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“Navigating Bordeaux 2017” by Liv-ex: aspettando i prezzi degli Châteaux, una breve guida per orientarsi nelle pieghe di una campagna En Primeur di difficile lettura, dal peso dei punteggi alle dinamiche di mercato

L’andamento delle ultime campagne En Primeur di Bordeaux, la 2015 e la 2016, ha sovvertito il crollo di fiducia e partecipazione successivo alla campagna 2010, quando si toccarono prezzi mai visti e difficilmente replicabili (202 euro a bottiglia ex Château, ndr), tornando a garantire un certo rendimento ai collezionisti. In questo senso, la campagna 2017, che ha animato Bordeaux nei giorni scorsi, rappresenta una vera e propria un’opportunità, per gli Châteaux, di agganciare il mercato. L’ostacolo maggiore, è rappresentato dai dubbi legati al livello qualitativo di un’annata ancora difficile da decifrare, con le gelate primaverili che hanno impattato sia sulle quantità (in maniera meno importante per le aziende della rive gauche) che sulla qualità di un’annata che non sarà sicuramente ai livelli delle più blasonate 2009, 2010, 2015 e 2016. Difficile, allora, prevedere i prezzi che verranno scelti dai produttori, di certo rispetto alle due annate precedenti, mancano sia la solidità del mercato che la qualità, è quindi lecito attendersi prezzi inferiori. Ma il successo, o meno, dell’annata 2017, influenzerà l’andamento dei vini di Bordeaux sul mercato secondario per tutto il 2018, perché una campagna caratterizzata da prezzi troppo alti e volumi bassi, come sottolinea il report “Navigating Bordeaux 2017” firmato dal Liv-Ex, rischia di deprimere il mercato, mentre prezzi ragionevoli e buoni volumi di vendita potrebbero far tornare la fiducia su Bordeaux (www.liv-ex.com).
A proposito di prezzi, è sempre importante ricordare che non esiste alcun legame tra l’andamento dei grandi vini di Bordeaux sul mercato secondario ed il prezzo a cui gli Chateaux decideranno di vendere l’ultima annata: restando sul Liv-ex, il Bordeaux 500, da giugno 2017, è cresciuto del 3,4%, ma se guardiamo proprio ai 500 vini dell’indice dedicato a Bordeaux, è facile vedere come siano i punteggi, come quelli di Wine Advocate, a determinare, più di ogni altra variabile, i prezzi, segnando distanze a volte siderali. Annate meno fortunate, come la 2007 e la 2013, ad esempio, sono uscite alla metà del prezzo delle più apprezzate 2009 e 2010. Come anticipato, il fulcro della campagna è nelle difficoltà dell’andamento climatico, con le gelate di primavera, le peggiori dal 1991, che hanno portato ad un crollo produttivo del 40% sul 2016. Eppure, l’impatto non è certo stato identico dappertutto. Sulla rive gauche, ad esempio, Pauillac, St-Julien e St-Estèphe non sono state neanche sfiorate, e a ben vedere i vigneti che hanno sofferto maggiormente non sono quelli dei cru più prestigiosi, quanto quelli da cui arrivano le grandi produzioni che interessano la fascia più bassa del mercato.

Tra gli Châteaux monitorati dal Liv-ex, solo due hanno dichiarato di non uscire con la produzione 2017: Fieuzal e Climens. Per quanto riguarda i Premiers Crus della classificazione del 1855, Lafite, Latour, Haut-Brion e Mouton sono usciti incolumi dalle gelate, ed i volumi prodotti dovrebbero seguire i livelli del 2016. In alcuni casi, invece, le rese medie sono state addirittura aumentate, proprio per rispondere al calo del potenziale produttivo: a Pauillac si parla di 46,2 ettolitri per ettaro, ma la sensazione è che si tenderà a produrre meno Grand Vin e più vini secondari. Sulla rive droite, invece, i danni sono più evidenti, con le dovute sfumature: mentre diversi Grand Cru di St. Emilion hanno subito perdite vicine al 100% del potenziale produttivo, molti nomi importanti di Pomerol, con i vigneti a quote più elevate, ne sono usciti indenni.
E allora, come si può prevedere il prezzo di uscita delle etichette di Bordeaux 2017? Il Liv-Ex suggerisce la metodologia del “fair value”, ossia del valore giusto, basato sulla relazione tra prezzo medio e punteggio della critica (a partire da quello del guru Robert Parker, il più influente quando si parla di Bordeaux). Esiste infatti una correlazione (r-quadrato) fissa, almeno nei 500 vini quotati dal Bordeaux 500 del Liv-Ex, con i punteggi che pesano per il 50% sul prezzo finale. Sfuggono a questa dinamica i secondi vini dei grandi Châteaux, apprezzatissimi dal mercato asiatico, specie in virtù del brand che portano, a prescindere dai punteggi, che non vanno quindi ad influenzare il prezzo finale. Così, l’acquisto giusto sarà sempre quello dei vini che escono a prezzi inferiori al loro “giusto valore”, destinati quindi ad apprezzarsi nel tempo, viceversa, sarà sempre un cattivo investimento quello su vini che escono a prezzi superiori al “giusto valore”.

Esistono, in questo senso, delle serie storiche interessanti, basate sull’apprezzamento medio delle ultime 10 annate delle etichette più importanti di Bordeaux. Ad esempio, i rilasci di Troplong Mondot sono in media superiori del 26% rispetto al loro giusto prezzo, facendone un pessimo investimento, mentre Lynch Bages esce di solito ad un prezzo inferiore del 17%, garantendo quindi un buon margine sull’investimento. Sarà interessante capire se gli Châteaux seguiranno i wine merchant oppure no, riconoscendo cioè un peso maggiore ai critici che garantiscono i punteggi maggiori. In questo senso, negli ultimi tempi il più autorevole sembra essere diventato Neal Martin, la firma di Vinous, specie dopo l’addio di Robert Parker, con il The Wine Advocate che ha puntato su Lisa Perotti-Brown. Aspettando i giudizi più attesi, i primi punteggi “pesanti” arrivano dalla penna di James Suckling: al top, con un punteggio di 98-99 (ricordiamo che si tratta di campioni di botte, ndr), Latour ed Yquem, seguiti da Margaux, Cheval Blanc, Cos d’Estournel, Ducru Beaucaillou, Eglise Clinet, Lafite Rothschild, Lafleur, Mouton Rothschild, Palmer, Petrus, Rieussec, Suduiraut e Vieux Chateau Certan, con 97-98. Sarann questi i vini su cui puntare? Tutto dipende dal prezzo ...

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