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Nel 2018 di Palermo Capitale della Cultura +124% di imbottigliato per la Doc Sicilia con la previsione di raggiungere 60 milioni di bottiglie: così il direttore del Consorzio Lunetta. De Bartoli (Baglio Pianetto): “facciamo sistema”

Italia
Il direttore del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, Maurizio Lunetta, e l’ad dell’azienda vitivinicola Baglio di Pianetto, Renato De Bartoli

L’agroalimentare siciliano e il vino Doc siciliano, in particolare, non intendono lasciarsi sfuggire la ricca occasione di promozione e conoscenza offerta dalle iniziative in programma nel 2018 a Palermo per il suo anno di Capitale italiana della Cultura. La visibilità verso una platea internazionale - quale quella che il capoluogo siciliano si appresta ad accogliere ospitando tra l’altro l’edizione n. 12 di “Manifesta”, biennale itinerante europea di arte e cultura contemporanea (dal 16 giugno al 4 novembre) - è iniziata ieri a Roma, con la presentazione alla stampa estera dei contenuti e delle opportunità offerte dall’evento. Al fianco del neo-Governatore della Sicilia, Nello Cusumano, e del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, c’erano anche il direttore del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, Maurizio Lunetta, e l’ad dell’azienda vitivinicola Baglio di Pianetto, Renato De Bartoli.

“Grazie a questa iniziativa di Palermo la gente quest’anno verrà da noi, non saremo noi a dover andare a fare promozione all’estero come facciamo abitualmente e con grossi investimenti - ha sottolineato a Winenews Maurizio Lunetta - le nostre iniziative le presenteremo già a Vinitaly con il sindaco Orlando e i vertici di “Manifesta”, un evento che attrae turisti e quindi è un’occasione per far conoscere i nostri vini. A novembre faremo un grande evento con la stampa estera in occasione del termine della biennale. Puntiamo a rendere riconoscibile il vino siciliano anche a chi pensa che la Sicilia non sia una regione vitivinicola, fuori d’Italia infatti c’è ancora questa percezione”.

Lunetta ha anche spiegato come il Consorzio Doc Sicilia sia giunto in pochi anni (è nato nel 2011) a posizionarsi tra i primi cinque d’Italia. “La Sicilia - ha detto - ha un bacino enorme di quantità d’uva, e avviandoci su un percorso di qualità, trainando le maggiori cooperative e le maggiori cantine a brand, stiamo crescendo di anno in anno. Per il 2018 prevediamo di raggiungere i 60 milioni di bottiglie sotto la Doc Sicilia dopo un aumento del 124% dell’imbottigliato nei primi due mesi dell’anno. Noi puntiamo sugli autoctoni ovviamente, abbiamo in Sicilia un patrimonio di autoctoni che tutti ci invidiano, più di 70 vitigni, alcuni non ancori registrati. C’è un progetto avviato dalla Regione, che noi come Consorzio vogliamo portare a termine, che è proprio quello di recuperare tutti i vitigni autoctoni, registrarli e mettere in condizione i viticoltori di poterli coltivare. In questi anni stiamo puntando su alcuni autoctoni, quelli più famosi sono il Nero d’Avola e il Grillo, ma vediamo che c’è un forte apprezzamento anche sul Catarratto, il Frappato, il Perricone, e il Nerello Mascalese che sono coltivati ancora su pochi ettari ma che prevediamo possano aumentare notevolmente nei prossimi anni perché il mercato ce lo chiede. Senza dimenticare che alcuni vitigni internazionali da noi hanno espressione particolare, dal cabernet al viognier, ad alcuni autoctoni italiani come il fiano, è giusto anche avere un’ampia varietà”.

L’ad di Baglio di Pianetto, l’azienda a Santa Cristina di Gela (Pa) fondata dal Conte Paolo Marzotto che fa parte della Doc Sicilia, ha rimarcato l’importanza per le cantine siciliane di fare sistema. “Il conte Paolo Marzotto - osserva Renato De Bartoli, già enologo della cantina e dal 2016 ad - con Baglio di Pianetto ha fatto un investimento passionale e di getto , ma con una visione futura economica molto chiara in quanto la nostra terra offre molte potenzialità, purtroppo ancora molte inespresse, e per tante ragioni. Ma con la Doc Sicilia si sta facendo sistema e si sta parlando con le istituzioni vicine al mondo dell’impresa, questo significa stare al passo con i tempi. La nostra azienda produce quasi 600.000 bottiglie, l’obiettivo è di produrne 8-900.000, ma soprattutto bottiglie legate al valore, che danno valore al territorio di appartenenza, quel valore che probabilmente nel passato la Sicilia del vino non aveva e sta negli ultimi anni conquistando”.

“Siamo partiti da zero nel 2011 - ha raccontato Lunetta tracciando un bilancio della Doc - abbiamo chiuso il 2017 con 30 milioni di bottiglie vendute, il 70% all’estero, con un valore aggiunto che rimane in Sicilia e si distribuisce lungo tutto la filiera. Come imprese sappiamo che per crescere dobbiamo correre più degli altri per essere alla pari delle altre cantine che competono sui mercati internazionali. Ci penalizzano infatti il gap infrastrutturale e la marginalità geografica. Ecco perchè chiediamo alla politica di collaborare, di dialogare, i problemi li conosciamo benissimo. Il nuovo governatore davanti ha tantissimo lavoro da fare a cominciare dall’utilizzo dei fondi europei. Sappiamo che la Sicilia non spicca affatto nell’utilizzo dei fiondi europei, in termini quantitativi ma anche qualitativi. Ho detto che come imprese dobbiamo correre, ma pensiamo che questa Sicilia del vino possa essere da esempio anche agli altri settori. Finora nella nostra Regione è mancata l’idea di fare sistema, siamo individualisti, ma il nostro Consorzio può ben dire che mettere insieme cantine e cooperative, parlare la stessa lingua e condividere progetti comuni ci ha permesso una bella crescita”.

Cristina Latessa

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