
Verona - 15 Aprile 2018, ore 12:16
Il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce del 5% e raggiunge nel 2017 il valore record di oltre 10,6 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che, trainate dagli spumanti, hanno raggiunto il massimo di sempre a 6 miliardi (+6%), mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,6 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi familiari (+2%). È quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona, con la prima top ten dei vini che hanno messo a segno il maggior tasso di crescita delle vendite nel 2017: sul podio? Il Grillo siciliano (+23%), il Primitivo pugliese (+21%) e l’Ortrugo dell’Emilia Romagna (+19%).
Nel 2017 sul 2016 le vendite hanno avuto un incremento in valore del 4% negli Usa che si confermano il primo cliente, seguiti dalla Germania dove la crescita è dell’1% e dal Regno Unito dove l’export aumenta del 6%. A preoccupare per il futuro sono le eventuali misure neoprotezionistiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che potrebbero scaturire dalla guerra dei dazi ma anche dalla Brexit con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Anche se i valori sono ancora limitati, a far ben sperare sono i mercati dove la crescita è percentualmente maggiore come la Cina con un +29%, ma è da segnalare la Francia che, con un aumento del 9%, si colloca al sesto posto tra i maggiori acquirenti, anche a conferma del livello di qualità raggiunto dal vino italiano. L’export di vino italiano in Francia sfiora i 170 milioni di euro nel 2017 e praticamente raddoppia (+92,3%) negli ultimi 10 anni mentre nello stesso periodo al contrario gli arrivi nella Penisola dai cugini d’oltralpe sono crollati del 14% in valore spingere il successo del made in Italy, sottolinea la Coldiretti, è soprattutto la riscossa, contro lo Champagne, delle bollicine nazionali con le esportazioni in Francia letteralmente esplose del 276% in valore nel decennio, per un importo attuale di oltre 45 milioni di euro.
Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performance di crescita all’estero con le esportazioni che, con un aumento del 14% rispetto all’anno precedente, hanno raggiunto il record di 1,36 miliardi di euro. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 410 milioni di euro e un incremento del 12% nel 2017 ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 296 milioni e un aumento del 16% in valore. In ogni caso l’aumento più importante tra i primi dieci importatori è in Russia dove le bollicine made in Italy crescono del 33%.
L’Italia, nonostante una produzione stimata intorno ai 40 milioni di ettolitri cioè il 26% in meno sul 2016, ha conquistato nel 2017 il primato mondiale davanti ai cugini francesi. Si sta realizzando, spiega la Coldiretti, un riposizionamento globale della produzione tricolore che diminuisce in quantità ma aumenta in qualità con oltre il 70% dedicata a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.
Il calo della produzione e l’addio ai voucher ha inciso pesantemente sull’occupazione anche se si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentomila persone (-8%) tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.
“Il vino italiano è il prodotto agroalimentare più esportato all’estero dove ormai sono stappate la maggioranza delle bottiglie made in Italy” ha affermato il presidente della Coldiretti nel sottolineare che “il settore è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che rappresentano un modello di riferimento per la crescita dell’intero agroalimentare nazionale”.
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