immediate, buona freschezza. Chiusura pulita e precisa (Koshu 100%; area di produzione: Kutsunuma, Yamanashi).

Juhfark 2015 - Tornai - Ungheria. Naso complesso: salvia, rosmarino foglie di tè, marmellata di arance, zafferano, note fumé. In bocca profondo, minerale con residuo zuccherino (Juhfark 100%; area di produzione Nagy-Somlói Borvidék).

Assirtiko 2016 - Domaine Sigalas - Santorini (Grecia). Naso entusiasmante con note fiorite. In bocca acidità sferzante, alcol elevato, aromaticità esplosiva, fiori gialli, pasta di olive, teso, ricco, dinamico.

San Vicente 2015 - Vinha Maria Chaves - Isola di Fogo (Capo Verde) - Si tratta di un rosato dal colore piuttosto intenso. Naso semplice caratterizzato da note di terra bruciata che si confermano in bocca, dove è sapido, persistente con chiusura di arancia amara.

Eruption Weiss 2016 - Krispel - Vulkanland (Austria) - Al naso note vegetali, di fichi e chiodi di garofano. In bocca potente, cremoso con dolcezza di cioccolato bianco ananas, lungo.

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