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“Per i produttori artigianali ci sarà sempre posto, a patto di capire che si deve puntare su mercati diversi da quelli delle grandi aziende. Magari anche con più chiarezza in etichetta”: a WineNews, Matilde Poggi, presidente Fivi, che compie 10 anni

Italia
Matilde Poggi, presidente Fivi, ovvero i Vignaioli Indipendenti

11.000 ettari di vigneto, 80 milioni di bottiglie commercializzate, un fatturato sui 700 milioni di euro, e 280 milioni di euro di export: numeri da grande azienda del vino, ma che sono in realtà espressione delle 1.100 cantine della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Fivi che, nata nel 2018, celebra i 10 anni di vita (www.fivi.it), occasione anche per riflettere sul valore e sul ruolo delle piccole aziende vinicole artigianali del Belpaese, che si confrontano con un scenario di mercato che, a livello globale, sembra premiare sempre più le grandi realtà più strutturare e con più risorse a disposizione da investire in comunicazione, promozione e così via. Eppure, un posto per i piccoli artigiani del vino c’è e ci sarà sempre, a patto di capire che non si deve giocare sullo stesso campo e sugli stessi mercati dei grandi gruppi. A dirlo a WineNews, la presidente Fivi Matilde Poggi: “sicuramente ci sono tante difficoltà per le piccole aziende, ma il vino è un prodotto agricolo che nasce sul campo, e il vignaiolo indipendente non si muove dalla sua vigna. Noi non siamo speculatori, siamo prima di tutto siamo contadini, il legame con la terra è quello che fa la differenza. È vero che nel mondo del vino c’è il piccolo, che si fa tutto lui, e dall’altro c’è il grande gruppo, che a volte che arriva anche da altri settori e fa investimenti nel mondo del vino. Sono realtà diverse, che però si rivolgono anche ad un pubblico diverso. Ci sono nel mondo tanti importatori, piccolini come noi, che si rivolgono sempre di più a chi cerca il “vino artigianale”, che è il vino del produttore Fivi. Lo spazio per noi c’è, ma dobbiamo capire che le cose sono cambiate tanto negli anni. Per esempio, 30 anni fa - racconta la Poggi - ci si rivolgeva all’importatore di vino italiano negli Usa, che trattava un po’ di tutto. Oggi si è sempre più specializzati, da piccola produttrice non posso più pensare più che tutti possano essere miei clienti. C’è chi si rivolge a chi cerca certi tipi di aziende, e chi si rivolge alle grandi aziende, ed è inutile battere sugli stessi tasti”.
Mercati specializzati, dunque, ma la legge è uguale per tutti, e la burocrazia è la stessa, grosso modo per tutti. Ma sui piccolini, ovviamente, pesa di più. “Quella sulla semplificazione burocratica, o quanto meno su un regime diverso per grandi realtà e piccoli produttori, è una nostra battaglia storica. Lo abbiamo denunciato milioni di volte e continueremo a farlo: il carico burocratico è sproporzionato, perchè ci sono tante aziende che non hanno un’organizzazione e una struttura amministrativa importante, ma che sono gestite da una persona che fa un po’ tutto, per cui il carico è eccessivo”.
Ed il rischio è che sia questo, più che il mercato, a mettere in pericolo la vita delle aziende.
“Io spero da tempo che nel vino si scongiuri quanto successo in altri settori, dove per questioni sulla sicurezza alimentare, sul controllo di tutto, degli artigiani che, magari, hanno sempre fatto il latte ed il formaggio in un certo modo, sono stati obbligati a chiudere. Il consumatore non vuole questo: vuole sapere cosa e chi c’è dietro una bottiglia o un formaggio, non vuole mangiare e bere solo prodotti industriali. Noi rispondiamo anche ad un esigenza che il consumatore ha di conoscere la storia e la faccia di chi c’è dietro a quella bottiglia, e lavoriamo in questa direzione. Ed in questi 10 anni la Fivi è cresciuta tanto, e diventata ancora di salvezza per tante piccole aziende. Perchè insieme si cresce tutti, e anche la nostra partecipazione collettiva a Vinitaly (158 cantine nell’edizione di scena a VeronaFiere, dal 15 al 18 aprile, con una degustazione speciale firmata Fivi e Slow Food, il 18 aprile, ndr) lo dimostra, siamo diventati polo di attrazione per chi cerca vini come in nostri in una fiera così grande che offre di tutto, e avere 158 vignaioli tutti riuniti diventa importante. E anche a livello Ue ci stiamo muovendo per fa capire il concetto di vignaiolo indipendente, per esempio con un evento dedicato che sarà di scena a Londra il 16 maggio, firmato dalla Cevi, la nostra Confederazione europea che tutela i nostri interessi a Bruxelles, dove racconteremo i vini dei vignaioli Fivi insieme a quelli di Francia, Slovenia, Ungheria e così via, ed è il primo evento che facciamo insieme”.
Un modo di raccontarsi e di distinguersi, che, forse, almeno in Italia, avrebbe bisogno di un ulteriore step anche a livello normativo, obbligando, per esempio, a scrivere in etichetta se si produce vino solo dalle proprie uve e se si compra materia prima, magari producendo comunque un prodotto di grande qualità. Una distinzione più chiara, insomma, di quanto raccontino diciture come “integralmente prodotto” o “imbottigliato all’origine”, come si legge oggi sulle etichette, magari sul modello francese, e in particolare dello Champagne, dove si distingue in maniera chiara tra “propriétaire-récoltant” e “négociant manipulant”.
“L’Italia da questo punto di vista è molto carente - dice la Poggi - mentre in Francia la normativa è più chiara, ed il consumatore si puoi orientare con facilità in questo senso. Da noi non è così chiaro, tant’è vero che “integralmente prodotto” lo possono usare anche le cantine sociali. Contro le quali non ho niente in contrario, beninteso, ma ovviamente c’è differenza tra un vignaiolo che mette in bottiglia la sua uva, e una cantina sociale che mette insieme uve di tanti conferitori diversi, non è la stessa cosa. Sicuramente qualcosa di più da questo punto di vista per la trasparenza si dovrebbe fare, i consumatori vogliono sapere da chi comprano, e ad oggi non è immediato capire se chi è dietro la bottiglia è un imbottigliatore o un produttore che ha la sua vigna”.

Tra i meriti della Fivi, che negli anni ha messo in piedi eventi diventati un “must” per gli appassionati di vino, come il Mercato dei Vignaioli a Piacenza, c’è anche quello di aver fatto sentire la propria voce alle istituzioni.
“Quando ci interfacciamo con le Istituzioni ci siamo noi produttori in prima persona, non rappresentanti o dipendenti, con la capacita di capire e calare il problema concretamente sulle aziende, e proporre soluzioni reali, risposte immediate per rendere più facile il lavoro, perchè viviamo tutto in prima persona, e questo ci rende molto credibili. E poi rappresentiamo solo questa tipologia di aziende, solo Vignaioli Indipendenti, non offriamo neanche servizi ai soci, e quindi o otteniamo il risultato o rinunciamo, ma non abbiamo niente da offrire in cambio, non possiamo mediare”.

E a proposito di Istituzioni, anche la Fivi guarda con interesse alla formazione del prossimo Governo, e a chi guiderà il Ministero delle Politiche Agricole.
“Quello che mi auguro, come prima cosa, è che ci sia un Ministro che vuole occuparsi di agricoltura davvero, e a cui non viene assegnato questo Ministero, importantissimo, come se fosse un contentino. L’agricoltura è fondamentale per l’Italia, ci si deve investire di più, a partire da questo. E poi spero in un Ministro che duri a lungo, e che si presente a Bruxelles, perchè le sorti dell’agricoltura ormai si decidono in Europa, dove si deve lavorare sulle relazioni, dove si deve esserci quando si prendono le decisioni, e questo richiede tempo per lavorare e costruire. E poi, una delle priorità, a livello italiano, è fare davvero una legge contro il consumo di suolo, di cui si parla da tanto, ma che è sempre rimasta in sospeso: non possiamo più permetterci di perdere terreno agricolo che viene lottizzato per altri usi, e che poi non tornerà mai all’agricoltura”.

Agricoltura che è quel legame tra la vigna e la bottiglia che distingue, chi, come “il Vignaiolo Fivi coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”.

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